Skip to main content
European Commission logo
italiano italiano
CORDIS - Risultati della ricerca dell’UE
CORDIS
CORDIS Web 30th anniversary CORDIS Web 30th anniversary

Article Category

Contenuto archiviato il 2023-04-13

Article available in the following languages:

Innovative vie chimiche indotte dalla luce per pulire gli impianti di trattamento delle acque reflue

I ricercatori hanno sviluppato una tecnologia innocua per aiutare a contrastare l’inquinamento marino causato dalla plastica.

L'inquinamento da plastica rappresenta una minaccia crescente per gli ecosistemi marini in tutto il mondo. In particolare, le microplastiche (termine con cui ci si riferisce a tutto il materiale plastico generalmente più piccolo di 5 mm) sono motivo di preoccupazione crescente. In base a una notizia delle Nazioni Unite, i mari contengono fino a 51 bilioni di particelle di microplastica, una quantità 500 volte maggiore rispetto alle stelle presenti nella nostra galassia. Immesse direttamente nell’ambiente attraverso vari canali, quali il lavaggio di abiti sintetici, l’abrasione di pneumatici e i prodotti per la cura personale, ovvero originate dalla decomposizione di oggetti di plastica più grandi come sacchetti e bottiglie di plastica, le microplastiche potrebbero essere ingerite dagli animali marini. Possono quindi finire negli esseri umani attraverso la catena alimentare. Gli impianti di trattamento delle acque reflue sono considerati una delle principali fonti potenziali di inquinamento da microplastiche nei sistemi acquatici, pertanto la loro decomposizione in elementi innocui è fondamentale. Supportati dal progetto CLAIM, finanziato dall’UE, i ricercatori hanno proposto una nuova metodologia che utilizza nanorivestimenti ed energia luminosa per la decomposizione delle microplastiche. Le loro scoperte sono state pubblicate sulla rivista «Environmental Chemistry Letters». I ricercatori mettono in evidenza la «distribuzione onnipresente delle microplastiche, le loro presenze incontrollate nell'ambiente, le piccole dimensioni e i cicli vitali lunghi». Inoltre, aggiungono: «I metodi di risanamento effettivi includono filtrazione, incenerimento e processi di ossidazione avanzati, quali l’ozonizzazione, ma richiedono energia elevata o generano sottoprodotti indesiderati. Qui abbiamo testato la decomposizione dei residui di polietilene a bassa densità (PEBD) frammentato, mediante fotocatalisi eterogenea indotta dalla luce visibile attivata da nanobarre di ossido di zinco». Tecnologia pulita Citato in un comunicato stampa, il Prof. Joydeep Dutta del KTH Royal Institute of Technology afferma: «Il nostro studio dimostra risultati piuttosto positivi in merito all’efficacia della rottura del polietilene a bassa densità, con l’aiuto del nostro nanorivestimento sotto luce solare artificiale. In pratica ciò significa che una volta applicato il rivestimento, le microplastiche si decomporranno esclusivamente tramite l’ausilio della luce solare. I risultati forniscono nuove intuizioni sull’utilizzo della tecnologia pulita per affrontare l’inquinamento globale causato dalle microplastiche con meno sottoprodotti». La ricerca riflette la visione del progetto CLAIM di «mirare alla prevenzione e alla gestione in situ dei rifiuti marini visibili e invisibili, attraverso lo sviluppo sia di nuove tecnologie che di approcci metodologici ridefiniti per innovare i modi in cui puliamo i nostri mari», come spiegato sul sito web del progetto. «Il progetto alimenterà 5 tecnologie di pulizia marina innovative e impedirà ai rifiuti di entrare nel mare in due punti principali: impianti di trattamento delle acque reflue e foci dei fiumi. Subito dopo che un efficace sistema di pre-filtraggio ha suddiviso e raccolto i rifiuti, un dispositivo con nanorivestimento fotocatalitico decomporrà le microplastiche negli impianti di trattamento delle acque reflue». Sul sito web del progetto CLAIM (Cleaning Litter by developing and Applying Innovative Methods in European seas) che continua si legge inoltre che «svilupperà strumenti di modellizzazione innovativi per valutare e creare mappe informative sull’inquinamento marino visibile e invisibile causato dalla plastica a livello di bacino e su scala regionale». Per quanto concerne i suoi obiettivi, esso si propone di «incentivare la diffusione e l’ampliamento delle tecnologie innovative di riduzione dei rifiuti marini». Per maggiori informazioni, consultare: sito web del progetto CLAIM

Paesi

Grecia

Articoli correlati