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Contenuto archiviato il 2024-06-18

IBD: proteases offer new targets for drug discovery

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Il ruolo degli enzimi della proteasi nelle IBD

Un consorzio europeo ha studiato i meccanismi alla base della patogenesi delle malattie intestinali infiammatorie (IBD) concentrandosi in particolare su un gruppo di enzimi in grado di modificare le proteine. La scoperta che le proteasi batteriche sono implicate nelle IBD apre nuove possibilità di interventi terapeutici.

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Le IBD sono disturbi cronici del tratto gastrointestinale, o intestino, che colpiscono 1 persona su 250 in Europa. Il morbo di Crohn e la colite ulcerante (UC) sono sottotipi di IBD con sintomi recidivanti e remittenti quali disagio addominale o diarrea, grave dolore addominale, sanguinamento rettale, anemia e perdita di peso corporeo. Nei casi gravi è necessario intervenire chirurgicamente per rimuovere le parti dell'intestino danneggiate. Attualmente la UC può essere curata solo tramite la totale rimozione del colon che viene sostituito con una sacca stomale per la raccolta delle feci. Il morbo di Crohn non è curabile. Il normale trattamento per le IBD è l'immunosoppressione per ridurre l'infiammazione cronica e i sintomi dolorosi scatenati dai microbi intestinali. Per affrontare questi problemi, il progetto IPODD ("Inflammation bowe disease (IBD): proteases offer new targets for drug discovery"), finanziato dall'UE, ha analizzato il ruolo degli enzimi metalloproteinasi della matrice (MMP) nella patogenesi delle IBD. Questi enzimi degradano altre proteine, come quelle che si trovano nello spazio intorno alle cellule, e aprono la strada al raggiungimento di uno specifico tessuto da parte delle cellule infiammatorie. L'attività degli enzimi MMP è controllata dagli inibitori tissutali delle metalloproteinasi (TIMP). Quando c'è disequilibrio tra MMP e TIMP, si verificano danno tissutale e infiammazione cronica. Gli scienziati del progetto hanno confrontato l'espressione di MMP nell'intestino normale e in quello cronicamente infiammato, per identificare gli enzimi che potrebbero essere inibiti da specifici TIMP o farmaci. Hanno anche verificato un'associazione tra risposte neuro-immunitarie, proteasi e infiammazione intestinale cronica, spiegando la correlazione tra stress e recidiva dei sintomi nei pazienti affetti da IBD. Il consorzio IPODD ha anche scoperto che a volte le proteasi associate all'infiammazione avevano origine dai batteri intestinali. La rivelazione che le proteasi batteriche sono coinvolte nella patogenesi delle IBD ha spinto gli scienziati a sperimentare vari inibitori e agonisti delle proteasi batteriche, oltre a miscele probiotiche in modelli murini delle IBD. In generale il lavoro dello studio IPODD ha generato importanti conoscenze e sottolineato l'importanza dei batteri enterici nella patogenesi delle IBD. Lo sfruttamento di questi microrganismi per esprimere inibitori naturali delle MMP viene ora considerato una strategia alternativa per combattere l'infiammazione nei pazienti affetti da IBD.

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