È necessario curare tutti i membri di un nucleo familiare per evitare la trasmissione del tracoma, suggeriscono i ricercatori
La diffusione del tracoma, una patologia infettiva dell'occhio, potrebbe essere arrestata in maniera efficace se si somministrassero le cure necessarie per la malattia a tutti i componenti del nucleo familiare del soggetto infetto, secondo quanto suggerisce uno studio congiunto britannico e statunitense. Il tracoma si sviluppa a seguito dell'infezione dell'occhio da parte del batterio Chlamydia Trachomatis, e rappresenta la prima causa di cecità da infezione al mondo. Si trasmette attraverso il contatto diretto con le secrezioni oculari di una persona infetta, per esempio attraverso l'uso comune di asciugamani, capi di vestiario o fazzoletti, o è veicolato dalle mosche che ronzano intorno al viso delle persone interessate. L'infezione si combatte normalmente con una cura a base di antibiotici, e una delle strategie principali per contrastare la patologia è la somministrazione massiccia di farmaci a un elevato numero di membri della stessa comunità. Una conseguenza positiva di questo approccio è la possibilità di eliminare anche altre tipologie di infezioni batteriche. Quella di curare con antibiotici intere comunità è, però, una soluzione piuttosto costosa, che oltretutto costringe alla cura anche persone che non ne avrebbero alcun bisogno. Inoltre, contribuisce a diffondere la resistenza agli antibiotici. Alla luce di questi aspetti, i ricercatori e la sanità pubblica sono alla ricerca di soluzioni più mirate per affrontare il problema. Gli scienziati sanno ormai da diversi anni che i casi di tracoma tendono a concentrarsi all'interno di uno stesso nucleo familiare, ma fino a oggi nessuno aveva confrontato il tasso di trasmissione interno a un nucleo e quello che intercorre tra nuclei diversi. Nelle ultime ricerche, gli scienziati hanno analizzato il tasso di trasmissione in quattro popolazioni dell'Africa in cui l'infezione da tracoma è comune. Hanno quindi raffrontato il tasso di trasmissione interno ai nuclei familiari e quello tra diversi nuclei familiari. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista PLoS (Public Library of Science) Neglected Tropical Diseases, dimostrano che la diffusione della patologia è molto più veloce all'interno dello stesso nucleo che tra un nucleo e l'altro. Inoltre, i soggetti infetti che vivevano in nuclei più numerosi incidevano maggiormente sul numero di nuovi casi di infezione all'interno della comunità rispetto a quelli che vivevano con meno persone. "Abbiamo dimostrato che la trasmissione interna al nucleo familiare è molto più efficiente, e rappresenta quasi i tre quarti dei nuovi casi di infezione nelle quattro comunità oggetto di studio", ha commentato David Mabey della London School of Hygiene and Tropical Medicine del Regno Unito. "La mancata cura di tutti i membri infetti di un medesimo nucleo familiare durante la somministrazione massiccia di antibiotici porterebbe probabilmente alla rapida reinfezione del nucleo in questione e, successivamente, a una diffusione graduale della malattia in tutta la comunità. È essenziale che la cura raggiunga un alto grado di copertura a livello di nuclei familiari infetti nel corso delle campagne di cura di massa". "Il tracoma può essere una malattia seriamente debilitante. Nei paesi sviluppati è infatti molto difficile continuare a vivere e lavorare in caso di perdita della vista", ha aggiunto l'autore principale dell'articolo Isobel Blake dell'Imperial College di Londra, Regno Unito. "La nostra ricerca dimostra che l'infezione di natura batterica che determina il tracoma può diffondersi con estrema facilità all'interno dello stesso nucleo familiare. Un programma di controllo che riesca effettivamente a curare tutte le persone che vivono a stretto contatto con un soggetto infetto potrà contribuire in larga misura a contenere la diffusione dell'infezione." Secondo i ricercatori, è ora necessario proseguire le ricerche per individuare gli approcci alla cura più idonei basati sui nuclei familiari. I sintomi del tracoma sono estremamente fastidiosi. Nei casi peggiori, nella parte interna della palpebra si formano delle cicatrici che costringono la palpebra stessa a ripiegarsi verso l'interno: le ciglia sfregano così contro il bulbo oculare e danneggiano progressivamente l'occhio, portando addirittura alla cecità se la malattia non viene curata. Nel mondo sono circa 8 milioni le persone non vedenti a causa di un'infezione da tracoma, e 46 milioni sono i pazienti curare bisognosi di cure. L'OMS (Organizzazione mondiale della sanità) si è prefissata l'obiettivo di sradicare il tracoma entro il 2020.
Paesi
Regno Unito, Stati Uniti