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Contenuto archiviato il 2024-06-18

EXplosives PrEcursor Defeat by Inhibitor Additives

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Anticipare una nuova forma di terrorismo e aiutare i primi soccorritori ad agire

Il terrorismo si sta evolvendo e Internet rende sempre più possibile per le persone creare armi nella privacy della propria casa. Per affrontare questa minaccia difficile da identificare, un progetto dell’UE ha sviluppato un’app che aiuta i servizi di emergenza a riconoscere quello in cui potrebbero imbattersi.

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L’Europa ha subito numerosi attacchi terroristici che hanno incluso l’uso di esplosivi negli ultimi 15 anni. Gli attentati del 2004 a Madrid, del 2005 a Londra e del 2011 a Oslo sono tra i più considerevoli all’inizio di questo periodo e gli attentati a Bruxelles e Manchester due dei più recenti. I legislatori stanno reagendo a questa situazione e i ricercatori possono aiutarli nel loro lavoro fornendo raccomandazioni scientifiche per regolamenti e metodi alternativi volti a contrastare la minaccia rappresentata dagli esplosivi fatti in casa. Il progetto EXPEDIA, finanziato dall’UE, ha fatto proprio questo, come spiega lo scienziato senior Patrik Krumlinde: «Abbiamo cercato di comprendere meglio come i terroristi creano gli esplosivi fatti in casa, da quali sostanze chimiche partono e dove le trovano nel mercato libero». Il progetto voleva stabilire con quanta facilità sia possibile creare questi esplosivi, quali attrezzature di base e quali conoscenze chimiche siano necessarie al terrorista. Per fare ciò, la squadra di EXPEDIA ha esaminato i diversi tipi di ricette e metodi per preparare gli esplosivi fatti in casa al fine di stabilirne la disponibilità. I partner del progetto hanno anche valutato l’attrezzatura e il livello di formazione e conoscenza dell’autore, necessari per la preparazione del materiale. «Abbiamo inoltre effettuato prove di detonazione al fine di valutare l’efficienza e la potenza di esplosivi fatti in casa prodotti seguendo diverse ricette», afferma il dott. Krumlinde. Il lavoro sta già avendo un certo impatto: infatti il progetto ha, su richiesta, fornito raccomandazioni alla Commissione europea per l’imminente revisione del regolamento precursore n. 98/2013. Nella proposta attualmente adottata dalla Commissione, tre nuovi regolamenti su quattro sono in linea con le raccomandazioni del consorzio EXPEDIA. «Abbiamo anche dimostrato che sarebbe possibile aumentare la difficoltà di utilizzare alcuni materiali precursori comuni nella produzione di esplosivi fatti in casa mediante l’uso di additivi, che EXPEDIA definisce “inibitori”», aggiunge il dott. Krumlinde. Contestualmente al progetto, EXPEDIA ha creato una guida europea per i primi soccorritori con le istruzioni di base su come interpretare gli oggetti trovati su una scena del crimine, qualora ci si imbatta in sospette fabbriche di bombe. Essa si presenta sotto forma di un’applicazione per smartphone, destinata alla polizia e ai servizi di soccorso per aiutarli a identificare i laboratori clandestini. Ma perché un’app? «Inizialmente, intendevamo sviluppare un opuscolo, ma a metà del progetto abbiamo spostato la nostra attenzione sugli smartphone. Anche se oggi non è così, è probabilmente solo una questione di tempo prima che gli smartphone siano nelle mani di tutti i corpi di polizia e di soccorso. Hanno infatti un grande potenziale per essere uno strumento importante nel loro lavoro quotidiano, ma anche in casi speciali di questo genere, in cui possono usare la nostra guida per identificare possibili fabbriche di bombe e mettere i servizi di emergenza in contatto diretto con gli esperti», afferma il dott. Krumlinde. Il progetto ha superato numerose difficoltà per arrivare a essere in grado di contribuire alla sicurezza pubblica. Il dott. Krumlinde descrive la ricerca di inibitori adatti per l’uso con determinati materiali che possono essere usati per fabbricare bombe come una delle maggiori sfide che hanno dovuto affrontare. «La maggior parte dei precursori sono ampiamente utilizzati nella società ed è necessario trovare additivi che non hanno un impatto ambientale negativo a causa, ad esempio, della tossicità, assicurandosi che aggiungerli non ne aumenti il prezzo». La squadra ha trovato alcuni inibitori promettenti, ma solo uno su tre presenta caratteristiche sufficienti per essere attuato in questa fase, mentre gli altri hanno bisogno di maggiore ricerca. Il dott. Krumlinde ritiene che la sfida più grande in generale nell’ambito della sicurezza degli esplosivi sia trasformare i risultati della ricerca in prodotti o regolamenti che possano avere un’influenza positiva e un impatto sulla società. Il progetto ha fatto bene su questo fronte, ma qual è il risultato più significativo? Il dott. Krumlinde è chiaro su questo punto: «Insieme alle organizzazioni di tutta Europa, stiamo raccogliendo informazioni e stiamo collaborando per dare risposta a queste domande, in modo da poter sostenere la polizia, i servizi di soccorso e i legislatori nel loro lavoro per una società più sicura». Questa cooperazione, resa possibile grazie al finanziamento del progetto, è stata la chiave di un successo che continua, come spiega il dott. Krumlinde. «Siamo coinvolti in numerosi progetti in corso legati alla sicurezza, quindi il lavoro va avanti. Al momento stiamo lavorando alla creazione di una rete europea di esperti in questo settore e stiamo valutando i risultati dei progetti finanziati dall’UE per identificare le future iniziative di ricerca».

Parole chiave

EXPEDIA, sicurezza, terrorismo, precursori, inibitori, esplosivi fatti in casa, primi soccorritori, servizi di emergenza, app

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