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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Un gruppo di esperti afferma che la ricerca sulle tecnologie dei biocarburanti deve continuare

Nonostante gli interrogativi sollevati di recente sui vantaggi dei biocombustibili, la ricerca sulle future tecnologie dei biocarburanti deve continuare. Per ottenere risultati quanto più rapidi e sostenibili possibile, occorre adottare un approccio integrato che coinvolga tut...

Nonostante gli interrogativi sollevati di recente sui vantaggi dei biocombustibili, la ricerca sulle future tecnologie dei biocarburanti deve continuare. Per ottenere risultati quanto più rapidi e sostenibili possibile, occorre adottare un approccio integrato che coinvolga tutte le parti interessate. Sono stati questi i forti messaggi emersi dalla discussione di un gruppo di esperti sulle future esigenze della ricerca, svoltasi in occasione di una conferenza internazionale sui biocarburanti tenutasi a Bruxelles il 6 luglio. Le moderne tecnologie bioenergetiche che producono calore, elettricità e carburanti da autotrazione stanno compiendo rapidi progressi, e ultimamente viene dedicata molta attenzione ai biocarburanti liquidi di prima generazione, in particolare all'etanolo e al biodiesel. La produzione globale di questi biocarburanti è raddoppiata negli ultimi cinque anni e probabilmente raddoppierà ancora nei prossimi quattro. Molti paesi in tutto il mondo, dall'Argentina alla Malesia, dall'India allo Zambia, hanno attuato negli ultimi anni nuove politiche a favore della bioenergia. La politica energetica dell'UE indica che entro il 2020 almeno il 10% di tutto il combustibile dovrà provenire dai biocombustibili. Tuttavia, la corsa a un mondo dominato dai biocombustibili ha suscitato una certa preoccupazione. Una recente relazione delle Nazioni Unite ha fatto presente che, se non gestiti nel modo corretto, questi carburanti potrebbero provocare gravi danni all'ambiente e nuocere alla vita di milioni di persone. Un problema è che le colture necessarie per la produzione di carburanti contendono i terreni alle colture alimentari e potrebbero pertanto mettere a repentaglio l'approvvigionamento alimentare. L'utilizzo di terreni destinati alla produzione di biocarburanti ha già comportato la deforestazione su vasta scala in alcune aree del mondo. «Le materie prime utilizzate per produrre combustibili di prima generazione non sono sostenibili», ha affermato l'esperto Carlos Cabrera, presidente e amministratore delegato di UOP, un'impresa specializzata nella tecnologia di raffinazione. «Per coltivare la quantità di materie prime necessarie a raggiungere una penetrazione del 10% negli attuali mercati dei combustibili occorrerebbero 286 000 chilometri quadrati, ovvero la superficie di Belgio e Germania messi assieme. Sorgono pertanto problemi quali l'approvvigionamento alimentare, la scarsità di acqua e terreni, la perdita di biodiversità e l'erosione del suolo». Alla luce di queste serie critiche, vale davvero la pena di investire nei biocombustibili? Carlos Cabrera è convinto di sì. «Le questioni emerse non indicano né che non si deve perseguire lo sviluppo di un'industria dei biocombustibili né che quest'ultimo avrebbe risvolti negativi per determinati paesi; si tratta invece di capire questi prodotti sulla base dell'impatto mondiale e regionale e di collocarli nel contesto degli altri settori che rivestono una grande importanza per l'umanità», ha osservato Cabrera. Il gruppo di esperti è stato unanime nel convenire che la ricerca deve concentrarsi sul miglioramento degli attuali biocombustibili di prima generazione e sulla loro gestione, ma in definitiva questi ultimi non devono essere considerati come un punto di arrivo, bensì come un trampolino di lancio verso la prossima generazione di biocarburanti. Questi cosiddetti «biocarburanti di seconda generazione» possono essere prodotti da fonti non alimentari come residui agricoli (paglia) e trucioli di legno. Si calcola che le emissioni di carbonio di questi combustibili potrebbero essere nettamente inferiori a quelle dei loro predecessori. «L'industria dei biocombustibili è l'unione di due settori che hanno storicamente avuto poco a che fare l'uno con l'altro: l'agricoltura e i combustibili liquidi», ha dichiarato l'esperto Fabrizio Barbaso, direttore generale aggiunto della DG Energia e trasporti della Commissione europea. «Da questa unione possono scaturire risultati entusiasmanti. Finora abbiamo esplorato solo una piccola parte del potenziale di cui è dotata. Molti osservatori confidano che i cosiddetti biocombustibili di seconda generazione possano garantire un approvvigionamento più sicuro attraverso nuove materie prime come rifiuti e materiale cellulosico, una maggiore riduzione delle emissioni di gas serra e un minore impatto ambientale». Riconoscendo il potenziale dei biocarburanti di seconda generazione, il governo degli Stati Uniti ha recentemente annunciato un investimento di 375 Mio USD (275 Mio EUR) in tre nuovi centri di ricerca, volto ad accelerare lo sviluppo dell'etanolo cellulosico e di altri biocombustibili attraverso l'utilizzo di piante e colture regionali. Nei prossimi quattro anni verrà investito un importo di 1,3 Mrd USD (950 Mio EUR) per costruire bioraffinerie su scala commerciale e lanciare bioraffinerie cellulosiche pilota. «Gli Stati Uniti si stanno impegnando seriamente nello sviluppo dei biocombustibili poiché questi carburanti costituiscono una delle soluzioni cruciali al problema energetico e del cambiamento climatico», ha dichiarato l'esperto John Mizroch del dipartimento USA per l'efficienza energetica e l'energia rinnovabile. Tuttavia, apportare denaro nella ricerca di base non sarà sufficiente, sostiene il professor Richard Templar dell'Imperial College di Londra. Come unico rappresentante del mondo accademico all'interno del gruppo di esperti, il professor Templar ha trovato adeguato essere presente tra esponenti del settore politico e industriale. «È proprio il posto giusto in cui deve collocarsi la ricerca di base se noi studiosi vogliamo sviluppare nuove tecniche e tecnologie utili per il mondo reale. La maggior parte di coloro che operano in questo settore è interessata a fare qualcosa che sia visibile nel mondo esterno non solo come una curiosità accademica», ha affermato. Spesso, in passato, l'approccio al trasferimento di conoscenza tra il mondo accademico e l'industria è stato improntato a un «passaggio di testimone», una procedura che, a parere del professor Templar, è inopportuna e richiede un notevole dispendio di tempo. Alla luce dell'impellente necessità di contrastare il cambiamento climatico, è assolutamente indispensabile cambiare atteggiamento. «Noi suggeriamo un approccio a coda di rondine; in quest'ambito, la nostra ricerca si integrerà con la ricerca industriale consentendoci così di apprendere dal metodo mirato e conciso che verrà apportato dall'industria; anche noi, dal canto nostro, potremo insegnare loro qualcosa sull'atto creativo dell'esplorazione di questi enormi territori.» Da un approccio collaborativo potrebbero scaturire una matrice o uno strumento con cui analizzare la sostenibilità dei processi che si potrebbero sviluppare a seguito dei risultati della ricerca, ha suggerito il professor Templar. Tali processi potrebbero essere valutati in base a una serie di indicatori, come l'energia che potrebbero fornire e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra che permetterebbero di realizzare. «Occorre agire in questo modo perché il tempo stringe», ha fatto presente. La collaborazione è anche l'approccio adottato dalla piattaforma tecnologica europea sui biocarburanti, come ha illustrato l'esperto e vicepresidente della piattaforma Olivier Appert. Istituita nel 2006, la piattaforma è guidata dall'industria, ma vi aderisce una folta schiera di rappresentanti del mondo accademico e della società civile. Nell'ambito del suo mandato, la piattaforma esaminerà un'ampia serie di tecnologie. Verrà dedicata grande attenzione alla bioconversione e alle bioraffinerie avanzate. «Esiste un ampio numero di tecnologie e bioprocessi alternativi, ma oggi è importante non fissarsi su una tecnologia, tutte, infatti, devono potersi integrare l'una con l'altra», ha affermato Appert. Attualmente la piattaforma sta elaborando un progetto di agenda strategica sulla ricerca e sviluppo (R&S) che sarà aperta alla consultazione pubblica. L'obiettivo è fare in modo che l'agenda sia pronta per il gennaio 2008. La piattaforma sta anche collaborando a stretto contatto con altre piattaforme, come quelle sulle foreste, le celle a combustibile, le sostanze chimiche sostenibili e le piante per il futuro. La piattaforma tecnologica europea sui biocarburanti ha anche presentato un progetto di finanziamento nell'ambito del Settimo programma quadro (7°PQ) sullo sviluppo di percorsi alternativi dalla ricerca all'industria per le tecnologie dei biocombustibili.

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