Scienziati vogliono mappare la foresta boreale
L'Agenzia spaziale europea (ESA) ha recentemente dato inizio a un progetto volto a individuare la migliore modalità per la mappatura della foresta boreale (vale a dire settentrionale) nella Svezia settentrionale. Come affermano fonti dell'ESA, l'obiettivo rientra tra i numerosi obiettivi della missione candidata nell'ambito di Earth Explorer, denominata BIOMASS. Grazie a questa missione gli scienziati otterranno misurazioni complessive della biomassa presente nella foresta, attraverso le quali sarà possibile la stima delle riserve e dei flussi di carbonio presenti sul pianeta. Una delle sei missioni candidate nell'ambito di Earth Explorer, BIOMASS, ha recentemente concluso uno studio di valutazione che verrà presentato alla comunità scientifica nel gennaio prossimo. ESA ha dichiarato, in un comunicato, che procederà alla selezione di tre missioni candidate per lo svolgimento di uno studio di fattibilità relativo, dunque, alla fase di sviluppo successiva, utile per il lancio della settima missione Earth Explorer dell'ESA. Gli scienziati affermano che la foresta boreale (conosciuta come Taiga) occupa il 15% circa della superficie della terra. La foresta boreale non solo contribuisce a formare il ciclo globale dell'energia, del carbonio e dell'acqua, ma rappresenta una fascia circumpolare che attraversa l'emisfero settentrionale, estendendosi dall'Europa settentrionale e dalla Russia fino al Canada e agli Stati Uniti (in modo specifico all'Alaska). La Taiga è situata a nord delle foreste decidue e delle praterie, ma è posta a sud della tundra. L'ESA ha affermato che la grande quantità di carbonio trovata nella vegetazione e nel terreno rendono il bioma boreale (un ampio insieme composto da flora e fauna che si trova in un determinato ambiente) la maggiore riserva di carbonio del pianeta. Se la missione BIOMASS avesse la possibilità di proseguire la sua attività (secondo quanto comunicato dall'ESA), sarebbe possibile studiare le riserve di carbonio attualmente presenti e la loro posizione. La biomassa delle foreste è composta per circa il 50% da carbonio. I ricercatori cercheranno inoltre di creare consapevolezza rispetto al ciclo globale del carbonio e al cambiamento climatico. Per poter tracciare una mappa della foresta boreale gli scienziati sfrutteranno la maggiore lunghezza d'onda radar impiegata dai sistemi satellitari per l'osservazione terrestre: la banda P. Gli scienziati ESA sostengono che questa lunghezza d'onda radar sia particolarmente adeguata alla mappatura della biomassa a partire dallo spazio. "La campagna BioSAR 2008 rappresenta la prima campagna aerea dell'ESA con radar ad apertura sintetica (SAR) sulla foresta boreale settentrionale", ha sottolineato il dott. Malcolm Davidson, responsabile del dipartimento per la campagna (campaign unit) dell'ESA: "data l'importanza rivestita dalle foreste boreali per la missione BIOMASS e per il ciclo globale del carbonio in generale, sono necessari metodi solidi e altamente precisi per la trasformazione di segnali radar in banda P, in mappe della biomassa forestale", ha aggiunto. "Attraverso la raccolta delle misurazioni SAR in banda P relative alle foreste boreali e il confronto delle stesse con le approfondite misurazioni condotte sul terreno, siamo in grado di garantire che la missione satellitare fornirà mappature accurate della biomassa forestale sulla totalità di questo eccezionale bioma". L'Istituto per le microonde e i radar del Centro aerospaziale tedesco (DLR) si sta avvalendo dello strumento radar ad apertura sintetica sperimentale (E-SAR) per condurre la campagna a livello spaziale. L'Università di Scienze agricole di Umeå, in Svezia, coadiuvata dall'Agenzia svedese per la ricerca sulla protezione e la Chalmers University of Technology di Götebörg, stanno misurando sul terreno alcune caratteristiche chiave delle foreste, come l'altezza e la biomassa forestale. L'ESA ha affermato che il processo di crescita delle foreste boreali è piuttosto lento a causa delle condizioni climatiche rigide. "Quando si penetra una zona boschiva nel sito di sperimentazione [...] è impressionante pensare all'età di quegli alberi", ha commentato il professor Lars Ulander della Chalmers University. "Alcune zone boschive hanno oltre un centinaio di anni, cosicché la biomassa è talvolta il risultato di cento anni di crescita".
Paesi
Svezia