Il parassita dei bombi sotto il microscopio
Le colonie di bombi (Bombus spp) vengono allevate in tutto il mondo per rifornire il mercato degli impollinatori in orticoltura e agricoltura. Le importazioni e le esportazioni dei bombi indicano che sono aumentate le possibilità di introduzione di parassiti non indigeni negli ecosistemi. Le conseguenze dello stabilimento di una specie non indigena potrebbero essere dannose sia dal punto di vista economico che ecologico. Nel Regno Unito ad esempio, il poligono giapponese minaccia le difese dalle piene e lo scoiattolo grigio con la sua attività di strappo della corteccia minaccia la produzione forestale. Gli stati membri dell'UE quindi si sono impegnati a controllare l'introduzione di specie non indigene. Questo impegno si è rivelato un catalizzatore per il progetto POLLINATOR, il cui obiettivo primario era lo studio del parassita Nosema bombi (N. bombi) dei bombi per riuscire a controllarlo in modo efficace. Uno dei gruppi di scienziati dell'Università di Lund in Svezia si è concentrato sulla citologia dell'invasore fungino. I ricercatori hanno studiato campioni di tessuto infetto prelevato da otto specie di bombi in Svezia e in Danimarca. Sono state utilizzate la microscopia ottica ed elettronica e nell'ambito di POLLINATOR è stato realizzato un metodo migliore per la fissazione delle spore. Dal punto di vista diagnostico è stato così possibile descrivere e definire stati d'infezione gravi ed avanzati. Inoltre, sono state riscontrate delle differenze tra le specie in base al tessuto infetto. Sono state studiate tutte le fasi del ciclo di vita e sono state registrate molte caratteristiche cellulari come le dimensioni, la struttura a membrana del plasma, le differenze di aspetto del nucleo, i nucleoli e le vescicole citoplasmatiche. Sono state studiate anche le fasi della formazione delle spore ed è stata descritta la complessa struttura dello sporoblasto binucleato, ovvero una fase della morfogenesi della spora. Infine, si è riusciti anche a descrivere nei dettagli l'ultrastruttura della spora matura, di cui possono essercene milioni da una cellula di bombo. Per riuscire a controllare in modo sostenibile questo parassita è fondamentale una conoscenza dettagliata delle fasi del suo ciclo di vita. Questi risultati possono formare una piattaforma in base alla quale predisporre un controllo efficace dopo un'identificazione affidabile dell'estensione e del grado di infezione dell'alveare. Ciò potrebbe contribuire a prevenire una nuova invasione di specie non indigene e ad evitare la scomparsa dei bombi.