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Contenuto archiviato il 2023-04-13

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Borsista del Consiglio europeo della ricerca vince il Premio Nobel per la fisiologia o la medicina

Sir Peter J. Ratcliffe è stato proclamato vincitore, insieme ad altri due scienziati, per le ricerche effettuate sulla modalità con la quale le cellule percepiscono e si adattano ai livelli di ossigeno. Le loro scoperte potrebbero contribuire a sviluppare nuovi trattamenti per varie malattie.

Sir Peter J. Ratcliffe, il prof. William G. Kaelin Jr dell’Università di Harvard e il prof. Gregg L. Semenza dell’Università Johns Hopkins si sono aggiudicati congiuntamente il Premio Nobel per la fisiologia o la medicina 2019 «per le loro scoperte su come le cellule percepiscono e si adattano alla disponibilità di ossigeno», come si legge in un comunicato stampa pubblicato sul sito web ufficiale del Premio Nobel. «Le fondamentali scoperte dei vincitori del premio Nobel di quest’anno hanno rivelato il meccanismo di uno dei processi adattivi più importanti per la vita, gettando le basi per la comprensione della modalità in cui i livelli di ossigeno incidono sul metabolismo cellulare e sulla funzione fisiologica». Il prof. Ratcliffe è direttore del Target Discovery Institute del Dipartimento di Medicina di Nuffield dell’Università di Oxford, nonché direttore della Ricerca clinica del Francis Crick Institute di Londra. In una notizia dell’Università di Oxford, così ha commentato il vincitore: «Sono onorato e felice della notizia. Negli anni, ho potuto contare sul prezioso supporto di così tante persone. Questo premio è un tributo al laboratorio, a coloro che mi hanno aiutato a crearlo e hanno lavorato con me al progetto negli anni, a molti altri nel settore, e non da ultimo alla mia famiglia, per aver sopportato tutti gli alti e bassi».

Combattere le malattie

In un articolo pubblicato sul sito web del Consiglio europeo della ricerca (CER), Carlos Moedas, commissario europeo per la ricerca, l’innovazione e la scienza, ha affermato: «Sono orgoglioso di dire che i finanziamenti dell’UE hanno sostenuto uno dei vincitori del premio Nobel di quest’anno per far luce sui meccanismi con i quali le cellule si adattano alle variazioni dei livelli di ossigeno, fondamentali per combattere un gran numero di malattie che affliggono la società». Sempre nello stesso articolo, si legge che nel 2008 al prof. Ratcliffe era stata assegnata, insieme al prof. Christopher J. Schofield, una sovvenzione CER destinata a ricercatori esperti. «L’obiettivo del loro progetto era quello di studiare le proteine coinvolte nella rilevazione cellulare dell’ossigeno, ovvero le idrossilasi del fattore indotto dall’ipossia (hypoxia-inducible factor, HIF)». La sovvenzione del CER ha aiutato i due scienziati a studiare «in che modo le cellule rilevano e segnalano l’ipossia, ovvero bassi livelli di ossigeno». Le ricerche sono state condotte nell’ambito del progetto MOOSE (Molecular Mechanism of Oxygen Sensing by Enzymes), finanziato dall’UE e svoltosi tra il 2009 e il 2014. In una sintesi della relazione finale pubblicata su CORDIS, il prof. Ratcliffe e il prof. Schofield hanno spiegato l’obiettivo del loro lavoro interdisciplinare: «I nostri obiettivi erano di approfondire la nostra comprensione di base della risposta ipossica e di indirizzare gli sforzi farmaceutici verso la sua manipolazione». L’articolo del CER afferma: «Il progetto è riuscito a fornire una caratterizzazione chimica e strutturale dettagliata degli enzimi idrossilasi nell’uomo, portando inoltre allo sviluppo di inibitori di tali enzimi. La manipolazione della modalità in cui le cellule rispondono all’ipossia potrebbe trovare in futuro applicazioni terapeutiche per tumori e malattie ischemiche». Un documento di approfondimento scientifico spiega in dettaglio il ruolo dell’HIF nel lavoro dei tre vincitori del Premio Nobel e di altri ricercatori, sottolineando inoltre l’importanza dell’HIF per una vasta gamma di applicazioni in medicina e farmacologia. «Aumentare farmacologicamente la funzione dell’HIF potrebbe rivelarsi utile nel trattamento di un’ampia gamma di malattie, in quanto l’HIF ha dimostrato di essere essenziale per fenomeni diversi come la funzione immunitaria, la formazione della cartilagine e la guarigione delle ferite». Si legge ancora nel documento: «Di converso, anche l’inibizione della funzione dell’HIF potrebbe trovare diverse applicazioni: molte forme tumorali hanno mostrato livelli dell’HIF aumentati, così come alcune malattie cardiovascolari tra cui ictus, infarto miocardico e ipertensione polmonare». Per maggiori informazioni, consultare: progetto MOOSE

Paesi

Regno Unito

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