Robot domestici: un valido aiuto per gli anziani
Un nuovo progetto finanziato dall'UE mira a sviluppare un robot intelligente in grado di muoversi all'interno di un'abitazione domotica per migliorare la qualità della vita degli anziani e consentire loro di mantenere quanto più a lungo possibile la loro indipendenza. Il progetto KSERA ("Knowledge service robots for ageing") dispone di un bilancio complessivo di 4 milioni di euro, di cui 2,9 milioni di euro messi a disposizione in riferimento al tema "Tecnologie dell'informazione e della comunicazione" (TIC) del Settimo programma quadro (7° PQ). Il progetto, avviato nel febbraio di quest'anno, avrà durata triennale. KSERA è coordinato dal dipartimento di scienze ingegneristiche e dell'innovazione del Politecnico di Eindhoven (Paesi Bassi) e riunisce sette partner provenienti da 5 diversi paesi dell'Unione europea. Il team del progetto ritiene che il robot possa essere un utile "amico" che aiuterà le persone più anziane a prendere la decisione più assennata. Nella sua fase iniziale il progetto si occuperà di persone affette da broncopneumopatia cronica ostruttiva, una patologia che colpisce perlopiù gli anziani. Secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) entro il 2030 la broncopneumopatia cronica ostruttiva sarà la terza causa di decesso a livello mondiale. Nel corso dei prossimi tre anni, i partner del progetto KSERA appronteranno tre abitazioni dimostrative al fine di evidenziare quali sono le potenzialità di un'abitazione domotica. Nelle abitazioni sarà sistemato anche un robot in grado di aiutare i pazienti affetti da questa patologia nella loro vita quotidiana. Il robot seguirà i pazienti negli spostamenti in casa, elaborerà consigli mirati, apprenderà le loro abitudini e, monitorandoli da vicino, informerà un medico sul loro stato di salute. "Vogliamo dimostrare le potenzialità di questo campo", ha affermato la dottoressa Lydia Meesters del Politecnico di Eindhoven, coordinatrice del progetto. La dottoressa Meesters sottolinea che le abitazioni domotiche saranno accoglienti e non ambienti asettici e robotizzati. "Dovranno essere quanto più accoglienti possibile", ha spiegato. "In una situazione ideale l'unica tecnologia visibile dovrebbe essere il robot. Proprio questo costituirà il punto di contatto con tutti i sistemi domestici, ma l'abitazione, di per sé, avrà un aspetto molto familiare". Per raggiungere questo obiettivo il dottor Raymond Cuijpers del Politecnico di Eindhoven studierà la comunicazione uomo/robot per semplificare al massimo la reciproca comprensione. Perché il robot sia davvero utile è necessario che sia in grado di capire i desideri del paziente e di anticiparne le necessità e che sia intelligente. Per questo particolare aspetto della ricerca il team lavorerà su un altro progetto dello stesso ateneo, il progetto RoboEarth che mira a costruire una memoria centrale per i robot che consenta loro di comunicare con altri robot e con gli esseri umani. Verrà prestata grande attenzione alle questioni etiche per decidere, ad esempio, cosa deve fare il robot nel caso in cui il paziente accende una sigaretta e la quantità di informazioni che il robot dovrà trasmettere al sistema centrale operativo. "Dobbiamo definire limiti chiari considerato che il robot monitorerà il paziente continuamente e avrà accesso a dati di natura estremamente privata", ha evidenziato la dottoressa Meesters. Tra i partner che lavoreranno al progetto accanto al Politecnico di Eindhoven figurano il Central European Institute of Technology (CEIT) (Austria), il Politecnico di Vienna (Austria), l'Università di Amburgo (Germania), l'Istituto Superiore Mario Boella (Italia), la ICT company Consoft (Italia) e la Maccabi Healthcare Services (Israele). Le abitazioni dimostrative verranno approntate presso il CEIT e il Maccabi Healthcare Services.
Paesi
Austria, Germania, Israele, Italia, Paesi Bassi