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Secretion, Autophagy and their role in Neurodegeneration

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Studiare gli squilibri proteici nelle malattie neurodegenerative

Alcuni ricercatori hanno creato una rete di formazione paneuropea per comprendere il ruolo delle alterazioni della proteostasi nelle malattie neurodegenerative.

I disturbi neurodegenerativi (ND) sono malattie che colpiscono le cellule nervose del midollo spinale o del cervello, causandone la fine del funzionamento o la morte. Sono tra le principali cause di morte e si prevede che diventeranno la seconda causa di decesso nei prossimi 20 anni, con l’invecchiamento della popolazione in corso. La maggior parte degli ND presenta una sorta di alterazione della proteostasi, il processo che regola l’equilibrio delle proteine nelle singole cellule e nell’organismo in generale. Queste alterazioni possono essere squilibri nella produzione di proteine, uno smistamento irregolare o la decomposizione. Il percorso secretorio e quello autofagico sono due importanti regolatori della proteostasi cellulare e la loro interconnessione è probabilmente rilevante per la neurodegenerazione. Nel progetto SAND, finanziato dall’UE e condotto con il supporto del programma di azioni Marie Skłodowska-Curie, i ricercatori hanno esplorato questi due percorsi per comprenderne gli effetti negli ND. «La motivazione principale che ci ha spinto a concentrarci sul ruolo della secrezione e dell’autofagia nelle malattie neurodegenerative (SAND) è stata quella di approfondire le nostre conoscenze sui meccanismi coinvolti nello sviluppo dei disturbi neurodegenerativi, in quanto tali conoscenze possono aprire la strada a interventi terapeutici mirati», spiega Anne Simonsen, responsabile del Laboratorio di autofagia dell’Istituto per la ricerca sul cancro dell’Ospedale universitario di Oslo. Il progetto ha creato una nuova rete di formazione per aiutare una nuova generazione di ricercatori ad acquisire le capacità necessarie per studiare la regolazione della proteostasi e impegnarsi per contrastare la minaccia crescente degli ND. La rete di SAND è composta da 15 beneficiari di 11 paesi europei e da 12 organizzazioni partner non finanziate provenienti da 9 paesi.

Formazione di ricercatori in fase iniziale di carriera

Nell’ambito del progetto sono stati reclutati quindici ricercatori nella fase iniziale della carriera (ESR), tutti coinvolti in progetti di ricerca incentrati sulla secrezione e/o sull’autofagia, che hanno partecipato anche a varie attività di formazione organizzate dal progetto SAND. Gli ESR sono stati anche distaccati presso altri laboratori della rete o presso organizzazioni partner, per rafforzare la loro ricerca e creare legami all’interno della comunità. Tra gli obiettivi specifici della ricerca figurano:la scoperta dei meccanismi fondamentali dell’autofagia e dei percorsi secretori, e le loro interazioni; la spiegazione del modo in cui questi percorsi contribuiscono agli ND; la selezione di nuovi bersagli farmacologici e marcatori diagnostici per affrontare gli ND.

Creare competenze e garantire risultati vitali

La rete di SAND è riuscita a formare una nuova generazione di ESR nelle competenze scientifiche essenziali e trasferibili per le future carriere nel mondo accademico o industriale. «Gli ESR di SAND hanno anche ottenuto risultati che vanno oltre lo stato dell’arte, individuando nuovi attori nell’autofagia e nella secrezione, meccanismi di formazione degli aggregati proteici e nuovi composti che influiscono su questi processi», aggiunge Simonsen. Finora, i risultati del progetto sono stati pubblicati in 25 riviste internazionali sottoposte a revisione paritaria e diversi manoscritti sono in corso di pubblicazione. Dodici di questi ESR hanno difeso la loro tesi o lo faranno nella primavera del 2025, e uno inizierà a primavera un dottorato di ricerca in un’azienda della rete creata da SAND.

Far progredire la ricerca europea sulle malattie neurodegenerative

I risultati della ricerca condotta da SAND sono la scoperta di nuovi regolatori dell’autofagia e della secrezione, una migliore comprensione dei meccanismi di formazione degli aggregati proteici e lo sviluppo di nuovi modelli cellulari e animali per lo studio degli ND, nonché la caratterizzazione di composti chimici che influiscono sull’autofagia e sulla secrezione. «SAND ha fatto da ponte tra la ricerca di base e le applicazioni traslazionali, aprendo la strada a nuovi potenziali trattamenti per gli ND», afferma Simonsen.

Parole chiave

SAND, neurodegenerativo, malattia, proteostasi, proteina, squilibrio, formazione, rete

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