Gli animali possono comprendere il potere dei simboli?
Gli esseri umani interpretano ogni giorno dei simboli: dai semafori alle etichette sui barattoli. I simboli vengono usati anche a un livello più complesso, come quello del denaro. Quando usiamo il denaro (sia in banconote che in monete) noi naturalmente comprendiamo il corrispondente valore intrinseco che quella banconota o quella moneta possiedono. Il nostro intero sistema economico si fonda sul fatto che tutti noi comprendiamo il valore posseduto dal denaro. La domanda è: anche gli animali possiedono questa capacità di comprendere? Il progetto SEDSU, finanziato dall'UE con circa 37.500 EUR, risponde affermativamente a questa domanda: gli animali sarebbero in grado di comprendere molto bene il potere dei simboli e del denaro. Condotto dal CNR, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, Unità di Primatologia Cognitiva e Centro Primati, Roma (Italia), lo studio SEDSU ("Stages in the evolution and development of sign use") è stato finanziato dal programma NEST ("New and emerging science and technology") del Sesto programma quadro (6°PQ) dell'UE e ha cercato di rispondere alla fondamentale domanda se "Gli animali non-umani possono comprendere e utilizzare i simboli?" Tradizionalmente, sono stati gli esseri umani ad essere definiti come la "specie simbolica". Probabilmente la più complessa applicazione dei simboli concepita dagli esseri umani la possiamo trovare nei linguaggi e nei sistemi di scrittura che l'uomo ha creato. Secondo questo studio: "Questa rappresentazione mentale di simboli (oggetti che rappresentano altri oggetti in modo arbitrario) in definitiva ha permesso lo sviluppo del linguaggio, e quasi certamente ha giocato un ruolo fondamentale nell'evoluzione dei nostri progenitori ominidi." Nel corso degli anni sembra che gli esseri umani siano stati unici nell'evoluzione dell'uso di simboli. Anche se esistono delle prove che i primati sono in grado di usare simboli in vari contesti (sono anche stati addestrati a usare un linguaggio), mancano comunque dati riguardanti le specie di scimmie che sono più distanti dall'albero genealogico degli esseri umani. Ecco perché lo studio si è concentrato sui cebi dai cornetti, una specie di scimmie sudamericane la cui evoluzione si è differenziata da quella umana 35 milioni di anni fa. In questo esperimento, cinque cebi sono stati coinvolti in un comportamento di "scelta economica". A ciascuna scimmia veniva data la possibilità di scegliere fra tre diversi cibi offerti in quantità variabili. Le scimmie sceglievano tra "oggetti simbolici" che rappresentano i vari cibi. Dopo aver scelto una delle due opzioni di oggetti simbolici, le scimmie potevano scambiare l'oggetto con il cibo corrispondente. Ciò che si è visto, è che i cebi assegnavano un valore a ciascun oggetto simbolico e a ciascun pezzo di cibo. I cebi non facevano differenza tra un cereale glassato e due pezzi di parmigiano, mostrando che il valore di un cereale glassato è pari a due volte il valore di un pezzo di parmigiano. Quando dovevano scegliere tra gli oggetti simbolici che rappresentavano gli stessi cibi, il valore relativo aumentava e, ad esempio, i cebi non facevano differenza tra un oggetto-cereale glassato e quattro oggetti-parmigiano. Questi risultati indicano che i cebi possono davvero applicare il ragionamento ai simboli. Tuttavia, mentre lo fanno, i cebi subiscono anche il peso cognitivo di dover comprendere ciò che ogni simbolo rappresenta. Da questo punto di vista, essi sembrano comportarsi in modo simile ai bambini piccoli. Lo studio conclude che, anche se i cebi non raggiungono lo stesso standard degli esseri umani adulti per quanto riguarda la competenza simbolica, si è potuto dimostrare che delle specie animali abbastanza distanti dagli esseri umani hanno intrapreso il sentiero dell'uso e della comprensione dei simboli.