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Contenuto archiviato il 2023-03-23

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Un cambiamento della dieta può migliorare la memoria: lo afferma uno studio dell’UE

Gli integratori alimentari progettati per contrastare malattie legate all’età come l’Alzheimer potrebbero migliorare drasticamente la qualità della vita di milioni di europei.

Un’integrazione alimentare potrebbe avere un ruolo cruciale per mantenere sana la popolazione dell’Europa che invecchia, lo ha confermato uno studio finanziato dall’UE. Il progetto LIPIDIDIET, che è stato completato a marzo 2015, ha dimostrato che le donne con una predisposizione per il morbo di Alzheimer (ovvero quelle che possiedono una variante genetica associata alla malattia) perdono peso in modo più netto dopo i 70 anni, sia che sviluppino una forma di demenza o meno. I risultati dello studio sono stati di recente pubblicati online sulla rivista Journal of Alzheimer’s Disease e suggeriscono che c’è un importante mercato ancora inesplorato per il settore degli alimenti e degli integratori alimentari. I risultati, che sostengono la tesi secondo la quale il cambiamento del peso corporeo potrebbe contribuire alla diagnosi e alla gestione della malattia di Alzheimer, hanno spinto i ricercatori a sviluppare integratori e definire linee guida alimentari che potrebbero aiutare a prevenire l’ulteriore progressione della malattia. Lo studio ha testato un cocktail di ingredienti contenenti acidi grassi omega-3 che si trovano nell’olio di pesce su pazienti con una lieve disabilità cognitiva come mezzo per rallentare la progressione della demenza di Alzheimer. Quello che rende questo studio diverso dagli studi precedenti è che i partecipanti soffrivano di piccole perdite di memoria e non ancora di Alzheimer e che hanno assunto l’integratore per un periodo di tempo prolungato. I risultati suggeriscono che un intervento precoce basato sulla dieta può migliorare significativamente le prestazioni della memoria. Gli scienziati sanno da tempo che livelli alti di colesterolo nella mezza età aumentano di molto il rischio di sviluppare una forma di demenza 30 anni dopo. Il colesterolo aumenta la produzione dei cosiddetti peptidi beta-amiloidi, che sono il componente principale delle placche di amiloide che si trovano nel cervello dei malati di Alzheimer. Finora non era però chiaro se un cambiamento della dieta potesse prevenire la demenza. Lo studio ha scoperto anche che le persone la cui dieta era ricca di frutta e verdura, fibre, pesce, grassi insaturi, che bevevano caffè, bevevano alcool con moderazione e consumavano meno carne, grassi saturi e prodotti alimentari con un alto contenuto di sale o carboidrati (come zucchero, bevande zuccherate e dolciumi), avevano meno probabilità di sviluppare demenza e malattia di Alzheimer. Le abitudini alimentari identificate nello studio sono simili alle abitudini alimentari sane generalmente raccomandate dal Consiglio nazionale per l’alimentazione in Finlandia o dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). I risultati di studi di osservazione svolti nell’ambito del progetto LIPIDIDIET hanno mostrato anche che le vitamine B12, E e D sono associate alla protezione da demenza, disabilità cognitive e ai cambiamenti nel cervello a queste correlati. Anche se i soggetti sani che seguono una dieta bilanciata dovrebbero già assumere le vitamine di cui hanno bisogno, le carenze di vitamine possono essere usuali in età avanzata o in persone affette da malattie. Un importante risultato del progetto LIPIDIDIET è stato lo sviluppo di un indice per una dieta sana, accanto a consigli riguardanti la prevenzione della malattia di Alzheimer e delle disabilità cognitive. Questo indice è basato su dati provenienti dallo studio sulla popolazione condotto in Finlandia. Per ulteriori informazioni, visitare: Sito web del progetto LIPIDIDIET

Paesi

Germania

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