Gli astronomi confermano la posizione di una nuova classe di buchi neri
Poco più di un anno fa, alcuni astronomi europei e statunitensi hanno scoperto un buco nero distante milioni di anni luce dal peso di oltre 500 masse solari. Lo hanno chiamato Hyper-Luminous X-ray source 1 (HLX-1). Adesso gli scienziati provenienti da Francia, Regno Unito e Stati Uniti offrono al mondo una prova della distanza e della luminosità di questa fonte di raggi X ultra luminosa, confermando che si trova realmente in una galassia vicina e segnalando una nuova classe di buchi neri. Le loro scoperte, presentate su The Astrophysical Journal, dimostrano che HLX-1 non è nella nostra galassia e non è un buco nero enorme nel cuore di una distante galassia del background. Gli astronomi, guidati dall'Università di Leicester nel Regno Unito, dicono che HLX-1 è il rappresentante più estremo degli oggetti astronomici identificati nella galassia ESO 243-49 che si trova a circa 290 milioni di anni luce dal nostro pianeta. Le loro scoperte confermano effettivamente l'estrema luminosità di HLX-1, che descrivono come "un fattore di circa 100 al di sopra della maggior parte degli altri oggetti della classe, e un fattore di circa 10 più alto della fonte di raggi X ultra luminosa successiva per luminosità". A causa di quest'ultimo sviluppo, gli astronomi si sono visti obbligati a rivedere le loro teorie sulla luminosità massima delle fonti di raggi X ultra luminose. Questa scoperta da inoltre peso alla nozione secondo la quale potrebbe esistere un buco nero di massa intermedia all'interno di HLX-1. Fino ad ora, gli scienziati non sono stati in grado di rilevare in modo sicuro buchi neri di questo tipo. Nel loro studio, gli scienziati hanno usato il Very Large Telescope (VLT) dell'Osservatorio europeo meridionale (ESO), che si trova in Cile. Grazie al telescopio VLT, gli scienziati hanno confermato la rilevazione di HLX-1 in lunghezze d'onda ottiche e hanno misurato una distanza specifica da essa. La conclusione è che HLX-1 si trova all'interno della galassia ESO 243-49 e che non è una galassia del background o una stella del foreground. Questa ricerca mostra che le fonti di raggi X ultra luminose come HLX-1 possono essere più luminose di quanto si pensasse inizialmente. Sappiamo che i punti neri sono così densi, con un campo gravitazionale tanto potente, che niente, neanche la luce, riesce a sfuggire. "Dopo la nostra precedente scoperta della fonte di raggi X molto luminosa, eravamo ansiosi di scoprire quanto essa fosse lontana, in modo da essere in grado di calcolare quanta radiazione produce questo buco nero," ha spiegato il dott. Klaas Wiersema dell'Università di Leicester, che è l'autore principale di questo articolo. "Potevamo vedere, sulle immagini prese con grandi telescopi, che era presente una debole fonte ottica nella posizione della fonte di raggi X, vicino al nucleo di una grande galassia luminosa. "Sospettavamo che questa debole fonte ottica fosse direttamente associata con la fonte di raggi X, ma per esserne sicuri dovevamo studiare dettagliatamente la luce di questa fonte usando il telescopio VLT in Cile." Il dott. Wiersema ha spiegato che il telescopio VLT è stato in grado di fornire al team dati di alta qualità, che hanno permesso loro di separare la luce della galassia espansiva e luminosa da quella di una debole fonte ottica. "Per nostra grande gioia, le misurazioni hanno mostrato esattamente quello che speravamo: era stata rilevata la caratteristica luce degli atomi di idrogeno che ci ha permesso di misurare con precisione la distanza da questo oggetto," ha aggiunto. "Questo ci ha fornito una prova decisiva che il buco nero si trovava effettivamente dentro la grande galassia luminosa e che HLX-1 è la più luminosa fonte di raggi X ultra luminosa conosciuta." Il team ha in programma di continuare a studiare per scoprire se ci sono altri oggetti estremi come HLX-1 e per confrontare i dati che possiedono su HLX-1 con fonti di raggi X ultra luminose più grandi. Queste informazioni li aiuterebbero non solo a capire quanti buchi neri di massa intermedia esistono, ma a determinare le loro posizioni reali. Hanno apportato contributi fondamentali a questo studio esperti provenienti dal Centre national de la recherce scientifique (CNRS) francese e dalla National Aeronautics and Space Administration (NASA) negli Stati Uniti.
Paesi
Francia, Regno Unito, Stati Uniti