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Contenuto archiviato il 2023-04-12

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Indizi sulle origini della giustizia sociale scoperti in bambini di sei anni e scimpanzé

La cooperazione è uno dei pilastri di una vita in comunità ben riuscita, dove vige la convenzione che chi rompe le norme sociali viene punito. I ricercatori hanno rintracciato le prove evoluzionistiche di questo desiderio di giustizia in bambini di sei anni e scimpanzé, che hanno dimostrato interesse nell'essere presenti quando le violazioni vengono sanzionate.

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Alcune ricerche passate hanno studiato l'empatia negli umani e negli animali, dimostrando come gli umani e alcune specie animali provino sofferenza quando assistono al male altrui. Si dice che questi comportamenti empatici salvaguardino le norme sociali, favorendo al contempo la cooperazione. Una nuova ricerca indica che la coesione delle comunità dipende non solo dall'empatia, ma anche dal senso di giustizia. Lo studio ha evidenziato che scimpanzé e bambini di sei anni non solo abbandonavano le proprie occupazioni per veder infliggere le punizioni ai presunti trasgressori, ma sembravano anche apprezzare l'esperienza. Assistere al momento in cui viene fatta giustizia I ricercatori, basandosi sul lavoro sviluppato nell'ambito dei progetti DEVBRAINTRAIN e SOMICS, finanziati dall'UE, volevano saperne di più sulle origini e lo sviluppo di questo comportamento giudicante. In un articolo sulla rivista Nature delineano come volessero verificare a che età iniziasse quest'impulso di assistere alla punizione dei comportamenti ritenuti antisociali e se fosse presente anche negli scimpanzé, gli animali più direttamente imparentati con noi. Nel caso dei bambini, gli scienziati hanno predisposto uno scenario con un teatro dei burattini composto da tre personaggi. Un personaggio era gentile con i bambini e li lasciava prendere il loro giocattolo preferito, uno era insensibile e teneva per sé il giocattolo e il terzo fingeva di colpire gli altri con un bastone. I bambini del pubblico avevano da quattro a sei anni e potevano scegliere se pagare con una moneta per vedere il bastone in azione o usarla per comprare un adesivo. I ricercatori hanno scoperto che i bambini sceglievano gli adesivi quando veniva colpito il burattino «buono», ma un numero significativo di loro rinunciava agli adesivi e pagava per veder infliggere una punizione al burattino «cattivo». I ricercatori riferiscono inoltre che i bambini di sei anni dimostravano piacere alla vista, come evidenziato dalle loro espressioni facciali, rispetto ai bambini di quattro e cinque anni. Per osservare gli scimpanzé, i ricercatori hanno predisposto uno scenario allo zoo di Lipsia in cui due custodi impersonavano rispettivamente un ruolo collaborativo e uno poco collaborativo: il primo dava da mangiare agli scimpanzé, mentre l'altro rifiutava loro il cibo e infine un terzo personaggio dispensava bastonate. I ricercatori hanno osservato che un numero significativo di animali faceva lo sforzo di assistere alle bastonate date al custode poco collaborativo, anche quando ciò richiedeva di aprire una porta pesante per dare un'occhiata. D'altra parte, gli scimpanzé evitavano di assistere alle finte bastonate contro il custode collaborativo e addirittura protestavano quando ciò accadeva. Una precondizione per una vita in comunità ben riuscita Considerando il collegamento evolutivo ravvicinato fra scimpanzé e umani, si ipotizza che il desiderio di vedere ciò che è percepito come una punizione giusta inflitta ai trasgressori si sia sviluppato nel corso dell'evoluzione quale strategia sociale per mantenere la cooperazione e la coesione, garantendo la sicurezza delle comunità. I risultati supportano inoltre alcune ricerche precedenti che indicavano l'importanza, nello sviluppo cognitivo, emotivo e sociale dei bambini, dell'età dei sei anni, quando iniziano a dimostrare interesse per l'equità e tratti affini quali il sacrificio nell'interesse degli altri. Il contributo del progetto DEVBRAINTRAIN (Neurocognitive mechanisms of inhibitory control training and transfer effects in children) riguarda l'osservazione dello sviluppo della capacità di controllare gli impulsi comportamentali, fondamentale per lo sviluppo cognitivo e per il benessere nelle fasi successive della vita. Il gruppo è particolarmente interessato al modo in cui la plasticità del cervello potrebbe consentire un miglioramento del controllo inibitorio, soprattutto nell'infanzia. Il lavoro si è inoltre arricchito del contributo del progetto SOMICS (Constructing Social Minds: Coordination, Communication, and Cultural Transmission), i cui ricercatori stanno lavorando per comprendere meglio come le percezioni, l'azione e la comunicazione condivise si combinino con le conoscenze generali per creare una base sociale comune. Questo studio confronta dati ricavati dall'osservazione di neonati, bambini, adulti e primati, oltre ad attingere a prove antropologiche. Per maggiori informazioni, consultare: pagina web del progetto DEVBRAINTRAIN pagina web del progetto SOMICS

Paesi

Ungheria, Regno Unito

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