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Che odore avevano le città antiche?

L’aroma delle nostre società si evolve con il mutare delle tendenze, delle tecnologie e delle condizioni igieniche. Se oggi potessimo tornare indietro nel tempo, cosa noteremmo anzitutto delle città dei secoli precedenti? È la nostra esperta Inger Leemans a «fiutare» le risposte.

«Forse la prima cosa che noteremmo è che gli odori si sentono meglio», dice Leemans, ricercatrice presso la Royal Netherlands Academy of Arts and Sciences. Senza alcuni degli elementi olfattivamente dannosi della vita moderna, tra cui i gas di scarico delle auto o dell’industria, il nostro naso sarebbe maggiormente in grado di recepire gli odori naturali dell’ambiente, spiega l’esperta. Dopo esserci abituati a questo miglioramento sensoriale, saremmo probabilmente colpiti da un paesaggio olfattivo decisamente più dominato dagli animali. Secoli fa, era decisamente più comune per i cittadini avere cavalli (per il trasporto), polli e mucche (senza possibilità di pastorizzare o refrigerare le uova e il latte, che dovevano essere conservati più vicino ai consumatori) e maiali (a Ginevra, molti maiali erano nutriti con i residui vegetali delle fabbriche di birra, quindi è probabile che odorassero alquanto di malto). Molti edifici storici erano fatti di legno, che quando era umido doveva aggiungere un odore caratteristico e mescolarsi a quello dei fumi proveniente dai numerosi camini. Città più grandi implicavano un maggior numero di panetterie, macellerie e birrerie, nonché macelli, che aggiungevano i loro odori alle strade. Molti di questi settori emergenti utilizzavano l’acqua dolce dei canali e dei fiumi e la sostituivano con acqua inquinata o sporca, arricchendo il bouquet complessivo. Più una città prosperava, più il suo odore doveva essere intenso. Un maggior numero di persone significava più morti, che in passato erano molto più esposti alla vista e all’olfatto. «La gente si lamentava spesso dei cadaveri in giro», aggiunge Leemans. In passato, inoltre, i corsi d’acqua venivano utilizzati più che altro come discariche e fognature a cielo aperto, con ovvie conseguenze olfattive. Detto questo, le testimonianze storiche, culturali e di altro tipo mostrano che si è sempre cercato di liberare le città dai cattivi odori, soprattutto perché molti ritenevano che gli odori stessi potessero diffondere malattie. Nel progetto ODEUROPA, finanziato dall’UE, Leemans e il suo team si sono avvalsi dell’intelligenza artificiale e dell’informatica avanzata per individuare e ricreare questi odori storici e riportarli in vita. Ciò anche attraverso l’estrazione e l’analisi di composti organici volatili da manufatti storici, sostanze chimiche che racchiudono i segreti degli odori del passato. I ricercatori hanno lavorato per contestualizzare gli oggetti e gli odori in combinazione con la ricerca archeologica e archeobotanica. Tra i risultati del progetto figurano: Smell Explorer, una risorsa online che consente agli utenti di studiare l’odore come fenomeno culturale; un’enciclopedia della storia e del patrimonio olfattivi, che combina competenze accademiche e creative sull’odore; e Olfactory Storytelling Toolkit per agevolare l’integrazione degli odori nelle mostre museali. Le città di oggi sono quindi meno intense per le narici rispetto a quelle di un tempo? Sì e no, dice Leemans. Probabilmente la nostra capacità olfattiva è leggermente diversa e siamo sensibilizzati a odori diversi. L’odierna Amsterdam ha «grano e waffle ovunque», osserva l’autrice. A ciò si aggiungono i gas di scarico, il fumo delle sigarette tradizionali e le nuvole profumate di frutta delle sigarette elettroniche. Leemans afferma che un visitatore proveniente dal passato potrebbe storcere il naso di fronte all’odore delle città moderne.

Parole chiave

ODEUROPA, odori, antico, paesaggio olfattivo, città, culturale, fenomeno, igiene