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Contenuto archiviato il 2023-03-07

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Un nuovo rapporto avverte: gli obiettivi di Copenaghen non rallenteranno il riscaldamento globale

L'impegno di ridurre le emissioni di carbonio concordato nell'ambito dell'Accordo di Copenaghen a dicembre 2009 non limiterà i livelli di riscaldamento a 2 °C, è quanto affermano alcuni ricercatori in materie climatiche in un nuovo rapporto pubblicato sulla rivista Nature. Que...

L'impegno di ridurre le emissioni di carbonio concordato nell'ambito dell'Accordo di Copenaghen a dicembre 2009 non limiterà i livelli di riscaldamento a 2 °C, è quanto affermano alcuni ricercatori in materie climatiche in un nuovo rapporto pubblicato sulla rivista Nature. Quello che molto probabilmente vedremo è invece un aumento medio della temperatura globale di oltre 3 ?C in questo secolo. L'analisi è stata condotta da alcuni ricercatori dell'Istituto per la ricerca sull'impatto climatico di Potsdam (PIK), della Climate Analytics, un'azienda che si occupa di valutazione dei cambiamenti climatici, entrambe in Germania e della società Ecofys, che si occupa di energie rinnovabili, con sede nei Paesi Bassi. "É incredibile quanto questi impegni siano poco ambiziosi," scrivono gli scienziati, riferendosi alla disparità tra l'obiettivo dell'Accordo di Copenaghen di tenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 ?C e le riduzioni che molti paesi raggiungeranno in realtà. Il rapporto sottolinea il fatto che gli obiettivi dichiarati da molti paesi innalzeranno le emissioni di gas serra del 10-20% al di sopra dei livelli attuali, raggiungendo un picco compreso tra 47,9 e 53,6 GT CO2 (gigatonnellate di biossido di carbonio) entro il 2020. Questo farà salire le probabilità che i livelli del riscaldamento globale superino i 2 °C entro la fine di questo secolo al 50%. Gli autori fanno notare che le riduzioni delle emissioni probabilmente rifletteranno gli estremi meno ambiziosi degli impegni presi dalla maggior parte dei paesi. "Nella peggiore delle ipotesi, potremmo ritrovarci con tolleranze di emissioni più alte delle proiezioni attuali," ha detto l'autore principale del rapporto, Joeri Rogelj del PIK. Il team ha analizzato varie scappatoie presenti nell'Accordo di Copenaghen, tra cui la controversa area delle tolleranze di surplus, attraverso le quali un paese può "immagazzinare" surplus di tolleranza di emissioni da usare in un secondo momento se mantiene i propri livelli al di sotto di quelli stabiliti nel Protocollo di Kyoto. "Nell'ambito del Protocollo di Kyoto, gli obiettivi di alcuni paesi erano così deboli che grandi quantità di tolleranze di surplus sono state e saranno generate nel corso del periodo 2008-12, anche senza nessun impegno politico ambientalista," spiegano gli autori. Aggiungono che alcuni paesi useranno sempre di più le tolleranze di surplus "perchè è probabile che si ricerchi qualunque cosa in grado di aumentare i profitti". I ricercatori hanno ricavato i loro dati dagli impegni di riduzione delle emissioni presentati dai vari paesi all'Accordo di Copenaghen. Per i paesi che non hanno presentato obiettivi, il team ha usato precedenti annunci di riduzione delle emissioni. Hanno anche usato uno scenario sulla base della situazione attuale per i paesi che non hanno preso alcun impegno. Tutti i valori così ottenuti sono stati inseriti in un modello climatico accoppiato del ciclo del carbonio e i risultati hanno mostrato che ai livelli di riduzione dichiarati, il riscaldamento globale supererà in realtà i 3 °C entro l'inizio del prossimo secolo. Commentando le previsioni del modello climatico, il co-autore del rapporto, il dott. Malte Meihshausen del PIK, ha detto: "emissioni per 48 GT CO2 non sono la strada per raggiungere l'obiettivo dei 2 °C - è piuttosto come correre verso un burrone sperando di fermarsi giusto in tempo." Nell'ambito dell'Accordo di Copenaghen, 76 paesi (che sono responsabili nell'insieme di circa l'80% delle emissioni globali di gas serra) hanno preso l'impegno di limitare le emissioni entro il 2020. Gli unici due paesi che hanno preso impegni in linea con l'obiettivo dei 2 ?C sono il Giappone e la Norvegia. L'obiettivo presentato dagli Stati Uniti comportava una riduzione del 17% al di sotto del livelli del 2005 entro il 2020. Il che è pari a solamente il 3% in meno rispetto ai livelli del 1990, anche se le stime dicono che sono necessarie riduzioni del 25-40% nei paesi sviluppati. Gli obiettivi della Cina corrispondono a una situazione equivalente a quella attuale, mentre gli obiettivi dell'Unione Europea prevedono un taglio delle emissioni del 20-30%.

Paesi

Germania, Paesi Bassi

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