Oceani più caldi di quanto si pensasse agli inizi del 1900, e probabilmente a causa delle secche
Le ricerche sostenute dai progetti AI4PEX e XAIDA, finanziati dall’UE, hanno portato alla luce errori nelle stime relative alle temperature degli oceani della prima metà del 1900. Nel loro articolo pubblicato su «Nature», i ricercatori suggeriscono che la correzione di questa distorsione porterebbe a mostrare una tendenza al riscaldamento più modesta all’inizio del XX secolo. La temperatura superficiale media globale (GMST) è un importante indicatore dei cambiamenti climatici, necessario per orientare le politiche climatiche come l’Accordo di Parigi. Calcolata utilizzando una combinazione di temperature superficiali del mare e di temperature dell’aria vicino alla superficie terrestre, fornisce preziose indicazioni sulla variabilità e sui cambiamenti climatici. Tuttavia, le registrazioni GMST dei primi anni del 1900 potrebbero non essere così affidabili, visto quanto sono cambiate le tecnologie e le pratiche di misurazione da allora.
Coerenza in tutto... quasi
Un team di ricerca guidato dal primo autore, Sebastian Sippel, dell’Università di Lipsia,in Germania, partner del progetto AI4PEX e XAIDA, ha ricostruito il GMST a partire da dati oceanici o terrestri. I ricercatori hanno scoperto che, mentre dalle ricostruzioni è emerso un quadro coerente della variabilità della temperatura globale e dei cambiamenti a lungo termine nella maggior parte degli anni, non è stato così per le stime relative alla prima metà del XX secolo. Dal 1900 al 1930, le stime basate sugli oceani sono risultate più basse di circa 0,26 °C rispetto ai valori basati sulla terraferma. «Alcuni anni di questo periodo sono stati particolarmente freddi a causa dell’attività vulcanica e della variabilità interna. Ma un periodo di freddo così prolungato non appare nei dati terrestri, anche con i recenti sforzi di omogeneizzazione che hanno portato a temperature terrestri leggermente più fredde nel periodo di riferimento e con i nuovi metodi di correzione delle distorsioni di esposizione», scrivono gli autori, aggiungendo: «La pronunciata anomalia di freddo oceanico contraddice la teoria fisica dei modelli di riscaldamento terra-oceano e non può essere spiegata dalla variabilità interna o dalle forzature». Gli scienziati concludono che l’anomalia deriva da distorsioni non corrette della temperatura superficiale del mare, potenzialmente causate da dati di origine diversa e da cambiamenti non contabilizzati nelle pratiche di misurazione. In effetti, prima della seconda guerra mondiale, i dati relativi alla superficie del mare venivano acquisiti raccogliendo campioni d’acqua in secchi dalle navi. «La transizione dai secchi di legno a quelli di tela, avvenuta intorno alla fine del XIX secolo, insieme al cambiamento delle rotte di navigazione e delle flotte di navigazione, complica gli aggiustamenti sistematici e ne aumenta l’incertezza», spiegano gli autori. Lo studio propone che, sebbene le stime del riscaldamento globale a partire dalla metà del XIX secolo non ne risentano, la correzione delle distorsioni del freddo oceanico porterebbe a una tendenza al riscaldamento più modesta all’inizio del XX secolo e a una stima più bassa della variabilità nel corso dei decenni. Inoltre, porterebbe a un maggiore accordo tra il riscaldamento simulato e quello osservato rispetto a quanto suggerito dai dati attuali. Il progetto XAIDA (EXTREME EVENTS: ARTIFICIAL INTELLIGENCE FOR DETECTION AND ATTRIBUTION) terminerà nel 2025. Il progetto AI4PEX (Artificial Intelligence and Machine Learning for Enhanced Representation of Processes and Extremes in Earth System Models) terminerà nel 2028. Per maggiori informazioni, consultare: sito web del progetto AI4PEX sito web del progetto XAIDA
Parole chiave
AI4PEX, XAIDA, riscaldamento globale, oceano, terra, temperatura, temperatura superficiale media globale