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Studio evidenzia importanti falle nel sistema di difesa penale europeo

Un importante studio finanziato dall'Unione europea relativo alle pratiche di difesa penale ha messo in luce alcune significative violazioni dei diritti in ben nove giurisdizioni europee. Il progetto, di durata triennale, intitolato "Effective defence rights in the EU and acce...

Un importante studio finanziato dall'Unione europea relativo alle pratiche di difesa penale ha messo in luce alcune significative violazioni dei diritti in ben nove giurisdizioni europee. Il progetto, di durata triennale, intitolato "Effective defence rights in the EU and access to justice: investigating and promoting best practice" è stato finanziato dal programma "Giustizia penale", istituito nel 2007. I risultati delle analisi condotte, così come le conclusioni pertinenti, sono state raccolte nella pubblicazione "Effective Criminal Defence in Europe". Sono milioni le persone, colpevoli e innocenti, arrestate ogni anno dalle forze dell'ordine europee. Per molte di loro, la questione si risolve già al commissariato, ma per molte altre l'arresto si traduce in un periodo di detenzione, in attesa del processo, di durata significativa. Il diritto alla libertà (Art. 5) e a un processo equo (Art. 6) sono i principali diritti della difesa sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Oltre alla presunzione di innocenza e al diritto (sottoposto a condizioni) di essere messo in libertà durante la procedura, l'arrestato ha il diritto di difendersi personalmente o mediante un avvocato di sua scelta ed ha il diritto di essere assistito a spese dello Stato se non dispone dei mezzi economici per retribuire un difensore. Nell'ambito del progetto finanziato dall'Unione europea il Professor Ed Cape della University of the West of England (Regno Unito), il Professor Taru Spronken dell'Università di Maastricht (Paesi Bassi), Roger Smith di JUSTICE (Regno Unito) e Zaza Namoradze della Open Society Justice Initiative (Ungheria) hanno studiato e confrontato l'accesso a una difesa penale efficiente all'interno di nove giurisdizioni. Le nove giurisdizioni europee scelte (Belgio, Inghilterra e Galles, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Polonia e Turchia) sono state selezionate in quanto rappresentative delle tre principali tradizioni legali presenti in Europa: sistema inquisitorio, sistema accusatorio e sistema post-socialismo di stato. I ricercatori hanno esaminato se vengono soddisfatti gli standard posti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, come vengono implementati nella pratica e hanno valutato se i sistemi in uso consentono l'esercizio de propri diritti. I risultati dimostrano che i divari più significativi riguardano l'accesso alla difesa penale. Il professor Cape ha spiegato che in molti paesi non vengono rispettati i requisiti legati ai servizi di interpretazione e traduzione e ad altri aspetti base per gli imputati che non conoscono la lingua locale. Inoltre, ad eccezione di Inghilterra, Galles e Finlandia, in sette dei novi paesi coinvolti nello studio spesso non è garantita l'assistenza legale per coloro che non hanno i mezzi per pagare un difensore. "In Italia, per esempio, sebbene la legge stabilisca che l'interrogatorio con la Polizia debba avvenire in presenza di un avvocato, la possibilità di ricorrere a questo tipo di assistenza giudiziaria è ridotta al punto che nel 2006 solo il 6% degli imputati ha potuto ricorrervi", ha spiegato il Professor Cape. "E si tratta di un paese in cui più della metà della popolazione carceraria si trova in stato di detenzione cautelare o in attesa della sentenza, nonché di un paese in cui, in media, la durata di un processo penale è superiore ai quattro anni". Il progetto "Effective Criminal Defence in Europe" è stato lanciato in occasione della conferenza "Effective Criminal Defence in Europe: Advancing Beyond Stockholm" tenutasi a Bruxelles lo scorso giugno. Secondo il Professor Cape, molti dei partecipanti alla conferenza erano sinceramente sconvolti dai risultati dello studio. "La ricerca ha prodotto una quantità significativa di dati relativi ai paesi coinvolti nello studio. La ratifica del trattato di Lisbona e l'accordo raggiunto sul programma di Stoccolma che inseriscono i diritti di difesa penale tra le priorità dell'agenda avranno probabilmente un impatto considerevole sullo sviluppo della politica UE dei prossimi cinque anni". La pubblicazione contiene sei raccomandazioni generali: viene posta in evidenza la necessità di una collaborazione tra UE, Stati membri e organizzazioni professionali che consenta di identificare le buone pratiche, come anche la necessità di promuovere la raccolta e la pubblicazione regolare di dati statistici che possano migliorare la trasparenza delle pratiche e delle procedure penali. I ricercatori hanno inoltre caldeggiato la promozione di iniziative di formazione specifiche per i professionisti attivi in ambito penale (magistrati, pubblici ministeri, avvocati, interpreti e traduttori) che possano ottimizzare l'efficienza dei sistemi di difesa nei procedimenti di natura penale.

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