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Esperti chiedono la normalizzazione della prassi di prescrizione di antibiotici in Europa

Una ricerca finanziata dall'UE ha rivelato enormi differenze nel modo in cui vengono prescritti gli antibiotici in Europa. In alcuni paesi soltanto il 20% dei pazienti che si reca dal medico per una tosse si vede prescrivere degli antibiotici, mentre in altri paesi questa perc...

Una ricerca finanziata dall'UE ha rivelato enormi differenze nel modo in cui vengono prescritti gli antibiotici in Europa. In alcuni paesi soltanto il 20% dei pazienti che si reca dal medico per una tosse si vede prescrivere degli antibiotici, mentre in altri paesi questa percentuale sale quasi al 90%. I risultati dello studio hanno inoltre mostrato che assumere antibiotici non sembrava influire sul tempo di ricovero dei pazienti. Nel loro articolo sul British Medical Journal (BMJ) gli scienziati che hanno condotto la ricerca chiedono la normalizzazione della prassi di prescrizione degli antibiotici in tutta l'Europa, come parte dell'impegno di affrontare il problema della resistenza agli antibiotici. L'Unione europea ha sostenuto il lavoro attraverso il progetto GRACE ("Genomics to combat resistance against antibiotics in community-acquired lower respiratory tract infections in Europe"), finanziato nell'ambito dell'area tematica "Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute" del Sesto programma quadro (6° PQ). "La minaccia della antibiotico-resistenza è destinata a crescere, dal momento che i medici di base si trovano ad affrontare una crescente domanda di prescrizioni di antibiotici per gli attacchi di tosse causati dall'attuale pandemia dell'influenza H1N1," ha dichiarato il coordinatore del progetto GRACE, Herman Goossens dell'università di Anversa in Belgio. "Le nuove prove dovrebbero essere sfruttate per limitare la prescrizione di antibiotici." La resistenza agli antibiotici rappresenta un grave problema per i sistemi sanitari a livello mondiale: nel 2006 il 39% dei batteri invasivi in Europa erano resistenti alla penicillina. La prescrizione superflua di antibiotici - soprattutto per i problemi respiratori come la tosse - viene spesso ritenuta responsabile dell'aumento della resistenza ai farmaci. Prescrivere antibiotici quando questi non sono necessari fa anche disperdere risorse, mette i pazienti a rischio di effetti collaterali e aumenta le probabilità che essi si rechino dal medico anche in futuro quando accuseranno gli stessi sintomi (anziché prendersi più cura di sé). In questo studio i ricercatori hanno tracciato le esperienze di 3.402 pazienti che si erano recati dal loro medico accusando tosse o una possibile infezione del tratto respiratorio inferiore. I pazienti per lo studio sono stati reclutati da 14 reti di ricerca sanitaria primaria in Europa. È stata registrata l'anamnesi - inclusa le prescrizione di antibiotici - insieme alla gravità dei loro sintomi. Ai pazienti è stato anche chiesto di valutare e registrare i sintomi in un diario di 28 giorni. Complessivamente erano stati prescritti antibiotici al 53% dei pazienti, con una variabilità notevole tra paese e paese. In Belgio, Norvegia e Spagna erano stati prescritti antibiotici a meno di un terzo dei pazienti. Al contrario, in Italia, Ungheria, Polonia e nel Regno Unito più di due terzi dei pazienti si sono visti prescrivere antibiotici. La Slovacchia è arrivata in cima alla classifica: all'87.6% dei pazienti della capitale Bratislava erano stati prescritti antibiotici. Le differenze tra la gravità e la durata dei sintomi accusati, le abitudini riguardo al fumo, l'età, la temperatura e altri problemi di salute non potevano spiegare le differenze nella modalità di prescrivere gli antibiotici. I diari dei sintomi dei pazienti hanno rivelato inoltre che i farmaci non avevano un impatto significativo sui tempi di recupero dei pazienti. I ricercatori hanno anche osservato differenze nei tipi di antibiotici prescritti: ad esempio, l'amoxicillina - l'antibiotico più frequentemente prescritto nello studio - rappresentava soltanto il 3% delle prescrizioni a Tromsø (Norvegia) ma l'83% di quelle fatte a Southampton (UK). Gli autori dell'articolo sospettano che queste differenze siano dovute alle differenti linee guida e abitudini nei diversi paesi. La questione sarà ulteriormente indagata in un ulteriore studio. "La ricerca collaborativa internazionale ha mostrato che la grande differenza tra i vari paesi nel prescrivere gli antibiotici non può essere giustificata su base clinica," ha commentato il primo autore dell'articolo, professor Chris Butler della Cardiff University nel Regno Unito. "Lo studio individua pertanto una grande opportunità per una maggiore normalizzazione della sanità in Europa."

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