Gaia: punto di non ritorno?
Lo scienziato britannico James Lovelock ha dipinto il quadro più pessimista mai pubblicato sinora sul futuro ambientale della Terra. Basandosi sulla sua teoria innovativa e controversa, chiamata "Gaia", il dott. Lovelock ritiene che il genere umano abbia irrimediabilmente danneggiato la Terra e che i sistemi di autoregolazione del pianeta stiano ora lavorando di pari passo con i sistemi di riscaldamento globale, accelerando il riscaldamento stesso. Il dott. Lovelock formulò la sua "teoria del sistema universale biocibernetico" alla fine degli anni '70, in seguito a studi sull'atmosfera di Marte che rivelarono consistenti quantità di biossido di carbonio (CO2), in netto contrasto con l'atmosfera terrestre. Queste osservazioni lo indussero a riconsiderare l'ecosistema terrestre che, secondo la teoria sviluppata di conseguenza, ora viene considerato una singola entità gigantesca, viva, in grado di autoregolarsi. Lovelock battezzò la teoria "Gaia", su suggerimento del vicino di casa - il romanziere William Golding. "L'inquinamento da aerosol nell'emisfero settentrionale riduce il riscaldamento globale riflettendo nuovamente la luce solare nello spazio. Questo 'oscuramento globale' è temporaneo e potrebbe dissolversi in pochi giorni proprio come il fumo che lo costituisce, lasciandoci completamente esposti al calore dell'effetto serra planetario. Viviamo in un clima impazzito, raffreddato accidentalmente dal fumo, ed entro la fine del secolo miliardi di esseri umani moriranno e le poche coppie fertili sopravvissute vivranno nella regione artica, dove il clima sarà ancora tollerabile", scrive il dott. Lovelock sul quotidiano britannico "The Independent". Se la maggior parte degli scienziati si è limitata a esaminare gli effetti di processi specifici e le modalità di riscaldamento di singoli componenti del clima, Lovelock adotta un approccio olistico sull'attività dell'intero sistema una volta messo sotto pressione. Secondo lo scienziato, il fenomeno dell'"oscuramento globale" potrebbe subire un'accelerazione in presenza di un'ulteriore riduzione delle calotte glaciali, il cui bianco lucente contribuisce a riflettere la luce e a rinviare il calore nello spazio. Lo scioglimento delle calotte glaciali e il fenomeno dell'"oscuramento globale" potrebbero rivelarsi un circolo vizioso dalle conseguenze fatali. Nel corso della sua ricerca Lovelock ha esaminato dati sulla storia della Terra, scoprendo che il nostro pianeta ha già attraversato una fase simile e che il lento recupero è durato circa 100.000 anni - un tempo sufficiente per la scomparsa delle forme di vita a noi conosciute. "I responsabili siamo noi e dobbiamo subirne le conseguenze: nel corso del secolo la temperatura aumenterà di 8 gradi nelle regioni temperate e di 5 gradi ai tropici", sostiene. Purtroppo le previsioni del dott. Lovelock non contemplano una soluzione per ovviare al problema. "Non vedo come gli Stati Uniti o le economie emergenti di Cina ed India possano fare marcia indietro, e si tratta delle principali fonti di emissioni", dichiara Lovelock. Pur restando un punto di riferimento per il movimento ambientalista, lo scienziato è un deciso sostenitore dell'industria nucleare, che permette di produrre energia senza emissioni. "È ridicolo pensare che esistano spazi da riservare alle colture per i biocarburanti o alla costruzione di centrali eoliche". Il dott. Lovelock ha anche cercato dei punti di contatto con gli evoluzionisti, che condannavano la teoria "Gaia" in quanto presupponeva una sorta di "intelligenza" e altruismo globale. Il dott. Lovelock ora afferma che gli organismi possono modificare l'ambiente così come adattarvisi, e che di conseguenza la Terra può essere considerata in continua evoluzione.
Paesi
Cina, India, Stati Uniti