Una comprensione più articolata del concetto di dignità contribuisce alla conquista di standard etici più alti
La prof.ssa Doris Schroeder, coordinatrice del progetto TRUST, finanziato dall’UE, ha appena pubblicato un libro insieme all’ex presidente dell’Iran, Abol-Hassan Bani-Sadr. Il libro si intitola “Dignity in the 21st Century” (Dignità nel XXI secolo) ed è disponibile in libero accesso. L’opera esamina le interpretazioni filosofiche occidentali e coraniche medio-orientali del concetto di “dignità”. Gli autori scrivono che è possible, “(…) trovare un’essenza nelle discussioni sul significato della dignità che unisce le principali correnti di pensiero occidentali e medio-orientali: la dignità come senso di autostima, che abbiamo il dovere di sviluppare e rispettare in noi stessi e il dovere di proteggere negli altri.” Come sostengono gli autori, il valore di fare una distinzione tra la dignità nel Medio Oriente e nell’Occidente è che questa scioglie i presupposti che sono stati usati per rendere universali le nozioni di dignità, per esempio con la stesura della Dichiarazione universale dei diritti umani nel 1948. Secondo gli autori, poiché questo popolare termine è usato in così tanti contesti, il suo significato preciso è spesso compreso solo vagamente, a volte è attivamente contraddittorio e quindi occasionalmente corre il rischio di risultare privo di significato. Questo chiarimento semantico è un compito che la prof.ssa Schroeder ritiene necessario, infatti scrive: “Perché la dignità è uno dei concetti più controversi del XX e del XXI secolo”. Allo stesso tempo però puntualizza che le interpretazioni universalmente riconosciute hanno una funzione chiara, per esempio nel facilitare il dialogo multiculturale. Aspirare all’equità nell’etica La prof.ssa Schroeder sostiene che l’attenzione per la dignità è implicita nella ricerca di approcci più etici alla ricerca globale, il principale certo d’interesse del progetto TRUST. Seguendo quello che spesso viene enunciato come l’impegno alla base del programma 2030 per lo sviluppo sostenibile globale, di “non lasciare indietro nessuno”, TRUST si pone l’obiettivo di generare correttezza, onestà, rispetto e cura nelle attività di ricerca. Uno dei punti di partenza del progetto è il riconoscimento che man mano che la ricerca diventa sempre più dispersa a livello globale, comporta sempre più il rischio di fare un cosiddetto scarico dell’etica e cioè esportare pratiche eticamente inaccettabili in Europa in paesi che non hanno le stesse restrizioni etiche. Oltre a costruire una struttura internazionale di governance dell’etica tra organizzazioni di Europa, India, Africa subsahariana, Cina e Russia, TRUST ha identificato buone pratiche per aiutare l’analisi del rischio e le strategie di mitigazione. Queste informazioni stanno confluendo nella produzione di tre strumenti partecipativi per il coinvolgimento delle parti interessate: un codice di condotta globale per i finanziatori, uno strumento online di contratti di ricerca e infine uno strumento di follow-up per conformità ed etica. L’obiettivo a breve termine è che la ricerca condotta al di fuori dell’UE sia in linea con gli standard dell’UE e che quindi sia utilizzabile all’interno dell’UE. Nel lungo termine, l’innalzamento degli standard etici, positivo di per sé, fornisce anche incentivi preparando un mercato più accessibile e in questo modo rendendo più equo il campo di gioco per la concorrenza globale della ricerca. Per maggiori informazioni, consultare: Sito web del progetto
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Regno Unito