Studio scopre differenze regionali nella valutazione del rischio dell'influenza suina
Un team internazionale di ricercatori ha scoperto notevoli differenze regionali nella risposta dei cittadini alla minaccia dell'influenza suina. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista ad accesso libero BMC Infectious Diseases, soltanto il 26% degli individui erano "molto preoccupati" di ammalarsi di influenza. Tuttavia, soltanto il 5% degli europei ha ammesso di essere molto preoccupato, rispetto al 42% dei partecipanti malesi. Le scoperte sono basate sulle dichiarazioni fornite da un totale di 328 individui - in Europa e Malesia - che hanno compilato un questionario online nei sei giorni successivi al lancio del livello d'allerta 5 da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). La risposta europea è arrivata soprattutto dal Regno Unito e dal Portogallo. Il questionario era focalizzato sui cambiamenti nell'uso dei trasporti pubblici, acquisto di prodotti per affrontare una pandemia, indicatori dell'ansia, stime del tasso di mortalità a causa dell'influenza stagionale, efficacia dei vaccini per l'influenza stagionale e cambiamenti nel consumo di carne di maiale. Le risposte hanno rivelato che nella maggior parte dei casi, i partecipanti malesi erano più propensi a cambiare le proprie abitudini - a causa della minaccia di influenza suina - rispetto agli europei. Ad esempio, il 48% dei malesi ha riportato un uso ridotto dei mezzi pubblici al fine di ridurre l'esposizione al virus, mentre soltanto il 22% degli europei ha adottato misure simili. Alla fine dello studio (dal 30 aprile al 6 maggio), c'erano 27 casi di influenza suina conclamati in Europa, ma nessun caso in Asia. Comunque, "i malesi erano particolarmente preoccupati per la pandemia - nonostante la mancanza di casi di questa influenza in Malesia durante il periodo della ricerca - probabilmente a causa della recente influenza aviaria nel paese", si legge nel documento. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che gli europei sottovalutano molto i tassi di mortalità dell'influenza stagionale: il 64% riteneva che essa uccidesse ogni anno meno di 100.000 persone al mondo. In realtà, i numeri effettivi si aggirano tra i 250.000 e 500.000 l'anno. Dei partecipanti europei, il 26% era erroneamente convinto che la vaccinazione contro l'influenza stagionale offrisse anche l'immunizzazione contro l'influenza suina. "Nonostante le campagne dei media e dei governi in tutta Europa, risulta che occorrono maggiori informazioni relative alla sintomatologia e immunizzazione", commenta il primo autore dello studio, il dottor Robin Goodwin della Brunel University a Uxbridge, nel Regno Unito. Al quesito di individuare i gruppi particolarmente a rischio di infezione, entrambi i gruppi hanno indicato le persone immunodepresse (87%), gli allevatori di maiali (70%), gli anziani (57%), le prostitute/persone con un'intensa attività sessuale (53%) e i senzatetto (53%). Tuttavia, gli Europei erano più protesi a considerare a rischio gli anziani e le persone immunodepresse, mentre i partecipanti malesi ritenevano potenzialmente più a rischio gli allevatori di maiali, gli agricoltori, gli omosessuali e le prostitute. "Durante le pandemie potrebbero essere i gruppi 'marginali' quelli più esposti a discriminazione", avverte il dottor Goodwin. "Le autorità politiche e sanitarie devono essere consapevoli della crescente stereotipizzazione e dei pregiudizi nei confronti di tali gruppi."
Paesi
Malaysia, Portogallo, Regno Unito