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Contenuto archiviato il 2023-03-09

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Il plancton tra le cause dell'estinzione delle ammoniti

Le ammoniti, tra i fossili guida più importanti del pianeta, sono da sempre un punto di riferimento importante per i paleontologi. Parenti estinti di piovre, calamari e seppie, le ammoniti sono i molluschi marini che hanno popolato i mari per ben 350 milioni di anni, prima di ...

Le ammoniti, tra i fossili guida più importanti del pianeta, sono da sempre un punto di riferimento importante per i paleontologi. Parenti estinti di piovre, calamari e seppie, le ammoniti sono i molluschi marini che hanno popolato i mari per ben 350 milioni di anni, prima di estinguersi 65,5 milioni di anni fa. Nonostante siano soggetti molto studiati, le ricerche sulla loro alimentazione sono molto recenti e sono da attribuire a un gruppo di scienziati franco-americani che dalle pagine della rivista Science affermano che questa specie si nutriva di plancton. Una scoperta, questa, che chiarisce le cause della loro estinzione. Utilizzando il Laboratorio europeo delle radiazioni al sincrotrone (ESRF) di Grenoble (Francia), i ricercatori hanno creato delle immagini a raggi X tridimensionali che ritraggono le varie parti della bocca di tre specie di ammoniti rinvenute negli Stati Uniti (South Dakota), un'area che attira numerosi amanti dei fossili. Le immagini mostrano anche i resti dell'ultimo pasto consumato dai molluschi: il plancton. Gli studi condotti in passato avevano evidenziato come lo stesso asteroide che ha causato l'estinzione dei dinosauri fosse alla base di un repentino declino della disponibilità di plancton. Sarebbe questa - secondo gli scienziati - la motivazione alla base dell'estinzione delle ammoniti. La ricostruzione in 3D consente di osservare da vicino mandibole e denti dei molluschi e in un caso è stato addirittura possibile individuare nella bocca di uno dei campioni la presenza di una piccola lumaca e di tre crostacei. "La specie fossile Baculites, una delle poche specie di questa famiglia resistita fino al passaggio dal Cretaceo al Paleogene, se non addirittura oltre, disponeva di mandibole e radula, una sorta di lingua ricoperta di denti", affermano i ricercatori. Gli scienziati hanno scoperto che la cuspide più alta della radula misurava 2 mm, e che i denti, decisamente sottili, avevano forme diverse (sciabola, pettine ecc.). Poiché i fossili di plancton non sono stati rinvenuti altrove sui campioni raccolti, gli scienziati concludono che l'esemplare deve essere morto proprio consumando quell'ultimo pasto, escludendo quindi che il plancton si sia introdotto nella bocca del mollusco a morte avvenuta. Il primo autore dello studio, la dottoressa Isabelle Kruta, del Muséum national d'histoire naturelle (MNHN), in Francia, ha affermato: "Mi ha molto sorpresa vedere i denti e trovare il plancton nella bocca dell'esemplare. Per la prima volta abbiamo avuto modo di osservare la finezza di queste strutture dallo stato di conservazione eccezionale e di utilizzare dettagli ad alta definizione per ottenere informazioni sull'ecologia di questi enigmatici animali. Neil Landman dell'American museum of natural history di New York, co-autore dello studio, ha detto: "Prendendo in considerazione l'ampia mandibola inferiore delle ammoniti e queste nuove informazioni sui denti, si capisce che questi animali dovevano avere una nutrizione diversa dai Nautilus, che si nutrono invece di carcasse. Le ammoniti hanno una mandibola inferiore molto ampia, dotata di denti sottili. L'effetto non è però quello della bocca del lupo di Cappuccetto rosso. In questo caso una bocca grande rende più facile mangiare le prede più piccole. Il dott. Landman continua dicendo che la ricerca mette in luce diversi fattori, tra cui il fatto che la radiazione delle ammoniti potrebbe essere collegata a quella del plancton nel Giurassico inferiore. Questi risultati potrebbero aiutare gli scienziati a comprendere il ciclo del carbonio in quell'epoca. Parlando dell'uso della microtomografia con il sincrotrone a raggi X, Paul Tafforeau dell'ESRF, un altro degli autori dello studio, la definisce una delle tecniche più sensibili per analizzare la struttura interna dei fossili senza danneggiarli. "È stata utilizzata per la prima volta dieci anni fa sui denti dei primati ed è oggi ampiamente utilizzata in paleontologia", dice. "Abbiamo fatto un primo test sui campioni di ammoniti dopo il fallimento di un tentativo con uno scanner tradizionale. La qualità dei risultati ottenuti ci ha convinti ad utilizzare questa tecnica su tutti gli altri campioni. In quasi tutti i casi abbiamo scoperto una radula e in un caso molte altre strutture. Isabelle Rouget del Laboratoire de paléontologie dell'Université Pierre et Marie Curie di Parigi, tra gli autori dello studio, ha detto: "Ora sappiamo che le ammoniti occupavano una nicchia nella rete trofica diversa da quanto finora ritenuto.Per maggiori informazioni, visitare: Laboratorio europeo delle radiazioni al sincrotrone (ESRF): http://www.esrf.eu/ Muséum national d'histoire naturelle (MNHN): http://www.mnhn.fr/ American museum of natural history: http://www.amnh.org/ Science: http://www.sciencemag.org/

Paesi

Francia, Stati Uniti

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