Caratterizzare il serbatoio idrico dell’Asia
La regione dell’alta montagna asiatica (HMA, high mountain Asia), che comprende la catena dell’Himalaya, è il serbatoio idrico dell’Asia. L’acqua viene conservata nella neve e nei ghiacciai; in quest’area, inoltre, vi sono le sorgenti di dieci grandi fiumi, tra cui il Gange. Dato che circa il 20 % della popolazione mondiale vive in bacini idrografici situati al di sotto dell’alta montagna asiatica, la comprensione dei cicli idrologici d’alta quota risulta un compito di cruciale importanza. I cambiamenti sono alla base dell’approvvigionamento idrico, ma possono anche essere causa di danni, come ad esempio la recente inondazione dell’Uttarakhand. Tuttavia, la lontananza e l’inaccessibilità della regione rendono difficile il compito di effettuare misurazioni relative a ghiacciai, neve, condizioni meteorologiche montane e idrologia. Il progetto CAT, sostenuto dal Consiglio europeo della ricerca, ha combinato osservazioni sul campo ad alta quota con tecniche di telerilevamento satellitare della massa dei ghiacciai e della neve presente. «Inoltre, siamo stati i primi a utilizzare i droni per monitorare le dinamiche dei ghiacciai, una soluzione ora ampiamente usata nella regione», spiega Walter Immerzeel, docente di geoscienze presso l’Università di Utrecht e coordinatore del progetto finanziato dall’UE. Questi dati hanno fornito informazioni utili per elaborare modelli idrometeorologici dettagliati in grado di prevedere il probabile impatto idrologico esercitato dai modelli sulla variabilità meteorologica montana indotta dai cambiamenti climatici. I primi risultati del progetto sono confluiti in uno studio chiave, pubblicato su «Nature», secondo le cui conclusioni, anche nel caso in cui si riuscisse a contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 °C, il 36 % del volume del ghiaccio scomparirà entro la fine del secolo. Qualora tale obiettivo non venisse raggiunto, secondo le previsioni di CAT la percentuale relativa a tale riduzione sarà compresa tra il 49 % e il 64 %. Inoltre, dato che l’HMA si riscalda più rapidamente rispetto alla media mondiale, un incremento pari agli 1,5 °C a livello globale comporterebbe un aumento regionale di 2,1 °C.
Aree, volumi e cambiamenti dei ghiacciai
Il team di CAT ha concentrato l’attenzione in particolare sui ghiacciai ricoperti di detriti sedimentari e rocciosi, i più diffusi nell’Himalaya. I detriti influiscono sulla velocità di fusione: mentre gli strati spessi isolano il ghiaccio, rallentando tale processo, gli strati sottili oscurano la superficie, riducendo il relativo riflesso e accelerando così la fusione. Per svolgere le indagini sui ghiacciai sono stati effettuati voli con droni ogni sei mesi. I dati ricavati sono stati impiegati per realizzare modelli intesi a ricostruire l’elevazione della superficie dei ghiacciai e a tracciare i cambiamenti e la variabilità nel processo di fusione. Una rete di pluviometri ha effettuato misurazioni della pioggia e della neve che hanno avuto luogo nella regione. Misurare proprietà della neve quali i tassi di sublimazione, le temperature e le altezze ha contribuito a stabilire l’interazione con le variabili atmosferiche e la velocità di fusione, un’operazione essenziale per convalidare le simulazioni atmosferiche. «Mediante la comprensione delle modalità attraverso cui i modelli meteorologici atmosferici su larga scala, insieme ai ghiacciai ricoperti di detriti e la sublimazione della neve, influenzano il ciclo idrologico d’alta quota possiamo determinare la probabile risposta dei ghiacciai e dei manti nevosi della zona ai cambiamenti climatici, nonché il loro presumibile impatto sulla disponibilità di acqua», aggiunge Immerzeel. Contrariamente a quanto ci si aspettava, un risultato chiave riguarda il fatto che i cambiamenti climatici comporteranno un aumento della quantità di acqua nei prossimi decenni, parallelamente alla fusione dei ghiacciai e all’incremento delle precipitazioni. Un altro risultato concerne l’area dell’HMA in cui si incontrano tre diverse catene montuose, ovvero il Karakoram, il Pamir e i monti Kunlun, dove i ghiacciai stanno crescendo e guadagnando massa. «La causa di ciò è stato l’aumento dell’irrigazione effettuata mediante riserve di acque freatiche. Abbiamo messo in evidenza il modo in cui nel bacino del Tarim, in Cina, l’irrigazione ha direttamente influenzato la crescita dei ghiacciai: l’evaporazione di una maggiore quantità di acqua e l’incremento dell’umidità atmosferica provocano infatti un aumento delle nuvole e delle nevicate nelle montagne», afferma Immerzeel.
Prepararsi agli eventi estremi
Il team sta ora lavorando con il www.icimod.org (Centro internazionale per lo sviluppo integrato della montagna) (ICIMOD, International Centre for Integrated Mountain Development) di Kathmandu, un istituto di conoscenza composto da responsabili decisionali chiave. Un esito degno di nota è la pubblicazione «The Hindu Kush Himalaya Assessment: Mountains, Climate Change, Sustainability and People», una relazione faro che presenta i risultati ottenuti da CAT. «La sfida regionale è quella di affrontare gli eventi meteorologici estremi che si verificano nelle montagne, potenzialmente in grado di provocare nuove inondazioni, frane e crolli di ghiacciai. Adesso sono concentrato sul ruolo svolto dai cambiamenti climatici e sulla maggiore vulnerabilità cui sono soggette persone e infrastrutture», conclude Immerzeel.
Parole chiave
CAT, Asia, acqua, cambiamenti climatici, neve, ghiaccio, ghiacciaio, drone, detriti, fusione, sublimazione