Skip to main content
European Commission logo
italiano italiano
CORDIS - Risultati della ricerca dell’UE
CORDIS
CORDIS Web 30th anniversary CORDIS Web 30th anniversary
Contenuto archiviato il 2024-06-18

Diagnostic and prognostic biomarkers for inflammatory bowel disease<br/>IBD-BIOM

Article Category

Article available in the following languages:

Significativi passi avanti verso cure personalizzate per le MICI

Ricercatori finanziati dall’UE hanno fatto progressi significativi nello sviluppo di nuovi strumenti diagnostici e prognostici per le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) che potrebbero portare a terapie più mirate e cure personalizzate.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), cioè l’infiammazione cronica di tutto l’apparato digerente, colpiscono da 2 a 3 milioni di persone soltanto in Europa e sono causa di disagi e sofferenze. Il disturbo è diagnosticato in genere mediante un esame dell’anamnesi del paziente, analisi del sangue di routine per trovare biomarcatori non specifici dell’infiammazione e procedure invasive, che a volte possono rivelarsi inutili. Un’altra questione chiave è il fatto che finora i medici non sono in grado di fornire con precisione prognosi basate solo sui biomarcatori. “Il migliore strumento disponibile al momento, un marcatore fecale, è sensibile all’infiammazione, ma non distingue tra la malattia di Crohn e la colite,” spiega il coordinatore del progetto IBD BIOM, il prof. Jack Satsangi, docente di gastroenterologia presso l’Università di Edimburgo, Regno Unito. “È un valido strumento di screening, ma non sostituisce la colonscopia e la radiologia; serve semplicemente a escludere le procedure non necessarie per le persone che non hanno un’infiammazione. I marcatori fecali sono inoltre più problematici in termini di accettabilità per il paziente coinvolto” Verso terapie personalizzate Associando un alto numero di campioni precedentemente inseriti in bio-banche a dati di nuovi pazienti al momento della diagnosi, il progetto IBD BIOM ha potuto identificare cambiamenti di tutto il genoma nella metilazione del DNA associata a un’alterata espressione genetica in diverse fasi delle MICI. Questo permetterà l’identificazione di nuovi biomarcatori in grado di fornire informazioni sulla patogenesi della malattia. “Il nostro obiettivo in questo progetto era sviluppare modi non invasivi per trovare biomarcatori più sensibili,” dice Satsangi. “Nei prossimi dieci anni, prevedo un passaggio verso l’identificazione di biomarcatori che permettano ai medici di stratificare i pazienti a seconda del modo in cui si comporta la malattia. Questo significa essere in grado di identificare forme più aggressive della malattia in modo da intervenire con la chirurgia o nuove terapie biologiche per esempio, mentre forme meno aggressive della malattia possono essere osservate senza intensificare le cure.” Questo progetto quindi porta la ricerca medica in Europa all’avanguardia per quanto riguarda la medicina personalizzata. “C’è tutta una serie di nuove terapie e agenti biologici che potrebbero essere usati per curare le MICI,” dice Satsangi. “La sfida per noi è trovare biomarcatori che prevedono la reazione a una particolare terapia. Ci sono specifiche terapie che si adattano al profilo giusto.” Scoperte rivoluzionarie Uno dei principali punti di forza del progetto IBD BIOM era la capacità di avere accesso a un gran numero di campioni di progetti precedenti e seguire nuovi pazienti dal momento della diagnosi. A partire da questo solido insieme di dati, l’equipe del progetto ha potuto esaminare alterazioni epigenetiche legate alle MICI e ha definito la malattia, il metiloma associato e cioè tutta la gamma delle variazioni della metilazione dell’acido nucleico nel genoma di un organismo, per la prima volta. “Questo segna una svolta,” dice Satsangi. “Prima non eravamo neanche sicuri di poter trovare alterazioni epigenetiche riproducibili associate alle MICI. Adesso non solo siamo riusciti a trovarle, ma abbiamo potuto dimostrare che esse riflettono il grado di infiammazione nei pazienti e il progresso della malattia. È un grande passo avanti.” Un altro risultato importante del progetto consisteva nello sviluppo dell’attivomica, una nuova tecnologia inventata da uno dei partner IBD-BIOM per la scoperta dei biomarcatori. L’attivomica analizza gli enzimi responsabili di modifiche post-traslazionali (fosforilazione, glicosilazione o proteolisi). La speranza adesso è che i risultati del progetto saranno usati per sviluppare ulteriormente cure personalizzate per le MICI e trovare nuovi obiettivi per terapie farmacologiche mirate.

Parole chiave

IBD BIOM, MICI, digerente, di Crohn, colite, attivomica, metiloma, biomarcatori, DNA, sangue, intestino

Scopri altri articoli nello stesso settore di applicazione