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Contenuto archiviato il 2023-03-07

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Le invasioni biologiche sconvolgeranno le generazioni future

Che cosa favorisce le invasioni biologiche? Una nuova ricerca finanziata dall'UE mostra che anche se la globalizzazione e la crescita economica alimentano queste invasioni, sono le specie alloctone (non-indigene) arrivate da tempo a causare problemi, e non quelle appena arriva...

Che cosa favorisce le invasioni biologiche? Una nuova ricerca finanziata dall'UE mostra che anche se la globalizzazione e la crescita economica alimentano queste invasioni, sono le specie alloctone (non-indigene) arrivate da tempo a causare problemi, e non quelle appena arrivate. C'è quindi un collegamento più forte tra gli schemi della ricchezza di specie alloctone già insediate e i livelli storici, non attuali, dei fattori socioeconomici. Lo studio, presentato nella rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), ha scoperto che le conseguenze degli attuali alti livelli di attività socioeconomica sull'entità delle invasioni biologiche non verranno comprese adesso, ma solo in futuro. La ricerca fa parte del progetto DAISIE ("Delivering alien invasive species inventories for Europe"), che è supportato nell'ambito dell'area tematica "Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi" del Sesto programma quadro (6° PQ) dell'UE con 2,4 milioni di euro. Esso ha ricevuto anche un sostegno dal progetto ECOCHANGE ("Challenges in assessing and forecasting biodiversity and ecosystem changes in Europe"), che ha ottenuto 7 milioni di euro nell'ambito del 6° PQ. Precedenti studi avevano mostrato che le attività economiche umane influenzano in modo significativo il livello delle invasioni biologiche. Ecco perché si è tanto discusso per determinare dei modi per limitare queste introduzioni, includendo anche delle norme sul commercio. Tuttavia, i ritardi tra l'introduzione iniziale di una specie in un nuovo territorio e il suo insediamento e diffusione indicano che le invasioni derivanti dall'attuale comportamento economico potrebbero impiegare più tempo del previsto, generando, secondo gli esperti, un "debito di invasione". Dati gli scopi di questo studio, il team di ricerca composto da 16 persone ha scelto tre previsori dell'attività socioeconomica legata alle invasioni, cioè PIL (prodotto interno lordo) pro capite, densità della popolazione umana e percentuale delle esportazioni nel PIL. Le invasioni biologiche sono state esaminate sulla base di dati approfonditi riguardanti specie alloctone provenienti da 10 gruppi tassonomici e 28 paesi europei, evidenziando degli schemi delle specie non-indigene insediate. Secondo gli esperti, si possono usare i dati socioeconomici a partire dal 1900, piuttosto che dal 2000, per spiegare l'attuale ricchezza di specie alloctone. I ricercatori suggeriscono che l'intensità del segnale storico varia tra i diversi gruppi tassonomici, con quelli che possiedono buone capacità di diffusione, come gli insetti e gli uccelli, che sono più fortemente legati ai recenti livelli dei fattori socioeconomici. Ma le loro scoperte indicano una significativa eredità storica per la maggior parte delle specie sotto esame. "La vasta copertura tassonomica e geografica indica che un simile "debito di invasione" è un fenomeno molto diffuso," ha spiegato Franz Essl dell'Agenzia per l'ambiente austriaca, il principale autore dello studio. Da parte sua, Stefan Dullinger dall'Università di Vienna, dice: "Questa inerzia è preoccupante poiché implica che gli attuali maggiori livelli di attività socioeconomica probabilmente porteranno a livelli di invasione in continua crescita durante i prossimi decenni, persino se si riuscissero a ridurre le nuove introduzioni." Nella loro ricerca, gli scienziati scrivono: "I nostri dati dimostrano che le eredità socioeconomiche sulla ricchezza di specie alloctone sono importanti per un'ampia serie di gruppi tassonomici e si potrebbero estendere per almeno un secolo anche nel passato." "Questa inerzia implica che le conseguenze delle attuali attività socioeconomiche sulla portata delle invasioni biologiche verranno comprese completamente soltanto tra vari decenni nel futuro." Questa scoperta non dovrebbe scoraggiare le iniziative europee e globali in corso volte a fronteggiare le invasioni. "Nel lungo periodo, un'identificazione più precisa e un migliore controllo dei percorsi di introduzione ad alto rischio e specifici per unità tassonomica, oltre a una generale riduzione della pressione del propagulo, saranno sicuramente fondamentali per gestire i problemi derivanti dalle invasioni biologiche. Tuttavia, i nostri risultati evidenziano che persino se si riuscissero a ridurre ulteriori introduzioni involontarie mediante queste iniziative in corso, gli impatti a medio termine delle specie alloctone sulla biodiversità e sull'economia potrebbero essere persino più gravi di quanto attualmente previsto." Scienziati provenienti da Austria, Repubblica ceca, Francia, Germania, Italia, Nuova Zelanda, Spagna e Svizzera hanno offerto un grande contribuito allo studio.

Paesi

Austria, Svizzera, Germania, Spagna, Francia, Italia, Nuova Zelanda

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