Un’efficace terapia di combinazione contro la pericolosa malattia trasmessa dai flebotomi e l’HIV
La leishmaniosi viscerale (VL, visceral leishmaniasis) è una malattia parassitaria in grado di uccidere se non curata. Questa malattia, diffusa principalmente in Brasile, Africa orientale e sud-est asiatico, è seconda solo alla malaria in quanto a numero di morti causate. Tanto per cominciare la VL è difficile da trattare, ma lo diventa persino di più nei pazienti con HIV. Il virus dell’HIV aumenta l’incidenza della VL, la rende più grave e causa più ricadute, incrementando la probabilità di morte. Un team di ricercatori supportato dal progetto AfriCoLeish, finanziato dall’UE, ha studiato delle strategie di trattamento appropriate per le coinfezioni VL-HIV in Etiopia, il paese con la più alta incidenza al mondo di VL nelle persone affette da HIV. Una recente prova clinica su pazienti coinfettati effettuata dal team ha dimostrato che la terapia di combinazione da loro proposta risulta promettente come trattamento sicuro ed efficace per i malati. I risultati della prova sono stati pubblicati in «PLOS Neglected Tropical Diseases». Uno sguardo alla malattia La leishmaniosi è causata da parassiti trasmessi dalla puntura di femmine di flebotomo infette. La VL, anche nota come kala-azar, è la forma più grave della malattia, causando attacchi irregolari di febbre, notevole perdita di peso, anemia e ingrossamento di fegato e milza. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ci sono all’incirca tra 50 000 e 90 000 nuovi casi di VL nel mondo ogni anno. Se non curata, il tasso di mortalità può raggiungere il 100 % nei paesi in via di sviluppo. Una terapia di combinazione L’attuale trattamento raccomandato dall’OMS per la coinfezione VL-HIV consiste in 40 mg/kg del farmaco amfotericina B liposomiale (noto più comunemente come AmBisome) somministrato per iniezione. Il team del progetto, che è stato coordinato dall’iniziativa Drugs for Neglected Diseases (DNDi, farmaci per le malattie dimenticate), intendeva scoprire se il trattamento con una dose più bassa di AmBisome combinata con miltefosina somministrata per via orale avrebbe prodotto risultati positivi. Nella loro prova randomizzata, hanno testato sia il trattamento raccomandato dall’OMS che la terapia di combinazione con AmBisome (30 mg/kg) e miltefosina (100 mg/giorno per 28 giorni). I risultati hanno mostrato che il trattamento di combinazione era molto più efficace rispetto al farmaco AmBisome preso da solo. Si è ottenuta una liberazione dai parassiti pari al 67 % quando il trattamento è durato 28 giorni (rispetto al tasso di efficacia della monoterapia, pari al 50 %). Questa è aumentata fino all’88 % (rispetto a un molto più basso 55 % per la monoterapia) quando i pazienti che avevano avuto dei miglioramenti, ma ancora avevano il parassita, ricevevano un secondo ciclo di trattamento (della durata di altri 30 giorni). «Considerando i benefici sanitari individuali e per il pubblico, ci sono valide argomentazioni per l’adozione immediata di questo trattamento nelle linee guida internazionali e nazionali», ha affermato il dott. Jorge Alvar, consulente senior per la leishmaniosi di DNDi, in un comunicato stampa postato sul sito web di DNDi. «I risultati suggeriscono inoltre che è necessaria una nuova strategia di gestione del caso, in cui l’uso di uno o due cicli di trattamento dipende dal raggiungimento di un esame parassitologico negativo». Quattro partner europei e due africani hanno contribuito con le loro ampie competenze di ricerca e mediche ad AfriCoLeish (Care Package for Treatment and Control of Visceral Leishmaniasis in East Africa) nel corso della sua durata di 4 anni. Il progetto si è concluso nel 2016, ma i suoi membri stanno continuando a lavorare su trattamenti più efficaci per i soggetti colpiti da VL-HIV. Per maggiori informazioni, consultare: sito web del progetto AfriCoLeish
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