Una tecnologia di scansione profonda per sensori di impronte digitali di prossimo livello
Da quando hanno cominciato ad apparire sugli smartphone nel 2007, i sensori di impronte digitali sono diventati abbastanza popolari. Sono però lontani dall’essere perfetti: qualsiasi cambiamento o danno al dito impedisce agli scanner attuali di riconoscerlo. “Nel caso di impronte digitali alterate, i sensori esistenti non sono in grado di catturare un’immagine dell’impronta digitale di qualità abbastanza alta per l’elaborazione automatica e il riconoscimento,” spiega Stéphane Revelin, programme manager presso Idemia e coordinatore del progetto INGRESS (Innovative Technology for Fingerprint Live Scanners). Questa scena risulterà familiare a molti proprietari di smartphone che hanno cercato di fare una scansione delle proprie impronte digitali dopo essere stati a contatto con un liquido o dopo un’intensa giornata di lavoro manuale. Le due tecnologie sviluppate nell’ambito di INGRESS sono state create tenendo conto di questi problemi. Usando ultrasuoni e tomografia ottica a coerenza di fase (OCT), rispettivamente, sono in grado di catturare impronte digitali interne, le impronte cioè sotto la superficie della pelle. “Alcuni studi hanno mostrato che il motivo dell’impronta digitale è presente nell’epidermide. L’obiettivo del nostro sensore innovativo è catturare questo motivo e ottenere un’immagine dell’impronta digitale che sia utilizzabile per il riconoscimento dell’impronta digitale con sistemi e algoritmi legacy,” dice Revelin. “Inoltre una terza tecnologia è stata sviluppata nell’ambito di INGRESS: un sensore sottile basato sull’elettronica organica stampata (POE). Ha diversi vantaggi rispetto ai sensori attuali: un costo più basso e un fattore di forma molto piccolo anche per grandi superfici.” Sviluppare queste tecnologie non è stato facile. Nel corso del progetto, il team ha innanzitutto scoperto che la tecnologia OCT era migliore degli ultrasuoni per riconoscere le impronte digitali interne. Questa tecnologia riusciva a catturare immagini di impronte digitali al di sotto della superficie con una qualità abbastanza alta da permetterne l’elaborazione. Da questo punto, il team è riuscito a dimostrare che, nel caso di impronte digitali danneggiate, il riconoscimento non era compromesso. “Abbiamo fatto enormi progressi,” dice entusiasta Revelin. “Non possiamo però ancora pretendere di superare le soluzioni attualmente disponibili. C’è ancora lavoro da fare per migliorare la qualità e la precisione del nostro sistema. I nostri standard indicano che i sensori legacy forniscono ancora risultati più accurati, ma l’OCT li segue da vicino.” L’obiettivo del team per la POE era ottenere una risoluzione di 500 dpi per il sensore, rispetto agli scanner allo stato dell’arte che forniscono immagini a 64 dpi. Anche se non è stato possibile raggiungere questo obiettivo nei tempi del progetto, il team si è avvicinato molto allo sviluppo di un prototipo. Proprio come per l’OCT, intendono continuare a lavorare per avvicinarsi alla futura fase industriale. Quando finalmente raggiungeranno questo livello di maturità, le tecnologie di INGRESS potrebbero essere usate per il controllo delle frontiere, spiega Revelin. “La polizia di frontiera si trova ad affrontare una serie di situazioni nelle quali impronte digitali volontariamente o involontariamente danneggiate rendono molto difficile l’accesso a informazioni sul viaggiatore. I sensori sotto-superficiali potrebbero essere molto utili in queste situazioni. Quando sarà matura, la tecnologia POE potrebbe essere integrata anche nello schermo di uno smartphone o di un tablet.” Se funziona in questi casi, la POE troverà sicuramente un posto di primo piano nel competitivo settore degli smartphone.
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