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Contenuto archiviato il 2023-04-17

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Secondo uno studio, i lockdown relativi alla Covid-19 avranno un effetto trascurabile sui cambiamenti climatici

Secondo un gruppo internazionale di ricercatori, le decisioni relative a come ricostruire le economie in seguito alla pandemia di coronavirus si ripercuoteranno sulla traiettoria del riscaldamento globale.

Anche se le restrizioni correlate alla Covid-19 sui viaggi e sul lavoro hanno portato a un’improvvisa riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (GES) e degli inquinanti atmosferici, secondo un nuovo studio questo breve incantesimo avrà un’incidenza modesta sulla crisi climatica più ampia. Tuttavia, un piano di ripresa economica successivo al lockdown che include e sottolinea un futuro ecocompatibile potrebbe contribuire sensibilmente alla lotta contro il riscaldamento globale. I ricercatori che hanno condotto lo studio hanno avvertito che persino mantenendo alcune misure di lockdown fino alla fine del 2021, senza ulteriori interventi strutturali, entro il 2030 le temperature globali saranno inferiori solo di circa 0,01 °C fino a 0,005 °C rispetto a quelle attese. «Al contrario, tramite una ripresa economica orientata verso stimoli ecologici e riduzioni negli investimenti nei combustibili fossili, è possibile evitare un riscaldamento futuro di 0,3 °C entro il 2050», come osservato nella rivista «Nature Climate Change». Sostenuti dai progetti CONSTRAIN e CRESCENDO, finanziati dall’UE, i ricercatori affermano che il mondo ha buone possibilità di limitare il riscaldamento globale di 1,5 °C se i governi scelgono politiche e investimenti ecologici rigidi tali da ripristinare le economie in seguito alla pandemia di coronavirus. «Perseguire una ripresa orientata verso stimoli ecologici per la crisi economica successiva alla Covid-19 può mettere il mondo sulla buona strada per mantenere in vista l’obiettivo di lungo termine relativo alla temperatura dell’accordo di Parigi». I ricercatori hanno usato i dati relativi alla mobilità globale provenienti da Google e Apple e hanno esaminato le modifiche nelle emissioni di dieci GES e negli inquinanti atmosferici in 123 paesi durante il 2020. I loro risultati indicano che le emissioni globali di CO2 dei combustibili fossili e le emissioni totali di ossido d’azoto potrebbero essere diminuite di ben il 30 % in aprile 2020 grazie alla riduzione delle emissioni dei mezzi di trasporto di superficie. «Come abbiamo dimostrato, l’effetto climatico delle restrizioni immediate correlate alla Covid-19 è quasi trascurabile e gli effetti duraturi, se ve ne sono, emergeranno solo dalla strategia di ripresa adottata nel medio termine».

Punto di svolta

In un comunicato stampa, il professor Piers Forster, primo autore dello studio dell’Università di Leeds e coordinatore di entrambi i progetti CONSTRAIN e CRESCENDO, commenta: «Le scelte fatte ora potrebbero darci una buona probabilità di evitare uno 0,3 °C di riscaldamento aggiuntivo entro metà del secolo, dimezzando il riscaldamento atteso sotto le politiche attuali. Questo potrebbe fare la differenza tra il successo e il fallimento per quanto riguarda il fatto di evitare dei cambiamenti climatici pericolosi». Forster prosegue dicendo che la ricerca «mette in evidenza inoltre le opportunità nel ridurre l’inquinamento provocato dal traffico incentivando mezzi a emissioni ridotte, trasporti pubblici e piste ciclabili. La migliore qualità dell’aria avrà subito importanti effetti sulla salute e inizierà immediatamente a raffreddare il clima». La professoressa Corinne Le Quéré, coautrice dello studio proveniente dall’Università di East Anglia, istituzione partner del progetto CRESCENDO, dichiara: «La diminuzione nelle emissioni che abbiamo registrato durante la Covid-19 è temporanea e quindi non farà nulla per rallentare i cambiamenti climatici, ma le risposte del governo potrebbero essere un punto di svolta se si concentrassero su una ripresa ecologica, contribuendo a evitare gravi impatti provenienti dai cambiamenti climatici». Il progetto CONSTRAIN (Constraining uncertainty of multi decadal climate projections), che ha sostenuto lo studio, si protrarrà fino a giugno 2023; si concentra su come i fattori naturali e umani influiscano sui cambiamenti climatici regionali multidecennali per aiutare gli scienziati a fare previsioni climatiche per i prossimi 20-50 anni. Il progetto CRESCENDO (Coordinated Research in Earth Systems and Climate: Experiments, kNowledge, Dissemination and Outreach), che ha anch’esso contribuito allo studio, assicura previsioni climatiche credibili e affidabili migliorando la rappresentazione dei processi centrali nei modelli del sistema Terra europei. Per maggiori informazioni, consultare: sito web del progetto CONSTRAIN sito web del progetto CRESCENDO

Parole chiave

CONSTRAIN, CRESCENDO, cambiamenti climatici, Covid-19, coronavirus, lockdown

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