Covid-19 e sicurezza informatica: qual è il nesso?
A prima vista, la pandemia di Covid-19 e la sicurezza informatica potrebbero sembrare due ambiti completamente diversi e non correlati. Ciononostante, una pandemia e un attacco informatico producono effetti generali sulla popolazione di natura sovrapponibile: ad esempio la sensazione di paura, la necessità di proteggere se stessi e gli altri e le perdite in termini di salute, ricchezza e privacy. Il progetto SPARTA, finanziato dall’UE, ha recentemente lanciato una speciale serie di podcast in tre parti che indaga su come la Covid-19 e la sicurezza informatica esercitino un’influenza reciproca e analizza le sfide da affrontare per garantire la sicurezza e la protezione di tutti i soggetti coinvolti.
Partner improbabili
«Ci occupiamo dei dati e forniamo inoltre ai laboratori o alle farmacie dei consigli a titolo gratuito su come proteggere i computer e sistemi informatici, poiché vi è stata un’impennata nel numero di crimini informatici durante la pandemia da Covid», commenta nell’episodio 1 Rayna Stamboliyska, vicepresidente del reparto Governance e affari pubblici presso la piattaforma partner del progetto Yes We Hack. Yes We Hack è una rete di oltre 15 000 hacker etici di tutto il mondo occupati a ricercare le vulnerabilità nei sistemi di sicurezza informatica aziendali e a fornire consigli su come risanare tali sistemi. Questa rete di hacker è particolarmente attiva nella verifica della sicurezza e nello sviluppo di software di tracciamento dei contatti connessi alla Covid-19. Parlando di StopCovid, un’applicazione che avvisa chi la usa quando si trova nelle vicinanze di un utente risultato positivo al test, Stamboliyska evidenzia la presenza di legittime preoccupazioni sull’effettivo rispetto del Regolamento generale sulla protezione dei dati nell’ambito della protezione e della privacy dei dati dei cittadini europei. «Sia noi sia la generazione con cui stiamo lavorando siamo così fortunati da non aver mai fatto esperienza di una pandemia in tempi recenti, perlomeno nel mondo occidentale», commenta il coordinatore di SPARTA, Florent Kirchner, nell’episodio 2. La quarantena e il distanziamento sociale hanno reso necessario comunicare nello spazio digitale, invece che in quello fisico. Gran parte del lavoro svolto nell’ambito del progetto SPARTA ha avuto come fulcro il miglioramento e lo sviluppo di strumenti in grado di simulare le interazioni faccia a faccia nello spazio informatico, in modo protetto e sicuro. Questa iniziativa è risultata essere una sfida particolarmente impegnativa per modalità di comunicazione più creative quali il brainstorming.
La Covid-19 e la sicurezza informatica uniscono le forze
«La normalità non esiste più: quanto prima riusciremo a comprendere, assimilare e adattarci all’idea, tanto meglio sarà per noi. Dovremo perciò adattarci a questa nuova realtà e capire come questi sforzi creativi quali le sessioni di brainstorming possano essere svolti da remoto o in un luogo che garantisca la sicurezza di tutti», evidenzia Kirchner nell’episodio 3. A causa della pandemia, online vi sono più sistemi, più dati e più risorse che rendono un attacco informatico più redditizio, poiché un investimento potrebbe fornire delle rendite molto più alte al giorno d’oggi. Kirchner conclude sottolineando la necessità di proteggere i valori europei e di proseguire il lavoro necessario a garantire protezione e sicurezza. «Abbiamo visto in quale misura i valori dell’Unione europea siano un faro in tutto il mondo in situazioni in cui è semplice attaccare la scienza, la società, l’inclusività e la diversità». Il progetto SPARTA (Strategic programs for advanced research and technology in Europe) si pone l’obiettivo di ripensare il modo in cui in Europa si conduce la ricerca sulla sicurezza informatica, in modo trasversale rispetto ai vari ambiti e alle varie competenze nel mondo accademico e in quello industriale. Per maggiori informazioni, consultare: sito web del progetto SPARTA
Parole chiave
SPARTA, pandemia, Covid-19, sicurezza informatica, attacco informatico