Il robot da compagnia di STRANDS è apparso nella serie televisiva Gadget Man
“Il mio ultimo e personale pezzo forte è Linda, un robot intelligente programmato per pattugliare in maniera autonoma la casa e assicurarsi che nessuno provi a rubare la mia roba,” spiega il presentatore Ayoade mentre il robot entra nell’inquadratura nel suo fittizio appartamento dove si testano i gadget per la sicurezza. Grazie al suo scanner laser, Linda può muoversi in giro e crearsi allo stesso tempo una mappa del suo ambiente, identificando gli intrusi e supportando gli addetti alla sicurezza nel loro lavoro. Essa è in grado di operare in maniera autonoma per settimane, raccogliere dati riguardanti l’ambiente circostante e adattare il proprio comportamento di conseguenza. L’anno scorso, Linda è stata testata al Museo di storia naturale di Londra dove è stata incaricata di guidare i visitatori alle esposizioni in occasione della Settimana europea della robotica. “Noi stiamo tentando di permettere ai robot di apprendere dalla loro esperienza a lungo termine e dalla loro percezione del modo in cui l’ambiente si rivela nel tempo. Questo avrà molte possibili applicazioni, e portare Linda al Museo di storia naturale è una fantastica opportunità per far vedere alla gente in che modo i robot come questo, un giorno, saranno in grado di aiutare e assistere gli esseri umani in molti ruoli diversi,” aveva spiegato al tempo il dott. Marc Hanheide dell’Università di Lincoln. Linda è uno dei sei robot sviluppati dal team di STRANDS, mentre gli altri sono Bob, Henry, Karl, Werner e Lucie. Nelle situazioni in cui i robot all’avanguardia generalmente interpreterebbero delle dinamiche spaziotemporali come letture anomale, accumulando errori che alla fine impediscono loro di operare per più di alcune ore, ci si aspetta che Linda e soci siano in grado di funzionare per almeno 120 ore entro la fine del progetto, essendo in grado di adattarsi a scenari di sicurezza e cura molto impegnativi nel mondo reale. Anche se il completamento di STRANDS è previsto solo nel maggio del 2017, i suoi robot sono già stati testati in varie situazioni. Bob, ad esempio, è stato arruolato per tre settimane dalla G4S, la principale azienda globale di sicurezza integrata, per pattugliare degli uffici in piena attività. Il più recente risultato ottenuto dal progetto è stato la pubblicazione di un articolo a marzo del 2015. Nel documento, il team propone un modello probabilistico sequenziale di interazione spaziale umano-robot (HRSI, Human-Robot Spatial Interaction) che dipende da un’analisi qualitativa della traiettoria (QTC, Qualitative Trajectory Calculus) che integra il concetto della prossemica per agevolare modelli più ricchi. “Per poter usare i robot mobili in ambienti popolati, essi devono comprendere in che modo si comportano gli esseri umani e devono essere in grado di spostarsi ad esempio quando incontrano qualcuno in un corridoio. In simili situazioni, non solo il movimento del robot deve essere sicuro, ma la macchina deve anche essere in grado di esprimere le sue intenzioni riguardo a dove e come spostarsi, come reagire ai movimenti degli esseri umani, e come gli esseri umani reagiranno ad esso. L’attuale ricerca si concentra principalmente su come il robot deve evitare un essere umano, ma non sul modo in cui il loro movimento potrebbe influenzarli a vicenda,” ha spiegato l’autore principale dello studio, Christian Dondrup della Scuola di informatica della Lincoln. Per ulteriori informazioni, visitare: STRANDS http://strands.acin.tuwien.ac.at/
Paesi
Regno Unito