Conferire ai legislatori il potere di combattere la frode fiscale
Ogni anno le attività di elusione ed evasione fiscale, nonché di riciclaggio di denaro, pesano per circa 15 trilioni di EUR sulle casse pubbliche. Purtroppo, per troppo tempo, la mancanza di politiche e normative internazionali ha fatto sì che questo denaro potesse circolare senza conseguenze. Ma con la crisi finanziaria del 2008 e la conseguente necessità di aumentare rapidamente le entrate per i paesi, la situazione ha cominciato a mutare. Dal 2008 sono state attuate diverse nuove riforme politiche volte a combattere l’evasione fiscale. Poiché queste riforme rappresentano un cambiamento radicale nella politica fiscale e nel regime fiscale dell’UE, è essenziale che tutte le parti interessate abbiano una chiara comprensione di ciò che è necessario, ciò che funziona e ciò che non funziona. A tal fine, il progetto COFFERS, finanziato dall’UE, ha sviluppato un quadro di riferimento per comprendere meglio la situazione attuale, misurare la forza delle innovazioni in campo normativo, identificare la traiettoria del cambiamento di sistema e porre rimedio alle carenze della politica fiscale dell’UE. «Il nostro obiettivo finale era quello di riportare le tasse non pagate nelle casse pubbliche», spiega Brigitte Unger, docente presso l’Università di Utrecht e coordinatrice del progetto COFFERS.
Identificare le scappatoie
Per raggiungere questo obiettivo, i ricercatori hanno studiato l’efficacia delle riforme fiscali internazionali per ridurre l’elusione e l’evasione fiscale, nonché il riciclaggio di denaro. Hanno anche stimato l’ammontare delle imposte non pagate e fornito ai responsabili politici raccomandazioni per eliminare le scappatoie del sistema fiscale internazionale. Uno dei principali risultati è stato che, per ridurre l’evasione fiscale, lo scambio automatico di informazioni si è rivelata una riforma efficace di politica internazionale. Tuttavia, mentre gli Stati Uniti non partecipano alla riforma, l’Europa è comunque tenuta a fornire informazioni sulle finanze dei cittadini statunitensi. «Questa mancanza di reciprocità crea delle scappatoie per gli europei e li incentiva a investire i loro soldi all’estero», spiega Unger. Parlando di scappatoie, il progetto ha anche rilevato l’effetto negativo che politiche nazionali come i «visti d’oro» hanno prodotto sull’osservanza della normativa finanziaria. «Con pochissimi soldi, la gente può comprare un passaporto d’oro a Malta, a Cipro o in altre giurisdizioni e di fatto sfuggire allo scambio di informazioni fiscali», prosegue Unger. Un’altra scappatoia sono i porti franchi. «I porti franchi erano studiati per consentire l’ingresso di merci dall’estero senza pagare dazi doganali, a condizione che venissero esportate di nuovo», osserva Unger. «Tuttavia, poiché sono esclusi dalle normative esistenti, sono ora utilizzati per conservare in modo permanente denaro, arte e ricchezza in luoghi come la Svizzera e il Lussemburgo».
Basta seguire il flusso di denaro
Secondo Unger, molte di queste scappatoie sono sfruttate da società di consulenza fiscale multinazionali che si guadagnano da vivere consigliando una pianificazione fiscale aggressiva. «Questi stessi consulenti svolgono anche il ruolo di regolatori e revisori, un potenziale conflitto di interessi che deve essere reso trasparente», osserva. Cosa si può fare per porre fine a queste scappatoie? Il progetto COFFERS raccomanda che le autorità di regolamentazione creino registri pubblici della proprietà beneficiaria finale. «Se si conosce chi sta dietro a complesse società internazionali, trust, partenariati e fondazioni, è sufficiente seguire il flusso di denaro», aggiunge Unger. Per aiutare i legislatori a creare un tale registro, COFFERS ha sviluppato una serie di strumenti, tutti disponibili sul www.coffers.eu (sito web del progetto).
Parole chiave
COFFERS, elusione fiscale, evasione fiscale, riciclaggio di denaro, politica fiscale, politica fiscale dell’UE, scambio automatico di informazioni