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Contenuto archiviato il 2023-01-13

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Un'équipe di scienziati riesce a contrastare la riduzione della capacità mnemonica e di apprendimento dovuta all'età

Un gruppo di ricercatori dell'Istituto Max Planck per la medicina sperimentale, con sede in Germania, ritiene di aver individuato il processo neurofisiologico responsabile del declino della capacità mnemonica e di apprendimento che si verifica nell'uomo a causa dell'invecchiam...

Un gruppo di ricercatori dell'Istituto Max Planck per la medicina sperimentale, con sede in Germania, ritiene di aver individuato il processo neurofisiologico responsabile del declino della capacità mnemonica e di apprendimento che si verifica nell'uomo a causa dell'invecchiamento. Nel corso di esperimenti su topi, inoltre, l'équipe è riuscita ad invertire tale tendenza degenerativa, consentendo così di ipotizzare che una terapia simile potrebbe arrestare anche la perdita della capacità di apprendimento e mnemonica nell'uomo. Lo studio, condotto su gruppi di giovani topi tra i 4 ed i 6 mesi di età, così come su topi più anziani di un'età compresa tra i 22 ed i 24 mesi, prevedeva che questi imparassero che ad un determinato suono era associata una leggera scossa elettrica. In nessuno dei due gruppi si sono riscontrate difficoltà di apprendimento quando la scossa seguiva immediatamente il suono, mentre nei casi resi più difficili da un intervallo di qualche secondo tra i due stimoli, i topi più vecchi mostravano molte più difficoltà di apprendimento rispetto a quelli più giovani. I ricercatori hanno osservato che nell'ippocampo, l'area cerebrale nota per la sua importanza nelle funzioni di apprendimento e di memoria, i topi più anziani presentavano livelli nettamente superiori alla norma di un canale potassio calcio-dipendente che va sotto il nome di canale SK3. Nel momento in cui l'équipe riduceva la produzione dei canali SK3 nell'ippocampo dei topi anziani, scomparivano anche i segni di deterioramento della capacità mnemonica e di apprendimento emersi durante esperimenti precedenti. Joachim Spiess, direttore del dipartimento di neuroendocrinologia molecolare presso l'Istituto Max Planck, ha affermato: "Sebbene si preveda che la responsabilità di danni cognitivi connessi con l'invecchiamento non sia da ascrivere ad un unico gene, bensì ad un ampio numero di geni, appare tuttavia promettente, da una prospettiva terapeutica, che mediante l'intervento su un singolo canale ionico [...] si possano superare determinati deficit mnemonici dovuti all'età". Un altro membro del team di ricercatori, Thomas Blank, ha aggiunto: "Un intervento che riduce selettivamente la funzione dei canali SK3 potrebbe quindi rappresentare un approccio innovativo [...] per le terapie farmacologiche volte ad alleviare o persino prevenire deficit mnemonici connessi con l'invecchiamento".

Paesi

Germania

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