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Contenuto archiviato il 2024-04-18

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Realtà virtuale per una diagnosi migliore dei disturbi mentali

Per quanto sia stata di tendenza negli ultimi anni, abbiamo solo scalfito la superficie del potenziale illimitato della realtà virtuale (VR). Nesplora Technology and Behaviour, una PMI spagnola specializzata nell’analisi del comportamento umano, ci ricorda questo fatto con un innovativo sistema basato sulla VR per la valutazione dei disturbi mentali.

Quale che sia la malattia o il problema di salute, la diagnosi non è mai un’esperienza piacevole per i pazienti. Quando, ad esempio, si sospetta che una persona soffra di disturbi mentali, la si deve sottoporre a molteplici esami e test per scoprire come stanno le cose e quali opzioni di trattamento si dovrebbero prendere in considerazione. Oltre alla paura legata all’esito, si tratta spesso di un’esperienza spiacevole e stressante. Ecco entrare in scena Nesplora Technology and Behaviour e i suoi strumenti di valutazione basati sulla VR per i disturbi mentali: Un set di occhiali e cuffie per la realtà virtuale, che fanno entrare il paziente in un ambiente virtuale. La reazione agli stimoli e la capacità di portare a termine compiti specifici in questo ambiente forniranno senza soluzione di continuità una diagnosi, fornendo ai medici specialisti sufficienti informazioni per scegliere la migliore opzione di trattamento possibile. La sig.ra Gema Climent, direttore informatico di Nesplora Technology and Behaviour, parla della tecnologia del progetto VRMIND (Virtual Reality based Evaluation of Mental Disorders) e dei piani presenti e futuri dell’azienda. Quali sono i benefici della VR per la valutazione dei disturbi cerebrali? Da un lato, le nuove tecnologie consentono la valutazione dei processi cognitivi con un’obiettività che i tradizionali test con carta e matita non potranno mai raggiungere. Sappiamo ciò che stiamo misurando in ogni momento, e che viene registrato per una successiva interpretazione. Più nello specifico, il valore aggiunto della VR è la validità ecologica che contribuisce alla valutazione neuropsicologica, ovvero, la capacità di uno strumento di riflettere la vera condizione di un paziente nella vita reale. Valutando le funzioni cognitive in condizioni reali simulate, siamo in grado di prevedere con maggiore precisione come funziona il cervello del paziente. Possiamo poi trasferire i risultati di una valutazione obiettiva a un ambiente del mondo reale. Ci può parlare dei vari strumenti che avete sviluppato? Finora abbiamo sviluppato e messo in commercio uno strumento che valuta i processi attenzionali nei bambini di età compresa tra sei e 16 anni, attraverso attività che sono svolte in un’aula virtuale. Questo strumento si chiama Nesplora Aula. Abbiamo anche una variante di questo strumento, Nesplora Aula School, che si concentra non tanto sull’ambito clinico ma piuttosto su quello educativo. Esso cerca di identificare i punti di forza attenzionali degli studenti per rinforzare il loro processo di apprendimento. Nesplora Aquarium, dall’altro lato, è indirizzato alla popolazione degli adulti per valutare i loro processi attenzionali e la loro memoria di lavoro. In questo caso, l’ambiente emula un acquario in cui la persona porta a termine differenti compiti. Al momento, stiamo sviluppando due ulteriori strumenti di valutazione, applicabili a pazienti di età superiore a 16 anni. Nesplora Ice Cream è progettato per valutare le funzioni esecutive attraverso esercizi che vengono svolti in una gelateria virtuale. Al contrario, Nesplora Suite si concentra sulla valutazione dei processi della memoria. Per questo, il paziente entra in un negozio di mobili. In che modo queste soluzioni si integrano e sono paragonabili con altri approcci alla diagnostica, come per esempio il neuroimaging? Per effettuare una diagnosi, l’operatore sanitario solitamente si affida a test e criteri di vario tipo. Nel campo della salute mentale, a seconda del disturbo in questione, possiamo ricorrere a test neuropsicologici, tecniche di neuroimaging, test di natura più psicologica, eccetera. L’aspetto positivo di questa varietà di tecniche è che si possono completare a vicenda. Esse forniscono differenti informazioni e consentono una diagnosi più precisa. Il neuroimaging, per prendere il vostro esempio, è solitamente completato con test neuropsicologici quando è presente anche la demenza. Questo aiuta l’operatore a stabilire il tipo di demenza di un paziente, che è determinato sia dalla zona del cervello che sembra essere colpita oltre che dalle funzioni cognitive che mostrano delle alterazioni. Come avete testato la tecnologia e cosa ci può dire riguardo ai risultati di questi test? Tutti gli strumenti che sviluppiamo alla Nesplora Technology and Behaviour hanno una base scientifica. Abbiamo portato a termine differenti studi per convalidarli dal punto di vista scientifico. Da un lato, abbiamo degli studi normativi che ci consentono di determinare la curva di normalità per ciascun gruppo di età e sesso. Questo ci permette di confrontare i risultati di un paziente con quelli del suo gruppo di riferimento, per sapere se rientra nella media o se, al contrario, si discosta da essa. Disponiamo di vasti campioni che rendono possibili risultati affidabili per questi studi. Per Nesplora Aula, sono state ottenute delle scale per ogni sesso nelle seguenti fasce di età: 6-7, 7-8, 9-10, 11-12 e 12-14. Per Nesplora Aquarium, tre differenti fasce di età sono state identificate per ciascun sesso: 16-40, 41-60 e maggiore di 61. In entrambi i casi, i risultati ottenuti coincidono con la teoria. Dall’altro lato, effettuiamo anche degli studi clinici che consistono nel testare la capacità discriminante tra differenti disturbi e i loro sottotipi. Nesplora Aula si concentrava su pazienti con ADHD e altri disturbi dello sviluppo neurologico. In studi convergenti, comunque, proviamo a mettere a confronto i nostri test con altri che sono stati finora dei riferimenti. Stiamo ancora sviluppando questi due tipi di studi per Nesplora Aquarium, visto che lo strumento è molto recente. Qual è stato il riscontro da parte dei medici finora? È vero che in molte occasioni abbiamo percepito una certa riluttanza da parte degli operatori ad aggiungere nuove tecnologie nella loro «cassetta degli attrezzi». La prima barriera è causata dalla mancanza di conoscenze, ma una volta che conoscono i nostri strumenti, il riscontro che riceviamo diventa molto positivo. I commenti più comuni sono quelli relativi alla velocità con cui vengono applicati questi test e la facilità con cui lo si può fare. Inoltre, un punto forte per i nostri clienti è la buona accoglienza tra i pazienti, visto che l’utilizzo di ambienti virtuali rende i nostri strumenti più piacevoli e incrementa la motivazione ad essere valutati. Quali sono i vostri piani per la commercializzazione? Cerchiamo una democratizzazione globale dei nostri strumenti attraverso il canale professionale di neuropsicologia, psichiatria e neurologia. Il nostro segmento di clienti è affidato a un settore clinico, principalmente a un collettivo professionale di neuroscienziati, ma anche ospedali, industrie farmaceutiche, compagnie assicurative, eccetera. C’è anche un altro settore che amplierà molto la portata della nostra iniziativa, e intendiamo prenderlo di mira con nuovi prodotti che lanceremo ben presto. Per ulteriori informazioni, si consulti: sito web del progetto

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