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Contenuto archiviato il 2023-04-12

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Arginare o rimuovere? Come migliorare la connettività fluviale

Un’iniziativa dell’UE sta mappando dighe e barriere in tutto il continente per individuare quelle che devono essere ripristinate o eliminate. La banca dati potrebbe contribuire a trovare un equilibrio fra guadagno economico e sostenibilità ambientale.

Gli sforzi per demolire le dighe più vecchie e obsolete si sono intensificati dall’adozione della direttiva quadro sulle acque dell’UE nel 2000. Secondo alcune stime della rete Dam Removal Europe, finora in Europa sono stati rimossi dai fiumi almeno 5 000 ostacoli di varie dimensioni. Questo processo, tuttavia, deve essere gestito con attenzione per ottenere un ripristino più efficiente della connettività dei corsi d’acqua. Il progetto AMBER, finanziato dall’UE, ha recentemente lanciato un’applicazione mobile gratuita per coinvolgere i cittadini nella documentazione delle barriere lungo i fiumi europei. I dati forniti dal Barrier Tracker verranno inseriti nello European Barrier ATLAS creato da AMBER per ottenere un’immagine più chiara della frammentazione fluviale. Quest’ultima, ossia l’interruzione del flusso d’acqua da parte delle attività umane, può avere un impatto negativo sugli ecosistemi. Infatti, dighe e barriere possono aumentare il rischio di inondazioni, influire sulla qualità dell’acqua e interferire con i modelli di migrazione dei pesci. Possono però anche offrire opportunità di pesca e di svago, essere una fonte di energia e persino prevenire la diffusione di specie fluviali invasive. Tuttavia, dighe e barriere sono all’origine di un dilemma: da un lato, l’energia idroelettrica generata da alcune è essenziale per raggiungere l’obiettivo europeo del 20 % di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Ciò potrebbe comportare la costruzione di nuove dighe e la riabilitazione di quelle esistenti: ad esempio, un comunicato stampa dell’organizzazione per la conservazione RiverWatch allude all’esistenza di progetti per costruire quasi 3 000 centrali idroelettriche nei Balcani. Dall’altro lato, ci sono centinaia di migliaia di barriere artificiali sparse nei fiumi europei, molte delle quali sono abbandonate o non più necessarie e finiscono per intasarsi di sedimenti, iniziano a sbriciolarsi e mettono in pericolo le persone e i mezzi di sostentamento. Ecco perché la loro rimozione ha attirato attenzione negli ultimi anni. Tuttavia, la reale entità della frammentazione fluviale a livello paneuropeo è quasi sconosciuta a causa della mancanza di una banca dati completa e affidabile sulle barriere nei corsi d’acqua. Una parte importante del progetto AMBER è la creazione di un inventario delle barriere nei fiumi europei, il cosiddetto ATLAS. Come spiega il sito web del progetto, l’ATLAS consentirà ad AMBER di stabilire un quadro comune per la mappatura delle barriere e la raccolta e l’archiviazione dei dati per qualsiasi tipo di barriera che possa avere un impatto sulla connettività dell’ecosistema fluviale, inclusi acqua, sedimenti e organismi. Inoltre, sosterrà la segnalazione delle barriere in modo coerente e omogeneo in tutta Europa. Cifre sulle dighe Un recente comunicato stampa della Swansea University ha dichiarato che gli scienziati impegnati nel progetto hanno raccolto tutti i dati disponibili sulle barriere fluviali di tutta Europa. Hanno poi convalidato i dati esaminando sul campo un totale di 1 000 km di fiumi reali. «I ricercatori hanno scoperto che il numero di barriere registrate nelle banche dati esistenti ammontava solo al 3 % del numero totale di barriere fluviali in Europa.» Sulla base delle loro prime osservazioni, hanno stimato una media di una barriera per chilometro di fiume. I ricercatori ritengono che l’ATLAS sarà uno strumento chiave per stabilire quali barriere è prioritario migliorare o rimuovere. Citato nella rivista «Nature», il prof. Carlos Garcia de Leaniz della Swansea University afferma che le dighe sono state costruite con scarsa considerazione dell’impatto che avrebbero potuto avere sugli ecosistemi. Il professore, coordinatore di AMBER, aggiunge: «Non dobbiamo commettere lo stesso errore quando le dighe vengono rimosse». Il progetto AMBER (Adaptive Management of Barriers in European Rivers), ancora in corso, utilizza strumenti cartografici tradizionali insieme a tecnologie all’avanguardia, come l’analisi del DNA ambientale e il telerilevamento. Inoltre, per visualizzare e valutare la connettività dei corsi d’acqua, ricorre a droni o altri velivoli senza pilota. Per maggiori informazioni, consultare: sito web del progetto AMBER

Paesi

Regno Unito

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