Skip to main content
European Commission logo
italiano italiano
CORDIS - Risultati della ricerca dell’UE
CORDIS
CORDIS Web 30th anniversary CORDIS Web 30th anniversary

Article Category

Contenuto archiviato il 2023-03-07

Article available in the following languages:

Cambiamento climatico: anche la demografia conta

I cambiamenti del numero di abitanti, l'invecchiamento della popolazione e l'urbanizzazione potrebbero avere ripercussioni significative sulle emissioni globali di biossido di carbonio nei decenni a venire, questo quanto ha rivelato una recente ricerca. In un articolo apparso ...

I cambiamenti del numero di abitanti, l'invecchiamento della popolazione e l'urbanizzazione potrebbero avere ripercussioni significative sulle emissioni globali di biossido di carbonio nei decenni a venire, questo quanto ha rivelato una recente ricerca. In un articolo apparso sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), un gruppo di scienziati austriaci, tedeschi e statunitensi afferma che il controllo della crescita della popolazione potrebbe contribuire a ridurre le emissioni fino al 29%, favorendo così il raggiungimento della riduzione prefissata per il 2050 per impedire che le temperature arrivino a livelli di guardia. Se la crescita della popolazione rimanesse entro livelli moderati, entro la fine del secolo sarebbe possibile raggiungere un valore di riduzione delle emissioni pari al 41%. "L'eventuale rallentamento della crescita della popolazione non sarebbe sufficiente a risolvere il problema climatico, ma potrebbe dare un contributo positivo, soprattutto sul lungo termine", ha commentato Brian O'Neill del Centro statunitense per la ricerca sull'atmosfera (National Center for Atmospheric Research - NCAR). "Oggi come oggi un rallentamento dell'aumento della popolazione nei paesi in via di sviluppo potrebbe influire in modo determinante sulla popolazione mondiale. Tuttavia, anche nei paesi industrializzati una crescita della popolazione ridotta avrebbe un ruolo significativo in virtù del più alto consumo energetico pro capite", ha aggiunto Shonali Pachauri dell'Istituto internazionale di analisi applicata dei sistemi (International Institute for Applied Systems Analysis), con sede in Austria. L'èquipe sta inoltre analizzando l'influenza dell'estensione delle zone urbane sulle emissioni di carbonio. I risultati ottenuti dai ricercatori lasciano supporre che la crescita della popolazione urbana potrebbe determinare un'impennata delle emissioni di CO2 di ben il 25% in alcuni paesi in via di sviluppo. I ricercatori attribuiscono questo dato alla produttività e ai consumi più elevati della forza lavoro urbana. Dall'altro lato, l'invecchiamento della popolazione potrebbe risultare in una riduzione delle emissioni in alcuni paesi industrializzati che potrebbe raggiungere il 20%. Una percentuale, questa, spiegabile con una conseguente riduzione della proporzione di lavoratori rispetto alla popolazione totale. Proprio questo dato si tradurrebbe, infatti, in una minore produttività e in una crescita economica più contenuta. Riassumendo i risultati, il dott. O'Neill ha detto: "Le demografia rivestirà un ruolo determinante per le emissioni di gas a effetto serra nei prossimi 40 anni. L'urbanizzazione avrà poi un'importanza strategica in molti paesi in via di sviluppo, soprattutto in Cina e India, mentre l'invecchiamento della popolazione sarà significativo per i paesi industrializzati. "Un'analisi più approfondita di queste tendenze migliorerebbe la nostra comprensione dell'intervallo potenziale in cui si muoveranno in futuro i dati relativi alla richiesta di energia e alle emissioni", ha aggiunto. Nel frattempo, l'èquipe di ricerca suggerisce a coloro che studiano i futuri valori delle emissioni di prestare maggiore attenzione agli impatti dell'urbanizzazione e dell'invecchiamento della popolazione sulle emissioni, in particolare in alcune regioni strategiche come Cina, UE, India e Stati Uniti. Ormai da tempo gli scienziati sono consapevoli che i cambiamenti che interessano la popolazione influiscono sulle emissioni, ma rimaneva ancora poco chiara la portata del loro impatto a livello climatico. In questo studio, i ricercatori hanno potuto elaborare questi risultati mediante un nuovo modello computerizzato (Population-Environment-Technology model - PET) che permette di simulare una serie di scenari con dati su crescita economica, consumo energetico ed emissioni. Il team ha trattato le famiglie secondo schemi diversi, differenziandole per età, numero dei componenti e ambiente (urbano o rurale). Gli studiosi hanno poi utilizzato alcuni dati ricavati da sondaggi effettuati a livello nazionale sui cambiamenti che hanno interessato i nuclei familiari nel tempo, come offerta di manodopera e domanda di beni di consumo. Sarah Ruth, della Fondazione statunitense per la scienza (National Science Foundation - NSF), che ha co-finanziato la ricerca, ha concluso: "Esaminando la relazione tra le dinamiche che hanno interessato la popolazione e le emissioni di gas a effetto serra, questa ricerca davvero innovativa ci ha consentito di meglio comprendere in che misura i nostri comportamenti, le nostre decisioni e il nostro stile di vita si ripercuotono sull'andamento del futuro cambiamento climatico".

Paesi

Austria, Germania, Stati Uniti

Articoli correlati