La schiavitù nella regione del Mediterraneo durante l’età moderna
Nel corso del XVI e del XVII secolo, Napoli e Valencia erano due delle città commerciali più importanti dell’Impero spagnolo. Tuttavia, poiché il commercio era basato principalmente sul lavoro degli schiavi, queste due città erano inoltre importanti mercati degli schiavi nella regione del Mediterraneo. Nonostante la schiavitù abbia svolto un ruolo fondamentale nel corso dell’età moderna, sono poche le informazioni in nostro possesso sulla tratta di schiavi e sugli schiavi stessi. Oggi, grazie a nuove ricerche svolte nell’ambito del progetto Men of Value, finanziato dall’UE, la situazione sta per cambiare. «Questo progetto è nato e si è sviluppato con l’intento di studiare i mercati degli schiavi di Valencia e di Napoli, non solo dal punto di vista della domanda e dell’offerta, ma anche attraverso l’analisi dei rapporti sociali e istituzionali che influenzavano il costo degli schiavi e dei prigionieri», afferma Fabrizio Filioli, ricercatore presso l’Università di Valencia e coordinatore del progetto Man of Value. Questa ricerca è stata condotta con il sostegno del programma di azioni Marie Skłodowska-Curie.
Dettagli interessanti
Avvalendosi di fonti archivistiche, il progetto ha iniziato con la ricostruzione delle biografie di alcuni degli schiavi dell’epoca, scoprendo il loro paese d’origine, la loro età e religione, nonché i lavori che erano loro richiesti. «Rispondere a tali domande ha aperto la strada a una migliore comprensione delle dinamiche che stabilivano il loro prezzo di vendita», osserva Filioli. Ad esempio, grazie al suo studio Filioli ha potuto concludere che il valore di uno schiavo era determinato non solo da esigenze locali quali la necessità di manodopera a basso costo, ma anche da questioni geopolitiche più astratte che superavano i confini delle mura cittadine. «A causa delle alleanze e della globalizzazione, gli schiavi venivano venduti da un porto a un altro, fino ad arrivare in Europa», spiega Filioli. «In conseguenza di questa rete globale complessa, gli schiavi giungevano a Valencia e a Napoli non solo dall’Africa subsahariana, ma anche da luoghi molto lontani, come Goa». Filioli ha inoltre scoperto alcuni dettagli interessanti sul costo degli schiavi e sul modo in cui veniva determinato il loro tasso di scambio. Studiando il caso dei rematori che riempivano le galee dell’estesa flotta napoletana, ad esempio, il ricercatore ha rivelato che il riscatto di un prigioniero, o «valore di scambio», era considerevolmente più alto del suo valore in quanto rematore. «Il costo del riscatto era profondamente influenzato da variabili quali la quantità di denaro che la famiglia del prigioniero era pronta a spendere per riscattarlo, o dalla sua posizione sociale prima della cattura», aggiunge Filioli.
Nuove opportunità in vista
Filioli afferma che la sua ricerca ha offerto molte nuove opportunità. «Il progetto non sarebbe stato possibile senza il sostegno di esperti internazionali e lo scambio di relazioni scientifiche». Secondo il ricercatore, l’opportunità di lavorare negli archivi di Valencia, Napoli, Madrid e Roma, nonché di prendere parte a numerose conferenze internazionali, gli ha permesso di tracciare una traiettoria di studio di grande rilevanza. Filioli, vincitore di una borsa di ricerca presso il Centro sulla dipendenza e sugli studi sulla schiavitù di Bonn, intende espandere il lavoro da lui avviato nel corso del progetto Men of Value. «Si tratta di una borsa di ricerca post-dottorato estremamente prestigiosa, che mi permetterà di proseguire i miei studi sulla schiavitù nel Mediterraneo», conclude. «Sono entusiasta di scoprire quali dettagli emergeranno nei prossimi mesi».
Parole chiave
Men of Value, schiavitù, Mediterraneo, Napoli, Valencia, mercato degli schiavi, età moderna, Impero spagnolo, tratta degli schiavi