La scoperta di nuovi dati su Marte svela i misteri del pianeta rosso
Il progetto UPWARDS è riuscito nell’intento di esaminare i dati di missioni come la Mars Express per acquisire informazioni inedite sui contenuti del sottosuolo e sulle tempeste di polvere di Marte, nonché sul comportamento delle nuvole di ghiaccio d’acqua e sullo scambio di metano tra l’interno del pianeta e l’atmosfera. Sono stati sviluppati nuovi metodi per mettere a frutto i dati ricavati dalla missione ExoMars Trace Gas Orbiter (TGO) del 2016, al fine di mettere a disposizione un modello di riferimento da utilizzare in missioni future come l’operazione ExoMars Rover. Clima di cooperazione Il dottor Miguel Angel López-Valverde dell’istituto di astrofisica dell’Andalusia, Spagna, nonché coordinatore del progetto, ritiene che i risultati della ricerca dimostrino chiaramente il ruolo essenziale svolto dalla cooperazione scientifica nel tentativo di comprendere sistemi complessi come il clima di un pianeta, poiché offre agli scienziati una reale visione d’insieme. «Negli ultimi due decenni di esplorazione, abbiamo scoperto che il clima di Marte è decisamente più complesso rispetto alle prime supposizioni», spiega. «Il clima dovrebbe essere inteso come un sistema integrato analogo a quello terrestre, in cui elementi quali superficie, vulcani, oceani, atmosfera e nuvole interagiscono fra di loro». La collaborazione di esperti provenienti da un ampio ventaglio di settori, come è avvenuto nel caso di UPWARDS, è stata determinante per il successo dell’iniziativa. «Uno dei punti di forza del progetto è stato permettere ai team di collaborare sin dall’inizio», afferma López-Valverde. «Di solito, i ricercatori ricevono finanziamenti per le rispettive aree di competenza e collaborano con altri esperti solo nelle fasi successive. Abbiamo dimostrato che l’istituzione di team collaborativi prima dell’ottenimento di nuovi dati sulle missioni può offrire benefici importanti nella preparazione delle missioni. E sono convinto che questa sia una chiara lezione per il futuro». Alla scoperta di Marte Sin dall’inizio, l’obiettivo principale del progetto era lo sviluppo di metodi matematici per l’ottenimento di più grandi volumi di dati su Marte. «Alcune di queste tecniche sono in grado di combinare dati ricavati da strumenti diversi, il che può rivelarsi molto più efficiente», afferma López-Valverde. «Questo tipo di approccio è stato adoperato per la raccolta di dati dai satelliti di monitoraggio nell’orbita terrestre, ma questa è la prima volta che tali tecniche vengono applicate a Marte». Sono stati introdotti nuovi metodi per il recupero di dati in speciali geometrie osservate. I profili verticali di vapore acqueo e anidride carbonica possono essere registrati anche in condizioni atmosferiche polverose o di illuminazione solare diretta, un risultato che solo cinque anni fa sarebbe stato impossibile da ottenere. Il progetto è riuscito anche a sbirciare all’interno delle tempeste di polvere. «È stata un’impresa particolarmente difficoltosa», afferma López-Valverde. «Abbiamo osservato una correlazione inversa tra la quantità di polvere e la quantità di vapore acqueo all’interno di una tempesta. E ci tengo a sottolineare che anche questo tipo di rilevamenti è una novità assoluta nel caso di Marte». Un’altra interessante conquista è rappresentata dallo sviluppo di una mappa completa delle nuvole di ghiaccio d’acqua, la quale suggerisce che queste rivestono un ruolo di primo piano nel ciclo idrologico del pianeta. «Si tratta di oggetti straordinari e insoliti di cui fino a oggi si sapeva molto poco», spiega López-Valverde. «Sospettiamo l’esistenza di uno scambio attivo di vapore acqueo tra il sottosuolo e l’atmosfera e abbiamo ragione di ritenere che le nuvole di ghiaccio d’acqua siano molto più abbondanti rispetto alle previsioni iniziali. Tutti questi dati provengono dalla missione Mars Express; noi non abbiamo fatto altro che sviluppare i metodi utilizzati per l’estrazione delle informazioni». Il progetto è stato in grado di misurare e confrontare le stupefacenti emissioni di idrogeno osservabili ai margini estremi dell’atmosfera, probabilmente confermando che le grandi quantità di vapore acqueo sono in grado di raggiungere altitudini elevate durante le tempeste di polvere. Il progetto si è concluso nel febbraio 2018, ma il dottor López-Valverde si dice convinto che la diffusione dei dati e degli strumenti permetterà all’Europa di conquistare una posizione dominante nella ricerca sul pianeta rosso, favorendo anche la creazione di più solide collaborazioni tra i team europei. «L’istituzione di grandi consorzi collaborativi è essenziale per la futura ricerca planetaria», sottolinea. «Questo progetto ha stabilito un precedente che mi auguro sarà osservato anche da altri».
Parole chiave
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