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Contenuto archiviato il 2023-04-12

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Tendenze scientifiche: Un metodo innovativo trasforma le ferite aperte in pelle sana

Per la prima volta in assoluto, gli scienziati sono in grado di guarire le ferite con cellule della pelle riprogrammabili.

Ci sono buone notizie all’orizzonte per le vittime di ustioni e di altre gravi ferite. Anche pazienti anziani con piaghe da decubito o malattie croniche come il diabete ne trarranno grande beneficio. Dopo 10 anni di lavoro, una squadra di ricerca ha trasformato cellule tissutali in cellule della pelle nei topi. Questa scoperta aiuterà a rimarginare gravi ferite causate da ustioni o ulcere che sono solitamente trattate con innesti di pelle. Pubblicato nella rivista «Nature», lo studio presenta una promettente tecnologia in cui alcuni geni vengono inseriti nelle cellule per farle passare da una forma a un’altra. La tecnica genetica conosciuta come riprogrammazione cellulare trasforma direttamente le cellule naturalmente presenti in una ferita aperta in nuove cellule della pelle, e lo fa riprogrammando le cellule ferite a uno stadio simile a quello delle cellule staminali. In questo stato, le cellule ritornano a una condizione precedente più adattabile, da cui possono trasformarsi in differenti tipi di cellule. Riprogrammare le cellule per la medicina rigenerativa Per studiare il modo più efficiente di trasformare le cellule, i ricercatori hanno condotto circa 2 000 esperimenti con diverse combinazioni di geni e hanno identificato 55 molecole proteiche fondamentali per la ricrescita delle pelle. I test hanno portato a una combinazione di quattro geni, che è stata poi testata su ferite nei topi. Il gruppo di ricerca ha isolato le ferite dalla pelle circostante per riprodurre le condizioni avverse al centro di una grande ustione o di una ferita simile, senza pelle adiacente per stimolare la guarigione. Utilizzando questa tecnologia e gli attuali trattamenti farmacologici, sono stati in grado di rimarginare una lesione del diametro di 1 cm in circa due settimane. «Ciò che abbiamo fatto nello studio attuale è generare una copertura cutanea tridimensionale in una situazione sperimentale con ferita aperta in cui nessuna copertura o guarigione sarebbero mai possibili», ha detto il prof. Juan Carlos Izpisua Belmonte, scienziato del Salk Institute for Biological Studies in California e uno degli autori senior dello studio, al quotidiano britannico «Independent». «Questa osservazione suggerisce che potremmo teoricamente coprire o rimarginare una ferita di qualsiasi dimensione in un periodo di tempo specifico.» Il professore ha poi aggiunto: «Sebbene ciò non venga esaminato in modo specifico nel nostro lavoro attuale, alcune delle nostre conclusioni suggeriscono che questa tecnologia di riprogrammazione ha il potenziale di riportare a uno stato più “giovanile” la pelle invecchiata o alquanto malata». C’è ancora da fare moltissimo lavoro per garantire la sicurezza a lungo termine di questo approccio prima che diventi disponibile per i pazienti. «Lo studio attuale rappresenta l’inizio e riteniamo che i tempi per la guarigione potrebbero essere ulteriormente accorciati in futuro», ha detto il prof. Belmonte al giornale britannico «The Guardian». I risultati sono molto promettenti, ma sono solo il primo passo nel lungo viaggio per concretizzare la terapia genica per la guarigione delle ferite. Se avrà successo nell’aiutare a trattare le ulcere croniche negli esseri umani, questa tecnologia potrebbe alla fine essere una soluzione più semplice e più veloce rispetto ai trapianti chirurgici di pelle o agli innesti di pelle artificiale. Solo successivamente la comunità scientifica potrà sognare di applicare questa tecnica innovativa ad altri tessuti e organi.

Paesi

Stati Uniti

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