Elicotteri provvisti di laser scoprono antiche città cambogiane
Secondo l’archeologo australiano Damian Evans, finanziato nell’ambito del progetto CALI (Cambodian Archaeological Lidar Initiative), questa scoperta potrebbe cambiare il modo in cui gli storici e gli archeologi vedono le culture perdute e sovvertire alcune delle principali ipotesi sulla storia dell’Asia sudorientale. Le scoperte, fatte usando una tecnologia di scansione laser aerea, sono state presentate lunedì 13 giugno 2016 alla Royal Geographical Society di Londra e sono state pubblicate sul prestigioso Journal of Archaeological Science. Il sito del tempio di Angkor Wat in Cambogia è un’importante meta turistica e un sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO che attira migliaia di visitatori nel paese ogni anno. Il complesso è considerato il più esteso insediamento urbano dell’epoca pre-industriale e tra le sue caratteristiche vanta un sistema di irrigazione molto complesso. Il declino di Angkor, come parte del più grande impero di Khmer, durante il quindicesimo secolo ha da sempre affascinato gli archeologi. I vantaggi della tecnologia lidar Le città recentemente scoperte, che hanno dai 900 ai 1 400 anni di età, sono seppellite sotto la foresta tropicale e sono state trovate sparando laser, conosciuti come lidar, sul terreno da un elicottero che produceva immagini estremamente dettagliate della superficie della Terra. Gli scanner laser aerei, in grado di penetrare la fitta vegetazione della giungla, hanno identificato anche un gran numero di schemi geometrici formati da terrapieni di terra, che secondo il dott. Evans potrebbero essere stati giardini. Per fare un sopralluogo, l’elicottero vola seguendo istruzioni predeterminate che comprendono altitudine, rotta di volo e velocità. Lo scanner laser aereo invia poi impulsi al terreno con oltre 16 raggi laser per metro quadrato durante il volo. Il tempo impiegato dall’impulso laser per tornare al sensore determina l’elevazione di ogni singolo punto di rilevamento. I dati raccolti sono poi scaricati in un computer che crea un modello 3D delle informazioni raccolte durante i voli. Per escludere oggetti fabbricati dall’uomo e fogliame naturale dai dati, qualsiasi cambiamento improvviso dell’altezza del terreno viene mappato e i tecnici, usando modelli del terreno, regolando le soglie quando elaborano questi punti di rilevamento. Una volta completati, i modelli sono consegnati agli archeologi, che possono impiegare anche mesi ad analizzarli completamente e a trasformarli in carte geografiche. L’antico Impero Khmer L’enorme quantità di nuovi dati raccolti dal progetto CALI va ad aggiungersi alle scansioni fatte nel 2012, le quali avevano confermato l'esistenza di Mahendraparvata, un’antica città tempio vicino Angkor Wat. Ma è stato solo quando sono stati analizzati i risultati di uno studio più ampio svolto nel 2015 che l’estensione dei nuovi insediamenti è diventata evidente. Tra le nuove scansioni già pubblicate c’è una mappa dettagliata di un enorme complesso urbano che circonda il tempio in pietra conosciuto come Preah Khan di Kompong Svay, una serie di siti di fusione del ferro che risalgono all’era Angkor, e nuove informazioni sul complesso sistema di corsi d’acqua che garantiva l’irrigazione della regione. I nuovi dati permettono anche di apprezzare le dimensioni di Mahendraparvata e queste informazioni saranno usate per fare scavi molto più precisi e più veloci in futuro. Il dott. Evans ha confermato che altre mappe della regione saranno pubblicate nei prossimi mesi. Una delle scoperte più interessanti fatte grazie alle rilevazioni di CALI è la prova dell’esistenza di grandi concentrazioni urbane costruite intorno ai complessi dell’antico tempio di Khmer, che in questo modo potrebbero costituire la più grande connotazione urbana esistente nel dodicesimo secolo, all’apice dell’Impero Khmer. Dopo il crollo dell’impero, la storia della Cambogia è in genere vista in termini di perdita, ritirata e assenza, quando la regione fu dominata da altre potenze. Adesso però gli archeologi e gli storici sperano di usare le scoperte fatte grazie a CALI che mostrano la presenza di un urbanesimo tanto intenso per determinare quanto la tradizionale interpretazione della storia sia verosimile. Questo periodo, tradizionalmente indicato come i “secoli bui della Cambogia”, potrebbe essere stato invece molto più variegato di quanto si pensi. In generale gli esperti concordano nell’affermare che i risultati ottenuti da CALI in Cambogia costituiscono le scoperte archeologiche più importanti degli ultimi anni e il successo della tecnologia lidar la riconosce come un prezioso nuovo strumento che potrebbe aiutare gli archeologi a capire meglio civilizzazioni perdute da tempo. Per maggiori informazioni, consultare: Sito web del progetto
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