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Toxicity of anthropogenic multi-stressed soils under a global warming perspective

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Terreni tossici e l’impatto dei cambiamenti climatici

Analizzare i potenziali effetti dei cambiamenti climatici su terreni già stressati da attività antropogeniche è fondamentale per determinare fino a che punto queste aree vulnerabili ne saranno colpite. Il progetto GLOBALTOX ha cercato di valutare la misura in cui la tossicità di terreni sottoposti a diversi stress possa essere influenzata nell’ambito dell’attuale prospettiva di riscaldamento globale.

Alimenti e Risorse naturali icon Alimenti e Risorse naturali

I cambiamenti climatici hanno il potenziale di compromettere seriamente i componenti biotici (ovvero i fattori relativi agli organismi viventi) degli ecosistemi terrestri e di alterarne quelli abiotici. La situazione potrebbe rivelarsi di gran lunga peggiore nel caso di sistemi che devono far fronte a diversi livelli di fattori di stress ambientale e antropogenico, come ad esempio i terreni contaminati dall’uomo. Gli effetti dei contaminanti tossici potrebbero peggiorare a seconda delle condizioni climatiche predominanti, aggravando la pressione e rischiando di provocare un ulteriore degrado. Il progetto dell’UE GLOBALTOX ha valutato la sensibilità di diverse specie di invertebrati terrestri ai cambiamenti indotti da singoli fattori climatici nella tossicità dei terreni: temperatura dell’aria, umidità del suolo, concentrazioni atmosferiche di CO2 e radiazioni UV. Altro obiettivo della valutazione, raggiunto mediante l’impiego di invertebrati terrestri come bioindicatori, era scoprire il modo in cui i livelli di tossicità vengono influenzati a seconda di diversi scenari di cambiamenti climatici, simulati combinando più fattori climatici. Ambienti pianificati Il gruppo di ricerca ha raccolto campioni di terreno naturale colpito da inquinamento antropogenico da metalli in un’ex zona mineraria del Portogallo e in un’area precedentemente adibita a uso agricolo in cui sono stati scaricati per anni rifiuti chimici provenienti da un vicino complesso industriale. Ha poi inviato i saggi di terreno alle strutture di laboratorio dell’Università di Aveiro, dove sono stati essiccati all’aria e conservati alla temperatura di 4 °C prima di essere utilizzati negli esperimenti. Il gruppo ha creato combinazioni di diversi fattori climatici per ospitare i terreni basandosi sulle previsioni dei possibili scenari di emissioni elaborate dal Gruppo internazionale di esperti sul cambiamento climatico (IPCC). Successivamente, ha misurato i cambiamenti di parametri chiave del terreno quali pH, materia organica, ciclo dei nutrienti, disponibilità di metallo e comunità microbica. Sono state utilizzate specie di invertebrati del suolo per comprendere i possibili effetti a livello di organismo e di popolazione. Le specie selezionate svolgono ruoli fondamentali per il corretto funzionamento degli ecosistemi terrestri. Il gruppo ne ha esaminato il comportamento per quanto concerne sopravvivenza, riproduzione e protezione dai terreni contaminati e ha misurato le concentrazioni corporee di metallo, i biomarcatori enzimatici e i cambiamenti di espressione genica negli organismi. «Nella prima fase abbiamo controllato gli effetti indotti dalle alterazioni dei singoli fattori climatici selezionati per comprendere le specifiche conseguenze provocate da ciascuno di essi», spiega la dott.ssa María Nazaret González Alcaraz, borsista Marie Curie del progetto. «Nella seconda fase abbiamo combinato più fattori climatici per simulare le condizioni climatiche ambientali a livello generale in modo realistico». Sostenere la comunità scientifica Il gruppo ha scoperto che gli scenari climatici previsti per il 2100 potrebbero incidere sulle prestazioni delle specie di invertebrati terrestri che abitano terreni colpiti da contaminazione antropogenica da metalli. Gli effetti sono risultati particolarmente pronunciati nei casi in cui le condizioni di aridità dei terreni venivano intensificate dall’esposizione a temperature dell’aria più elevate. Inoltre, i terreni caratterizzati da condizioni di acidità elevata e da un alto contenuto di metallo sono tra i più influenzati, con un conseguente aumento degli effetti tossici. Secondo le conoscenze del gruppo responsable di GLOBALTOX, questa è la prima volta in cui i rischi di ecotossicità causati da terreni colpiti da contaminazione antropogenica da metalli sono stati valutati nell’ambito di previsioni realistiche di scenari di cambiamenti climatici, grazie all’impiego di invertebrati terrestri come bioindicatori. «I risultati che abbiamo ottenuto potrebbero avere un impatto significativo sul monitoraggio e sulla gestione di terreni contaminati dall’uomo nel contesto dei cambiamenti climatici», afferma la dott.ssa González Alcaraz. «Questi risultati forniscono prove evidenti a sostegno dell’obiettivo di limitare l’innalzamento globale delle temperature a 1,5 ºC fissato dall’accordo di Parigi», aggiunge la ricercatrice. Il gruppo sta concludendo le analisi di alcuni campioni e sta inoltre lavorando alla pubblicazione dei risultati ottenuti. Nel medio-lungo termine, intende svolgere gli stessi test su altri tipi di terreno contaminato.

Parole chiave

GLOBALTOX, terreno, ambiente, tossine, esperimento, cambiamenti climatici

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