Connettere la catena di fornitura della nanomedicina europea
Il progetto NANOFACTURING (The Development of Medium- and Large-Scale Sustainable Manufacturing Process Platforms for Clinically Compliant Solid Core Nanopharmaceuticals) ha compiuto progressi significativi nella lavorazione di nanoparticelle d’oro ricoperte di glicani, a cui si possono attaccare dei farmaci terapeutici. Le piccole dimensioni delle particelle significano che sono in grado di passare attraverso i vasi sanguigni per somministrare la medicina direttamente ai siti malati, e di venire poi rapidamente espulse dal corpo. «Questa tecnologia consente di trattare il cancro concentrandosi direttamente sulle cellule colpite piuttosto che sull’intero organismo», spiega Areitio Junquera, coordinatore del progetto, di Midatech Pharma in Spagna. «Essa consente a farmaci altamente tossici di essere mirati e somministrati alle cellule tumorali in modo specifico risparmiando al contempo il tessuto normale, riducendo di conseguenza gli effetti collaterali e migliorando l’efficienza. Questo risulta molto più efficace e meno dannoso per i pazienti». Rafforzare la catena di fornitura Qui troviamo un enorme potenziale. Si prevede che il mercato globale delle nanomedicine, che include applicazioni cardiovascolari, antinfiammatorie e oncologiche, cresca del 12,3 % tra il 2013 e il 2019. Secondo le stime, nanovettori come le nanoparticelle d’oro ricoperte di glicani rappresenteranno il 40 % del mercato da 136 miliardi di dollari della somministrazione dei farmaci abilitata dalla nanotecnologia entro il 2021. Ciononostante, portare su scala industriale la produzione delle nanomedicine a volte si è dimostrato difficoltoso, in parte a causa di una mancanza di capacità produttiva e di coordinamento nella catena di fornitura. Anche i costi legati allo sviluppo possono bloccare le PMI innovative, che spesso non hanno le necessarie risorse in azienda per portare le loro idee brillanti fino alla commercializzazione. Il progetto NANOFACTURING ha affrontato questi limiti mediante lo sviluppo di processi di fabbricazione a norma dal punto di vista clinico e sostenibili in grado di portare i prodotti – come le nanoparticelle d’oro ricoperte di glicani – dal laboratorio fino alla produzione commerciale. «Questo è un campo nuovo, quindi la prima cosa di cui abbiamo bisogno è un’intesa con le autorità di regolamentazione su come si debbano far progredire le nanomedicine», spiega il partner del progetto Jerry Cooper della CPI nel Regno Unito. «Una gran parte del nostro lavoro in questo progetto ha riguardato una migliore comprensione di come funzionano le nanoparticelle d’oro, al fine di aiutare ad affrontare le sfide legate alla sicurezza e agli aspetti normativi». Un elemento chiave del progetto ha comportato l’aggregazione di differenti elementi della catena di fornitura delle nanomedicine, a partire dalla ricerca analitica e le aziende esperte nel campo della sintesi chimica fino agli innovatori nello sviluppo del processo e le case farmaceutiche. «Si tratta di partner che potrebbero non aver lavorato insieme prima», dice Sarah Scarr, un altro partner del progetto proveniente dalla CPI. «Ciò che abbiamo scoperto è che però tutti i partner svolgono un ruolo fondamentale nella commercializzazione delle nanomedicine. È molto difficile per un’azienda, in particolare una PMI, possedere tutte le competenze necessarie». In effetti, il progetto NANOFACTURING, afferma Scarr, è stato fondamentale nel dimostrare in che modo la cooperazione tra PMI possa portare a progressi in campo commerciale. «Questo tipo di supporto è fondamentale», dice. «Senza di esso, c’è il rischio che solo le principali case farmaceutiche saranno in grado di sviluppare questi tipi di farmaci». Nuove opportunità terapeutiche Il progetto NANOFACTURING non solo ha rafforzato la catena di fornitura delle nanomedicine europee e sostenuto le PMI; rendere più veloce la somministrazione di nuove terapie alla fine porterà anche benefici ai soggetti maggiormente bisognosi. In aggiunta alle nanoparticelle d’oro per trattare il cancro, il team del progetto ha esaminato l’opzione di rivestire le nanoparticelle con piccole molecole che agiscono da farmaci antivirali per trattare le infezioni virali. Si è studiato anche come superare la difficoltà legata alla somministrazione degli agenti terapeutici a regioni specifiche del cervello. La maggior parte dei farmaci con piccole molecole non riesce ad attraversare la barriera ematoencefalica (BEE), e questo rende difficile lo sviluppo di farmaci efficaci per disturbi del sistema nervoso centrale quali morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson e ictus. Delle nanoparticelle in grado di somministrare i farmaci attraverso la BEE potrebbero portare a notevoli benefici terapeutici, una considerazione che risulta ancora più urgente visto l’innalzamento dell’età della la popolazione europea.
Parole chiave
NANOFACTURING, nanomedicine, farmaceutico, farmaci, terapeutico, molecola, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, cancro, sangue