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Contenuto archiviato il 2024-05-29

Integrated geophysical exploration technologies for deep fractured geothermal systems

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Energia a basso costo proveniente dalla crosta terrestre

Alcuni ricercatori finanziati dall'UE hanno sviluppato strumenti per l'estrazione di energia geotermica. Vi sono buone probabilità che tale iniziativa determini un abbattimento di più di metà dei costi di investimento, conducendo in tal modo ad un aumento importante della competitività economica di tale fonte di energia pulita e sostenibile.

Al di sotto della crosta terrestre, vi è uno strato di roccia calda e fusa chiamato magma che produce continuamente calore (sostenibile). L'energia è principalmente presente in siti vulcanici spesso collocati vicino ai confini delle placche tettoniche dove la terra "crepata" consente al calore di fuoriuscire e di formare i cosiddetti punti caldi caratterizzati da temperature sotterranee molto elevate in grado di riscaldare i fluidi locali e di produrre vapore. Il progetto I-GET ("Integrated geophysical exploration technologies for deep fractured geothermal systems") è stato concepito allo scopo di sviluppare metodi di prospezione geotermica innovativi tesi a ridurre al minimo i costi di prospezione e di perforazione che rappresentano il 60% degli investimenti totali in un impianto geotermico. Allo scopo di sviluppare modelli adeguati che rendano possibile l'individuazione di fluidi e/o di vapore prima della perforazione, i ricercatori hanno valutato i metodi di prospezione utilizzati presso il sito di prova Travale in Italia, il sito vulcanico Hengill in Islanda e la fonte di ricerca geotermica Gross Schoenebeck in Germania. I ricercatori dell'iniziativa I-GET si sono serviti di una combinazione di profili sismici, dati magnetotellurici (MT), segnali elettromagnetici transitori (TEM) e misurazioni geofisiche per produrre modelli di serbatoi. I modelli creati hanno consentito di potenziare la comprensione dei processi geotermici e di un modello tridimensionale (3D) della struttura della resistività (inversamente proporzionale alla sua capacità di conduzione del calore) del serbatoio Hengill che ha rivelato la presenza di conduttori profondi (3–9 km) al di sotto del sistema geotermico. Gli sperimentatori si sono occupati dell'integrazione degli studi sul campo con gli studi sperimentali sulla fisica delle rocce, simulando alti livelli di pressione e di temperatura dei serbatoi, e con le misurazioni magnetotelluriche delle audiofrequenze della fonte controllata (CSAMT). Mediante l'integrazione di dati sperimentali e teorici, il team è stato in grado di creare mappe di resistività e strutturali delle aree di interesse per le indagini geotermiche che indicano livelli di resistività più bassi (maggiore capacità di conduzione del calore) nelle zone centrali e sudorientali della regione. Grazie all'iniziativa I-GET, sono stati sviluppati con successo modelli che rendono possibile l'individuazione di regioni geotermiche con un elevato potenziale di conducibilità del calore senza la necessità di ricorrere alle perforazioni. Poiché la perforazione e la prospezione rappresentano più della metà dei costi di investimento degli impianti di energia geotermica, l'applicazione dei risultati potrebbe migliorare in modo significativo la competitività economica dell'energia geotermica sostenibile. I vantaggi associati si estendono all'occupazione, ai costi di utenza e all'ambiente europei.

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