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Bacteria for Cancer Therapy

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Salmonella come cura del cancro?

L’idea di utilizzare la salmonella per curare il cancro sta prendendo piede nella comunità scientifica. Oggi, un ceppo mutante attenuato del batterio responsabile di intossicazioni alimentari sta aumentando le probabilità di diventare effettivamente un trattamento insolito.

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La salmonella come possibile trattamento del cancro ha fatto molto parlare di sé negli ultimi due anni. Fra le scoperte più famose vi è quella di alcuni ricercatori dell’Università di San Diego (USA), che hanno dimostrato la capacità del batterio Salmonella typhimurium di inibire o far regredire vari tipi di tumore in modelli murini. Per quanto possa sembrare radicale, l’idea di utilizzare batteri per la cura del cancro in realtà è tutt’altro che nuova. «L’impiego di batteri in pazienti oncologici è oggetto di studio da oltre un secolo, inizialmente da parte di William Coley, al quale si deve la dimostrazione che i tumori solidi possono regredire dopo un’infezione batterica», afferma il dott. Paolo Pasquali dell’Istituto Superiore di Sanità. «L’ambiente anossico e le elevate concentrazioni di sostanze nutritive presenti nell’area necrotica del tumore costituiscono in effetti l’ambiente ideale per la proliferazione batterica e diversi studi hanno evidenziato il grande potenziale di Salmonella typhimurium per la cura del cancro.» Il dott. Pasquali e il suo gruppo di ricerca hanno contribuito a queste entusiasmanti attività. Il loro studio, che risale a pochi anni fa, sulla creazione di vaccini che utilizzano un ceppo mutante di Salmonella enterica serovar Typhimurium, nota come STMΔznuABC, li ha incoraggiati a continuare la ricerca. In quel periodo, l’indagine del gruppo si incentrava sui vaccini per le malattie zoonotiche e in particolare sulla risposta immunologica degli agenti patogeni ospiti. Con il suo grado di virulenza inferiore, il batterio STMΔznuABC pareva un candidato adatto da impiegare nella terapia oncologica. Pertanto, il gruppo di ricerca ne ha approfondito l’efficacia nel colpire il tumore, la modalità di azione e la possibilità di introdurlo come strategia terapeutica alternativa. «I risultati preliminari hanno rivelato che la co-somministrazione sottocutanea di cellule murine di adenocarcinoma mammario e di STMΔznuABC in topi immunocompetenti ha condotto a un ritardo significativo nella crescita della massa tumorale, oltre a un incremento significativo dell'aspettativa media di vita dei topi», spiega il dott. Pasquali. Simili risultati sono stati confermati quando il batterio STMΔznuABC è stato somministrato successivamente all’impianto di un tumore. Gli studi in vitro, inoltre, hanno mostrato come STMΔznuABC sia in grado di penetrare e diffondersi nella cellula tumorale, inibendone la proliferazione. Da ultimo, ma non meno importante, il gruppo ha dimostrato la capacità di STMΔznuABC di ridurre la frequenza di metastasi polmonari. Dagli studi sui topi alle prove cliniche Grazie ai finanziamenti del progetto BACTHER, il gruppo di ricercatori è riuscito anche a studiare l’ipotesi che il batterio STMΔznuABC sia in grado di influenzare il microambiente tumorale (TME). Gli studiosi hanno dimostrato la capacità di STMΔznuABC di richiamare un maggior numero di cellule immunitarie nel TME (in tumori metastatici sia primari che secondari di topi trattati rispetto a topi non trattati) e dimostrato come potesse provocare l’alterazione del TME e del sistema immunitario sistemico. «Procedendo nella ricerca, abbiamo dimostrato che il batterio STMΔznuABC svolge un'attività antitumorale non solo nel modello murino singenico di cancro al seno, ma anche in topi femmina geneticamente ingegnerizzati per essere soggetti a sviluppare il cancro al seno e nel modello murino di fibrosarcoma indotto chimicamente», afferma con entusiasmo il dott. Pasquali. In altri termini, un trattamento possibile basato su STMΔznuABC potrebbe essere utilizzato per curare molti tipi di tumori diversi, a costi molto più bassi rispetto alle alternative. Il progetto BACTHER ora è concluso e il gruppo di rcerca sta pianificando la pubblicazione dei risultati in riviste sottoposte a revisione paritaria. I ricercatori intendono inoltre partecipare ad altri programmi di sovvenzioni europei o internazionali e, se nuovi progetti derivassero da questi studi, un giorno potrebbero essere disponibili sul mercato nuove terapie basate sulla salmonella. Come puntualizza il dott. Pasquali, se si riuscisse a spiegare i meccanismi che rendono la salmonella così efficiente nell’eliminazione di cellule tumorali, si potrebbe sviluppare una nuova categoria di agenti antineoplastici. «Guardiamo con aspettativa a un possibile studio clinico su animali da compagnia (principalmente cani affetti da adenocarcinoma mammario) perché i vertebrati più resistenti dei topi saranno meno suscettibili alla virulenza residua di STMΔznuABC. Tuttavia, i test sugli animali richiedono finanziamenti e i requisiti di sicurezza e benessere degli animali sono rigorosi. Pertanto, qualche anno fa abbiamo iniziato a divulgare i nostri risultati ad alcune industrie europee e avviato collaborazioni reciproche che sono tutt’oggi in corso», conclude il dott. Pasquali.

Parole chiave

BACTHER, salmonella, Salmonella typhimurium, batteri, cancro, topi, virulenza, STMΔznuABC

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