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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Responsabilità dei media nell'informazione sui cambiamenti climatici

Nel 2002, lo scienziato britannico David King rilasciò l'audace dichiarazione secondo la quale i cambiamenti climatici sono una minaccia per la civiltà più grande del terrorismo (suggerendo anche che il riscaldamento globale ha fatto più vittime). La frenesia mediatica che seg...

Nel 2002, lo scienziato britannico David King rilasciò l'audace dichiarazione secondo la quale i cambiamenti climatici sono una minaccia per la civiltà più grande del terrorismo (suggerendo anche che il riscaldamento globale ha fatto più vittime). La frenesia mediatica che seguì segnò una svolta nell'aspetto pubblico del programma, procurando una visibilità misurabile semplicemente tramite il numero di titoli che produsse sui giornali di tutto il mondo. È insolito che scienziati facciano affermazioni simili, ha commentato la dott.ssa Anabela Carvalho dell'Università portoghese di Minho ad una recente conferenza tenutasi a Parigi, in Francia, su come le scienze sociali ed umanistiche si occupino delle questioni legate ai cambiamenti climatici. Pochi scienziati, ha spiegato, vogliono essere accusati di fare del sensazionalismo con affermazioni che potrebbero non essere mai dimostrate. Invece, la docente di comunicazione afferma che i politici hanno un ruolo più importante nel determinare quali messaggi vengono comunicati al pubblico attraverso i media su queste sfide globali, e in alcuni casi, usano le questioni per promuovere determinati programmi. "Se si guarda all'evoluzione della copertura mediatica di questi argomenti, si vedrà che essa coincide con le grandi dichiarazioni di grandi politici," ha affermato. "I picchi si raggiungono in occasione dei summit internazionali. Sembra che i politici diano effettivamente forma al programma dei media, dando quindi forma al programma pubblico." Lo studio della dott.ssa Carvalho tiene conto dell'evoluzione dei cambiamenti climatici in relazione alla copertura mediatica degli ultimi vent'anni (1988-2008). La ricerca che partecipa al dibattito in questo campo si concentra ampiamente sulla copertura sui quotidiani, in parte per ragioni pratiche (accedere ad archivi radiofonici o televisivi può risultare difficile, costoso e può richiedere molto tempo), ma anche in ragione del rapporto di influenza che la cosiddetta stampa di prestigio ha sugli altri media. "Se esaminiamo il New York Times o il Guardian, scopriamo che le questioni e le opinioni che contengono spesso "contaminano" (per così di dire) gli altri media, spesso determinando il programma o dando il via a dibattiti che in seguito si propagano ad altri media," ha detto al Notiziario CORDIS durante la conferenza, ospitata dalla presidenza francese dell'UE. L'anno 1988 è considerato una pietra miliare nella sfera pubblica dei cambiamenti climatici a causa della tempistica di una serie di eventi chiave, tra cui la famosa presentazione sul riscaldamento globale dello scienziato James Hansen alla Casa Bianca; l'allora primo ministro del Regno Unito, Margaret Thatcher, che creò un improvviso interesse sulla questione (probabilmente motivato, ha detto la dott.ssa Carvalho, dal piano di investimento nell'energia nucleare); e l'istituzione del Pannello intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). La copertura mediatica su questi problemi prima di 1988 era sporadica, il che sottolinea la relativamente nuova relazione tra la stampa e il pubblico sulle sfide legate ai cambiamenti climatici. Ciononostante, secondo la dott.ssa Carvalho, lo studio ha mostrato che, "i media sono la fonte principale di informazione e il fattore più importante nella formazione dell'opinione e della consapevolezza pubblica in relazione ai cambiamenti climatici". Che significato hanno assunto, allora, i cambiamenti climatici agli occhi del pubblico? Un sondaggio di opinione dell'Eurobarometer, realizzato nel 2007, ha rivelato che la stragrande maggioranza dei cittadini dell'UE si preoccupa dei cambiamenti climatici, con oltre 8 su 10 europei (82%) pienamente consapevoli del fatto che il modo in cui consumano e producono energia nei loro paesi ha un impatto negativo sul clima. Nello stesso anno, un sondaggio su 22.000 persone in 21 paesi (tra cui Cina e USA e altri paesi tra i maggiori produttori di gas serra) ha rivelato che la grande maggioranza considera necessario prendere "misure importanti molto presto". I messaggi dei media, ha spiegato la dott.ssa Carvalho, possono assumere due toni estremi: un messaggio ottimista, favorevole per tutti (per esempio, modernizzare l'economia in modo da proteggere l'ambiente può creare posti di lavoro tramite l'investimento nelle energie rinnovabili); o un messaggio chiaramente pessimistico, che pone l'enfasi su una catastrofe o una condanna imminente. "Bisogna trovare un equilibrio per evitare lo scetticismo o l'apatia del pubblico, in particolare per rendere la questione più gestibile, più concreta in modo che le persone reagiscano." La dott.ssa Carvalho ha sottolineato che nei media statunitensi (ma anche in popolari giornali e canali televisivi di altri paesi), c'è un problema relativo alla scelta di presentare una rappresentazione 50:50 della questione. Ciò sfavorisce gli scienziati nei confronti degli scettici rispetto ai cambiamenti climatici (coloro che credono che i cambiamenti climatici non stiano avvenendo o che non siano antropogenici) per presentare quello che alcuni possono definire come l'illusione dell'oggettività dei media, e che risulta invece in una maggiore confusione. "Un incontro di boxe fa vendere i giornali," ha detto Jon Krosnick della Standford University in relazione a questo fenomeno durante la sua presentazione in occasione della conferenza su quello che gli americani pensano dei cambiamenti climatici. "Il danno è stato fatto, e ci vorrà un po' prima che sparisca." Sebbene i media statunitensi non sentano più il bisogno di continuare a presentare le storie in questo modo, "l'impatto degli scettici continua a farsi sentire da molti anni." Ha sottolineato che i sostenitori comunque ottengono l'attenzione dei media e pubblicano libri. Per concludere, la dott.ssa Carvalho ha detto che i giornalisti devono diventare più critici e analitici nei confronti delle questioni in termini di analisi transettoriali e nello stabilire legami (in alcuni casi storie "verdi" affiancano l'annuncio di nuove autostrade). Se i media assumessero il loro ruolo di controllori del comportamento delle grandi società, ha spiegato, questo aiuterebbe a sviluppare le capacità critiche del pubblico. "Fare le domande giuste: è tutto qui!"

Paesi

Francia

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