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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Nave per la ricerca sull'Artico veleggia verso casa

La nave per la ricerca polare Tara sta tornando a casa dopo aver trascorso un anno e mezzo circondata dal mare di ghiaccio dell'Artico. In quel periodo l'equipaggio della nave ha raccolto quantità notevoli di dati sull'ambiente artico per il progetto finanziato dall'UE DAMOCLE...

La nave per la ricerca polare Tara sta tornando a casa dopo aver trascorso un anno e mezzo circondata dal mare di ghiaccio dell'Artico. In quel periodo l'equipaggio della nave ha raccolto quantità notevoli di dati sull'ambiente artico per il progetto finanziato dall'UE DAMOCLES («Developing Arctic modelling and observing capabilities for long-term environmental studies», ossia Sviluppo di modelli artici e osservazione di capacità per studi ambientali a lungo termine). Scopo della spedizione era andare alla deriva sull'Artico lungo la banchisa per raccogliere dati sul ghiaccio, l'oceano e l'atmosfera. Nel corso del suo viaggio, Tara ha percorso più di 4.000 km ed è arrivata a 160 km di distanza dal Polo Nord. L'armatore è Etienne Bourgois, amministratore delegato della casa di moda francese agnès b. Ha acquistato l'imbarcazione nel 2003 sognando di seguire le orme dell'esploratore norvegese Fridtjof Nansen, che alla fine del diciannovesimo secolo era andato alla deriva sulla banchisa dell'Artico a bordo della nave polare Fram. Quando l'imprenditore ha conosciuto il coordinatore del progetto DAMOCLES, l'oceanografo Jean-Claude Gascard, i due hanno capito ben presto che i loro progetti avrebbero beneficiato del reciproco coinvolgimento. La velocità a cui è avvenuto il viaggio di Tara rappresenta di per sé un importante risultato scientifico; quando è entrata nella banchisa al largo della costa siberiana nel settembre 2006, gli organizzatori della spedizione si aspettavano che la traversata durasse circa due anni. Ma la nave è uscita dai ghiacci il 21 gennaio 2008, con circa sei mesi di anticipo. «Siamo andati molto più veloci del previsto», ha commentato Grant Redvers, capo della spedizione, che è rimasto a bordo di Tara per tutta la durata della traversata epica. La goletta è attrezzata con una serie di strumenti scientifici studiati per la raccolta dei dati dai fondali dell'oceano alle fasce più alte dell'atmosfera. Tra le altre cose, l'equipaggio ha raccolto informazioni su temperatura e salinità dell'oceano, composizione e spessore del ghiaccio, inquinamento atmosferico nonché flora e fauna artiche. Portare a termine tale lavoro nell'ambiente artico ostile è stato estremamente impegnativo, in quanto le temperature precipitavano a -42°C e la notte polare avvolgeva la nave nelle tenebre per diversi mesi all'anno. «Il lavoro fisico è stato notevole, ad esempio per tenere aperti i buchi nel ghiaccio», ha rivelato Redvers al Notiziario CORDIS. L'estate artica ha comportato sfide diverse, vale a dire la formazione di pozzanghere di ghiaccio sciolto e la spaccatura del ghiaccio, ha aggiunto. Gli orsi polari hanno rappresentato un'altra fonte di pericolo per coloro che lavoravano all'aperto sul ghiaccio. La natura insidiosa del ghiaccio si è manifestata fin dall'inizio della spedizione, quando una tempesta violenta ha rotto la banchisa, disperdendo la strumentazione e le apparecchiature che erano state sistemate sui ghiacci. Fortunatamente, l'equipaggio è riuscito a recuperare quasi tutti gli strumenti. Benché per avere i risultati completi degli esperimenti e delle misurazioni sia necessario attendere qualche mese, alcune conclusioni possono già essere tratte. Ad esempio, è possibile confermare la graduale scomparsa del ghiaccio marino perenne e la sua sostituzione con nuovi ghiacci (primo anno). Inoltre, il ghiaccio sta diventando più sottile e dinamico, e d'estate le pozzanghere di ghiaccio sciolto coprono oltre la metà della superficie della banchisa. Tutte le osservazioni suddette indicano un rapido cambiamento del fragile ambiente artico. Pertanto, mentre il compito degli scienziati di analizzare le masse di dati è appena agli inizi, per l'equipaggio di Tara la spedizione si avvia verso la conclusione. Dopo una rapida tappa a Spitsbergen, la nave si sta ora dirigendo verso sud ed è attesa nel porto d'origine di Lorient (Francia) per il 23 febbraio. «è stata un'avventura fantastica per tutti noi e sarà interessante vedere i risultati dei dati da noi raccolti», ha dichiarato Redvers. Alla domanda su cosa gli mancherà di più del tempo trascorso nell'estremo nord, ha menzionato il senso di libertà che ha provato in una natura così incontaminata e isolata. «Avevamo adottato uno stile di vita all'insegna della massima libertà nel nostro piccolo mondo», ha spiegato. Nel contempo, è impaziente di riabbracciare la famiglia e gli amici e di prendersi una meritata pausa nel suo paese d'origine, la Nuova Zelanda, dopodiché tornerà indubbiamente ai poli. «Sono appassionato di regioni polari e di scienza polare», ha confessato.

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