Rafforzare la democrazia in un’epoca di populismo
Attraverso un programma ambizioso che ha compreso analisi storiche e comparative, l’uso dell’apprendimento automatico e laboratori di democrazia diretta con gruppi specifici di cittadini, il progetto PaCE (Populism And Civic Engagement – a fine-grained, dynamic, context-sensitive and forward-looking response to negative populist tendencies) è riuscito a raggiungere quello che il coordinatore, Bruce Edmonds, considera il risultato più importante. «Esistono differenze notevoli tra ciò che costituisce un partito “populista” e uno “nativista”», afferma il direttore del Centro per la modellizzazione politica dell’Università metropolitana di Manchester nel Regno Unito. «Superficialmente sembrano molto simili per aspetto e comunicazione, ma funzionano in modo diverso.»
Divide et impera
Riassumendo, si può affermare che le convinzioni nativiste contrappongano la storia della madrepatria agli outsider/«gli altri», mentre i partiti populisti si concentrano sull’idea di una piccola élite sconnessa dalla popolazione, a cui si contrappongono le «persone comuni». Ma non si tratta solo di queste convinzioni fondamentali: Edmonds evidenza che i due tipi di movimento tendono a vivere esperienze molto diverse una volta raggiunto il potere politico. «I populisti,come la Lega in Italia, hanno molto più successo e sono molto più adattivi al governo», afferma. «I nativisti, come il partito per la libertà austriaco, invece, tendono a non rimanere molto al potere: spesso implodono rapidamente e/o si ritrovano invischiati in scandali.» Sebbene arrivare al cuore di questa distinzione fosse importante per PaCE, i ricercatori desideravano inoltre evidenziare esempi dei casi in cui si sarebbe potuta intraprendere una rotta populista, tuttavia evitata. «L’Islanda ne è un ottimo esempio», spiega Edmonds. «A seguito della grande crisi finanziaria che ha colpito il paese (nell’ambito della più ampia crisi finanziaria globale) gli elettori islandesi avrebbero potuto facilmente incamminarsi su una strada populista. Hanno però eletto un governo estremamente liberale che ha lavorato duro per rimettere in sesto le finanze del paese e riportare l’economia su una traiettoria di crescita positiva.»
Studiare il populismo attraverso l’intelligenza artificiale
Oltre a indagare a fondo per definire esattamente che cosa sono e non sono i movimenti populisti, e quali sono le alternative, PaCE era inoltre particolarmente interessato all’utilizzo di strumenti digitali per studiare, monitorare e tracciare i movimenti populisti online, in particolare sui social media. «Abbiamo svolto un’analisi manuale esaustiva di diversi partiti politici, e specialmente dei testi che impiegano per promuovere le proprie idee e ideologie. Abbiamo poi trasferito tali dati ai nostri partner islandesi», afferma Edmonds. «Questi hanno sviluppato algoritmi di apprendimento automatico utilizzando centinaia di parole chiave estratte da tale analisi, allenandoli a riconoscere questo tipo di idee.» L’analisi è disponibile al pubblico tramite la dashboard di PaCE, un semplice strumento che permette agli utenti di seguire le storie e gli argomenti narrativi di cui i movimenti populisti discutono online. Il codice che ha svolto il filtraggio e l’analisi è disponibile gratuitamente per l’uso.
Lavoratori democratici all’epoca della COVID
Il pezzo finale del puzzle di PaCE è stato una serie di «laboratori di democrazia» interattivi, che si intendeva svolgere dal vivo in diversi paesi europei. Il loro obiettivo era comprendere il reale punto di vista degli elettori su molte cause di cui i populisti si fanno paladini e determinare da dove nasca l’inclinazione a votare per questi partiti. «La COVID-19 ci ha obbligati a spostare gli incontri online, ma siamo comunque riusciti ad adattarli e a coinvolgere il pubblico in maniera estremamente proficua, un risultato di cui sono molto orgoglioso», conclude Edmonds. «Attualmente stiamo analizzando i risultati degli incontri, riassumendoli in modo che possano essere utili ai responsabili delle politiche.»
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