Rover a guida automatica esplorano il deserto marocchino, pensando però a Marte
Da quando è stato effettuato con successo il primo atterraggio su Marte negli anni settanta, gli scienziati si sono sforzati di approfondire le loro conoscenze sulla superficie del pianeta rosso. Il primo rover di successo, Sojourner, venne impiegato sulla superficie di Marte nel luglio del 1997. Da allora, altri tre rover a guida robotica sono riusciti a raccogliere informazioni su acqua, rocce, terreni e minerali, e sulla presenza di materiale organico sul pianeta. Se si vorrà realizzare il sogno di far atterrare una missione umana su Marte, tuttavia, la tecnologia dei rover dovrà compiere passi da gigante. Finora i rover non possedevano le capacità necessarie per far avanzare l’esplorazione e supportare la presenza umana su Marte. Innanzitutto, non hanno alcuna autonomia e, non essendo in grado di valutare i rischi che li circondano, devono attendere i comandi inviati dalla Terra. Possono inoltre spostarsi solo di poche decine di metri in un Sol (giorno solare marziano) e seguono percorsi predeterminati, evitando siti dove potrebbero esserci informazioni preziose. Gli scienziati al lavoro sul progetto PERASPERA, finanziato dall’UE, hanno accettato la sfida di creare rover in grado di coprire maggiori distanze in un giorno, prendere le decisioni da soli e operare con altri rover per accedere a siti difficili. Il progetto, coordinato dall’Agenzia spaziale europea (ESA), ha recentemente condotto il più grande test di rover sul campo in Europa, con il coinvolgimento di 40 ingegneri. L’esperimento ha avuto luogo sul margine settentrionale del deserto del Sahara in Marocco, dove si ritiene che il terreno assomigli a quello di Marte. Dal laboratorio al campo Tre rover a guida autonoma (Mana, Minnie e SherpaTT) sono stati testati per due settimane per vedere se erano in grado di lavorare bene in un ambiente simile a quello marziano. I sistemi di navigazione automatizzati sviluppati sono stati testati in un massimo di cinque siti differenti. «Le prove in laboratorio dell’hardware che progettiamo non tengono conto della variabilità che la natura comporta, dalla luce del cielo alla conformazione del paesaggio, alla consistenza e ai colori della sabbia e delle rocce. Il fatto di operare all’aperto in questo modo dimostra che i nostri sistemi possono funzionare in scenari molto più complessi ed elaborati di quelli che si possono simulare», ha spiegato il direttore del reparto Automazione e robotica dell’ESA Gianfranco Visentin in un articolo pubblicato su «Phys.org». I rover di domani Uno dei rover, SherpaTT, ha percorso 1,3 km in maniera del tutto autonoma. In effetti, dopo aver individuato delle rocce dalle forme insolite, ha ordinato al pianificatore principale di posizionarsi meglio in modo da poter acquisire più immagini. Le capacità di decisione e navigazione autonome a lungo raggio dimostrate dal rover sono fondamentali per l’esplorazione futura di Marte. «Non ci saranno gruppi di analisti a esaminare ogni immagine; ci sarà invece bisogno di sistemi intelligenti nel rover per scoprire ciò che è interessante e rispedirlo sulla Terra», ha aggiunto Visentin. I dati raccolti dai rover sono stati messi a confronto con una mappa del luogo creata da un drone prima del test sul campo. PERASPERA [PERASPERA (AD ASTRA) Plan European Roadmap and Activities for SPace Exploitation of Robotics and Autonomy] si conclude nel 2019. I risultati ottenuti dal progetto includono tecnologie chiave e sistemi robotici per la manutenzione in orbita dei satelliti e l’esplorazione planetaria. I risultati del progetto verranno usati per supportare una missione spaziale orbitale robotica programmata per il 2023. Per maggiori informazioni, consultare: sito web del progetto PERASPERA
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Francia