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Contenuto archiviato il 2023-04-12

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Riscaldamento globale: ecco che cosa possiamo imparare dall’epoca del Pliocene

Circa 3 milioni di anni fa, i livelli di carbonio erano simili a quelli odierni e le temperature erano ancora più alte. Se qualcosa di così significativo è già accaduto in passato, che cos’altro possiamo imparare sui cambiamenti climatici estremi?

Tre milioni di anni fa il clima della Terra era abbastanza mite da permettere l'esistenza di foreste abitate da grandi mammiferi al di là del circolo polare artico. L’idea di iceberg che si sciolgono, livelli del mare che si alzano e 400 parti per milione di biossido di carbonio nell’aria vi sembra fin troppo familiare? Benvenuti nel Pliocene. Per molti ricercatori il Pliocene, il periodo che va da 5,3 a 2,6 milioni di anni fa, è il miglior riferimento che abbiamo per l’attuale riscaldamento globale. Infatti, è stata l’ultima volta in cui i livelli di CO2 nell’atmosfera erano simili a quelli recenti, intrappolando il calore e innalzando le temperature globali al di sopra dei livelli riscontrati oggi sulla Terra. È necessaria una migliore comprensione della risposta delle calotte glaciali all’innalzamento delle temperature per formulare proiezioni più rigorose sull’entità del cambiamento del livello del mare che potrebbe verificarsi in futuro. Viviamo in tempi incerti per quanto riguarda l’impatto dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale, quindi qualsiasi informazione che possiamo trarre dal passato è di interesse scientifico. Il sostegno dell’UE nell’ambito della borsa di studio Plio-ESS contribuisce a migliorare la nostra comprensione della risposta delle calotte glaciali a un clima che si riscalda. Quando si tratta di calotte glaciali, non si può certo generalizzare Recenti ricerche condotte da un gruppo di scienziati, tra cui Plio-ESS, hanno analizzato come il pianeta ha reagito al calore del Pliocene. Il gruppo ha pubblicato un nuovo studio che presenta, per la prima volta, la natura transitoria delle calotte glaciali e dei livelli del mare durante il tardo Pliocene. Gli scienziati hanno dimostrato che le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartico potrebbero aver reagito in modo diverso al calore del Pliocene, sciogliendosi in momenti distinti. Le loro previsioni sulla transitorietà delle calotte glaciali sono forzate da molteplici istantanee climatiche derivate da un modello climatico impostato con condizioni limite del tardo Pliocene, con diversi scenari di forzatura orbitale adeguati a due Stadi isotopici marini (MIS): KM5c (da 3,226 a 3,184 milioni di anni fa) e K1 (da 3,082 a 3,038 milioni di anni fa). I risultati supportano gli studi precedenti, dimostrando che i risultati dei modelli indicano che le temperature interglaciali di picco MIS KM5c e K1 non erano sincrone a livello globale: ci sono anticipi e ritardi nella temperatura in regioni diverse. Per quanto riguarda la modellazione, essa mette in evidenza le potenziali insidie dell’allineamento dei picchi delle temperature derivate da proxy in siti geograficamente diversi. Un'unica simulazione di un modello climatico per un evento interglaciale è inadeguata per catturare i cambiamenti dei picchi di temperatura in tutte le regioni. Il gruppo spiega: «Abbiamo fatto un passo avanti verso un sistema interamente associato del volume del ghiaccio e della variabilità climatica nel tardo Pliocene (...) Le simulazioni del modello qui presentate sono un tentativo di cogliere la risposta transitoria del clima e del volume del ghiaccio alle variazioni orbitali». La forma dell’orbita terrestre, l’inclinazione del suo asse e la sua oscillazione sono tutti elementi da considerare La natura episodica dei periodi glaciali e interglaciali della Terra nell’attuale era glaciale (gli ultimi due milioni di anni) è causata principalmente da cambiamenti ciclici nella rivoluzione della Terra intorno al Sole. Lo studio ha dimostrato che quando il cambiamento ciclico conosciuto come variabilità della precessione è ampio, si consiglia cautela nel dedurre direttamente il comportamento delle calotte glaciali dai dati sugli isotopi di ossigeno rilevati nel Pliocene. Le simulazioni indicano che la risposta asincrona delle calotte glaciali, combinata alla loro modellazione transitoria, è effettivamente un fattore chiave nella previsione del tempo orbitale del livello del mare per un clima più caldo di quello attuale. Il progetto Plio-ESS (Pliocene Constraints on Earth System Sensitivity) si è concluso l’anno scorso. Il suo obiettivo era produrre una stima rigorosa della sensibilità del sistema Terra, che può essere utilizzata dagli scienziati del clima e dai responsabili delle politiche per definire obiettivi di stabilizzazione per le emissioni di gas a effetto serra e le temperature globali, al fine di evitare livelli pericolosi di cambiamento climatico. Per maggiori informazioni, consultare: pagina web del progetto CORDIS

Paesi

Regno Unito

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