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Contenuto archiviato il 2023-04-17

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Come tenere traccia di malattie come il COVID-19 in modo efficace

Un’iniziativa dell’UE sfrutta l’estrazione dei dati e tecniche analitiche per impiegare megadati da molteplici fonti. Il progetto migliorerà l’individuazione, il monitoraggio e la valutazione di malattie emergenti in Europa.

Mentre la crisi sanitaria legata al coronavirus genera ripercussioni e conseguenze percepite in ogni angolo del globo, un gruppo internazionale di scienziati sta sostenendo gli sforzi di monitoraggio tesi ad affrontare l’epidemia. Con un parziale sostegno dal progetto MOOD, finanziato dall’UE, il gruppo ha pubblicato varie relazioni che prendono in esame diversi aspetti della diffusione del COVID-19. In un articolo pubblicato sulla rivista «Science», gli studiosi hanno impiegato «un modello globale di trasmissione delle malattie nelle metapopolazioni, per ottenere una proiezione dell’impatto delle limitazioni agli spostamenti sulla diffusione nazionale e internazionale dell’epidemia». Nell’articolo si afferma: «Il modello è calibrato sulla base dei casi registrati a livello internazionale e mostra che, il 23 gennaio 2020, quando fu imposto il divieto di spostarsi da Wuhan, nella maggior parte delle città cinesi erano già arrivati numerosi viaggiatori infetti. La quarantena sugli spostamenti di Wuhan ha rallentato la progressione generale dell’epidemia nella Cina continentale solo di 3 - 5 giorni. Tuttavia, queste misure hanno avuto un effetto più marcato su scala internazionale, dove i casi di importazione hanno subito una diminuzione quasi dell’80% fino a metà febbraio». Secondo i risultati dello studio, «il prolungamento delle limitazioni sul 90% degli spostamenti da e verso la Cina continentale influenza solo modestamente la traiettoria dell’epidemia, a meno che non venga accompagnato da una riduzione della trasmissione della malattia all’interno della comunità pari o superiore al 50%». I ricercatori sottolineano che la loro analisi dell’«epidemia [di coronavirus] e la valutazione, basata su modelli, degli effetti delle limitazioni agli spostamenti potrebbero essere determinanti per le agenzie nazionali internazionali impegnate nella pianificazione della risposta sanitaria pubblica». Inoltre, i ricercatori evidenziano che «sebbene il divieto di spostamento da Wuhan inizialmente sia stato efficace nel ridurre i casi importati a livello internazionale, il numero di casi osservati fuori dalla Cina continentale riprenderà a crescere dopo 2-3 settimane a causa di casi di altra provenienza». Gli scienziati concludono che «limitare [ulteriormente] gli spostamenti fino al 90% del traffico produce un effetto modesto, se queste misure non vengono accompagnate da interventi da parte della sanità pubblica e da cambiamenti nei comportamenti, che permettono di ottenere una sensibile riduzione nella trasmissibilità della malattia». Gli studiosi sottolineano che i risultati del loro studio potrebbero agevolare lo sviluppo di programmi di contenimento e di politiche di mitigazione ottimizzati, sia a livello nazionale che internazionale.

Rischi in Africa

Un altro studio, parzialmente sostenuto da MOOD, ha preso in esame il livello di preparazione delle nazioni africane contro il nuovo coronavirus. Il manoscritto preliminare, una prestampa che non è stata ancora sottoposta a revisione paritaria, è stato reso disponibile su «medRxiv», un server di distribuzione e archivio online gratuito. «Per determinare la capacità dei paesi di identificare e gestire i casi abbiamo impiegato due indicatori. Il primo è la preparazione, calcolata utilizzando il quadro di monitoraggio e valutazione del regolamento sanitario internazionale dell’OMS (Organizzazione mondiale per la sanità); il secondo è la vulnerabilità, stimata impiegando l’indice di vulnerabilità alle malattie infettive». Nell’articolo si afferma: «I paesi a più elevato rischio di importazione (Egitto, Algeria, Repubblica del Sudafrica) hanno una capacità di rispondere alle epidemie da moderata ad alta. I paesi a rischio moderato (Nigeria, Etiopia, Sudan, Angola, Tanzania, Ghana, Kenya) possiedono una capacità variabile e presentano un alto livello di vulnerabilità». Il progetto MOOD (MOnitoring Outbreak events for Disease surveillance in a data science context) terminerà a dicembre 2023. Esso svilupperà una «piattaforma di inquadramento e visualizzazione, che permetterà l’analisi e l’interpretazione di dati epidemiologici e genetici in tempo reale, in combinazione con covariate ambientali e socioeconomiche», come evidenziato sul sito web del progetto. «I risultati di MOOD saranno concepiti e sviluppati insieme agli utenti finali, per assicurarsi che lo utilizzino regolarmente durante lo svolgimento del progetto MOOD e successivamente. I dati saranno collaudati e messi a punto su malattie modello trasmesse tramite aria, vettori o acqua, includendo la resistenza antimicrobica». Per ulteriori informazioni, consultare: sito web del progetto MOOD

Parole chiave

MOOD, COVID-19, coronavirus, epidemia, focolaio, malattia, salute

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